Per millenni la macinazione del grano o di altri cereali era stata affidata alla forza umana o a quella animale. La creazione di un mulino idraulico, in grado di utilizzare l’acqua corrente come fonte di energia, liberò l’uomo dalla fatica ed accrebbe enormemente la possibilità di produrre farina. Si deve a Vitruvio la prima descrizione di un mulino idraulico inserita nella trattazione delle macchine per attingere acqua. Nel X libro del De Architectura menziona tre categorie di impianti di sollevamento: le ruote, la vite, la pompa a pressione a due pistoni. L’ordine seguito, che vede le ruote al primo posto, è chiaramente quello di una progressiva complessità tecnica. Le ruote idrauliche si rivelano strumenti di grande utilità, suscettibili non solo di essere migliorati e perfezionati, ma anche di essere il principale elemento di macchine più complesse. Diffuse già da alcuni secoli prima della descrizione vitruviana, furono largamente utilizzate nel mondo antico per attingere acqua da fiumi, pozzi e cisterne, ma l’evoluzione del sistema si ebbe quando, applicando una serie di ingranaggi a una ruota azionata da acqua corrente, fu possibile utilizzare l’energia idraulica per azionare le mole di mulini. Negli ultimi decenni la ricerca archeologica ha testimoniato la diffusione di mulini idraulici in tutto l’Impero romano. Tali impianti, in qualche caso, potevano assumere caratteri di veri e propri complessi molitori, che vedevano in funzione una serie di macchine poste in sequenza, come nel caso dei mulini di Barbegal.

L'acqua, la ruota, il mulino. Note sull'impiego della forza idraulica nel mondo romano

CATALANO, Romilda
2006-01-01

Abstract

Per millenni la macinazione del grano o di altri cereali era stata affidata alla forza umana o a quella animale. La creazione di un mulino idraulico, in grado di utilizzare l’acqua corrente come fonte di energia, liberò l’uomo dalla fatica ed accrebbe enormemente la possibilità di produrre farina. Si deve a Vitruvio la prima descrizione di un mulino idraulico inserita nella trattazione delle macchine per attingere acqua. Nel X libro del De Architectura menziona tre categorie di impianti di sollevamento: le ruote, la vite, la pompa a pressione a due pistoni. L’ordine seguito, che vede le ruote al primo posto, è chiaramente quello di una progressiva complessità tecnica. Le ruote idrauliche si rivelano strumenti di grande utilità, suscettibili non solo di essere migliorati e perfezionati, ma anche di essere il principale elemento di macchine più complesse. Diffuse già da alcuni secoli prima della descrizione vitruviana, furono largamente utilizzate nel mondo antico per attingere acqua da fiumi, pozzi e cisterne, ma l’evoluzione del sistema si ebbe quando, applicando una serie di ingranaggi a una ruota azionata da acqua corrente, fu possibile utilizzare l’energia idraulica per azionare le mole di mulini. Negli ultimi decenni la ricerca archeologica ha testimoniato la diffusione di mulini idraulici in tutto l’Impero romano. Tali impianti, in qualche caso, potevano assumere caratteri di veri e propri complessi molitori, che vedevano in funzione una serie di macchine poste in sequenza, come nel caso dei mulini di Barbegal.
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