La funzione del disegno di viaggio nell'itinerario creativo dell'architetto finlandese non è stata sviscerata a fondo: perché Alvar Aalto disegnava durante i suoi viaggi? Di fatto le pubblicazioni e i cataloghi dei suoi disegni si soffermano quasi esclusivamente sugli schizzi preliminari di progetto, tralasciando tutta una serie di disegni prodotti durante i suoi numerosi viaggi. Dei suoi diversi soggiorni in Italia, ma anche in Spagna, ci rimane testimonianza solamente attraverso alcuni suoi appunti. Questi disegni sono particolarmente interessanti perché rivelano la traccia di moltissime riflessioni personali: un interesse straordinario per i panorami, la campagna, piuttosto che per gli edifici, ma soprattutto mostrano due vocazioni, quella per la pittura e quella per l'architettura. Per alcuni critici, sembra che Aalto non abbia altri fini nei suoi disegni di viaggio che la pratica di un'abilità per lui molto gratificante. Secondo quest'interpretazione si tratta, quindi, di un semplice hobby a cui non bisogna prestare troppa attenzione né tantomeno ricercarvi contenuti nascosti. La scoperta, però, di alcuni di questi disegni conservati tra le sue fotografie, ci permette di dar forma a una diversa ipotesi, in antitesi rispetto alla precedente, sul reale significato che questi avevano per Aalto. Erano una visione più soggettiva della realtà, schizzi nati per 'integrare' le fotografie, che acquistavano, perciò, una forza comunicativa irresistibile. L'impressione d'insieme e improvvisa era il suo principale motivo d'interesse, per questo quando raffigurava monumenti è plausibile che lo facesse con il solo intento di contestualizzare tutto quanto vedeva e viveva in quei momenti. Considerando l'architettura come la quinta della recita dell'esistenza – nel suo taccuino alle grandi opere architettoniche era destinato il ruolo di scenografia di un'opera più grande, come poteva essere una città o più semplicemente la stessa natura –, sembra quasi voglia dirci "io ero lì". Il saggio si colloca all'interno del volume "Il disegno dei viaggiatori" (sempre a cura di Salvatore Barba, con Barbara Messina), pubblicato con il cofinanziamento delle iniziative culturali della Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Salerno nella Collana "Incontri sul disegno" diretta da Vito Cardone, con i contributi dei colleghi stranieri Carlos Montes Serrano, Juan Manuel Báez Mezquita, della Università di Valladolid, e Carlo de San Antonio Gómez del Politecnico di Madrid.

Dai suoi disegni di viaggio si vede che Aalto amava l’Italia

BARBA, SALVATORE
2005-01-01

Abstract

La funzione del disegno di viaggio nell'itinerario creativo dell'architetto finlandese non è stata sviscerata a fondo: perché Alvar Aalto disegnava durante i suoi viaggi? Di fatto le pubblicazioni e i cataloghi dei suoi disegni si soffermano quasi esclusivamente sugli schizzi preliminari di progetto, tralasciando tutta una serie di disegni prodotti durante i suoi numerosi viaggi. Dei suoi diversi soggiorni in Italia, ma anche in Spagna, ci rimane testimonianza solamente attraverso alcuni suoi appunti. Questi disegni sono particolarmente interessanti perché rivelano la traccia di moltissime riflessioni personali: un interesse straordinario per i panorami, la campagna, piuttosto che per gli edifici, ma soprattutto mostrano due vocazioni, quella per la pittura e quella per l'architettura. Per alcuni critici, sembra che Aalto non abbia altri fini nei suoi disegni di viaggio che la pratica di un'abilità per lui molto gratificante. Secondo quest'interpretazione si tratta, quindi, di un semplice hobby a cui non bisogna prestare troppa attenzione né tantomeno ricercarvi contenuti nascosti. La scoperta, però, di alcuni di questi disegni conservati tra le sue fotografie, ci permette di dar forma a una diversa ipotesi, in antitesi rispetto alla precedente, sul reale significato che questi avevano per Aalto. Erano una visione più soggettiva della realtà, schizzi nati per 'integrare' le fotografie, che acquistavano, perciò, una forza comunicativa irresistibile. L'impressione d'insieme e improvvisa era il suo principale motivo d'interesse, per questo quando raffigurava monumenti è plausibile che lo facesse con il solo intento di contestualizzare tutto quanto vedeva e viveva in quei momenti. Considerando l'architettura come la quinta della recita dell'esistenza – nel suo taccuino alle grandi opere architettoniche era destinato il ruolo di scenografia di un'opera più grande, come poteva essere una città o più semplicemente la stessa natura –, sembra quasi voglia dirci "io ero lì". Il saggio si colloca all'interno del volume "Il disegno dei viaggiatori" (sempre a cura di Salvatore Barba, con Barbara Messina), pubblicato con il cofinanziamento delle iniziative culturali della Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Salerno nella Collana "Incontri sul disegno" diretta da Vito Cardone, con i contributi dei colleghi stranieri Carlos Montes Serrano, Juan Manuel Báez Mezquita, della Università di Valladolid, e Carlo de San Antonio Gómez del Politecnico di Madrid.
2005
9788887030921
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