Le vendite effettuate fuori dai locali commerciali (d.lgs. 15 gennaio 1992, n. 50), e le diverse tipologie di contratti a distanza (d.lgs. 22 maggio 1999, n. 185), integrano uno dei più significativi fenomeni economici, originati dal consumismo di massa, che tende ad elaborare nuovi processi di commercializzazione con induzioni all’acquisto sempre più specifiche, non perseguibili con i tradizionali strumenti del diritto civile. In questi àmbiti il consumatore frequentemente non ha la possibilità o ha estrema difficoltà ad incidere sulle negoziazioni: l’acquirente non soltanto non ha più il diritto di negoziare il contenuto del contratto, ma si tende a condizionarne la libertà di autodeterminazione anche con riguardo all’opportunità del contratto. Il legislatore tenta, quindi, di riequilibrare l’assetto contrattuale con interventi normativi che introducono tutele sia nel momento della formazione sia in quello dell’esecuzione. Il contributo analizza queste tematiche, in primo luogo interpretando la nozione di “consumatore”, il cui punto di aggregazione è individuato nella sua “impreparazione” tecnica o, meglio, nella disparità di conoscenza rispetto al contraente operatore; tali risultati consentono di dirimere le più significative questioni relative all’àmbito di applicabilità della normativa, specialmente nei casi più controversi, relativi ai c.dd. beni ad uso promiscuo. La ricerca prosegue delineando soluzioni interpretative idonee per queste tecniche di commercializzazione in tema di diritto di recesso, di vincoli formali e di clausole che impongono particolari modalità pagamento. Nei contratti a distanza l’attenzione si concentra anche sui criteri oggettivi di applicabilità delle tutele, nonché sull’individuazione degli obblighi di informazione e delle conseguenze della loro violazione.

I contratti negoziati fuori dai locali commerciali e i contratti a distanza.

VALENTINO, Daniela
2005-01-01

Abstract

Le vendite effettuate fuori dai locali commerciali (d.lgs. 15 gennaio 1992, n. 50), e le diverse tipologie di contratti a distanza (d.lgs. 22 maggio 1999, n. 185), integrano uno dei più significativi fenomeni economici, originati dal consumismo di massa, che tende ad elaborare nuovi processi di commercializzazione con induzioni all’acquisto sempre più specifiche, non perseguibili con i tradizionali strumenti del diritto civile. In questi àmbiti il consumatore frequentemente non ha la possibilità o ha estrema difficoltà ad incidere sulle negoziazioni: l’acquirente non soltanto non ha più il diritto di negoziare il contenuto del contratto, ma si tende a condizionarne la libertà di autodeterminazione anche con riguardo all’opportunità del contratto. Il legislatore tenta, quindi, di riequilibrare l’assetto contrattuale con interventi normativi che introducono tutele sia nel momento della formazione sia in quello dell’esecuzione. Il contributo analizza queste tematiche, in primo luogo interpretando la nozione di “consumatore”, il cui punto di aggregazione è individuato nella sua “impreparazione” tecnica o, meglio, nella disparità di conoscenza rispetto al contraente operatore; tali risultati consentono di dirimere le più significative questioni relative all’àmbito di applicabilità della normativa, specialmente nei casi più controversi, relativi ai c.dd. beni ad uso promiscuo. La ricerca prosegue delineando soluzioni interpretative idonee per queste tecniche di commercializzazione in tema di diritto di recesso, di vincoli formali e di clausole che impongono particolari modalità pagamento. Nei contratti a distanza l’attenzione si concentra anche sui criteri oggettivi di applicabilità delle tutele, nonché sull’individuazione degli obblighi di informazione e delle conseguenze della loro violazione.
2005
880206251X
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/1063962
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