Il contributo analizza la politica europea di prossimità come possibile risposta alle sfide in materia di rapporti con il nuovo vicinato e l’opportunità di rafforzare le relazioni con i Paesi partner al fine di condividere i benefici dell'allargamento con i Paesi limitrofi, potenziando la stabilità, la sicurezza e il benessere delle popolazioni interessate. Ilpartenariato, infatti, ha avuto, nella politica della UE verso i Paesi mediterranei, l’ambizione di creare uno “spazio comune”, in qualche misura di “costruire” una regione in una zona dove la conflittualità o quanto meno la separazione ha spesso prevalso sui fattori di integrazione. Tuttavia questo tentativo ha avuto risultati modesti, nonostante le ambizioni iniziali e l’aumento del sostegno finanziario europeo, che è comunque rimasto a livelli assai inferiori a quello degli aiuti diretti verso i Paesi dell’Europa centro-orientale. Nelle relazioni Nord-Sud (UE-PTM) l’asimmetria tra i partner ha assunto livelli tali da rendere largamente retorico il ricorso alla definizione di “partenariato”: la relativa gestione è in ampia misura consistita nell’adattamento dei Paesi mediterranei a decisioni e obiettivi fissati dai partner europei, causando inevitabilmente una scarsa “ownership” del partenariato da parte dei Paesi mediterranei. Nelle relazioni Sud-Sud (tra PTM) i tentativi di integrazione economica, e ancor meno quelli di integrazione politica, non hanno sortito risultati di rilievo, così come neanche sullo strumento centrale del partenariato, il libero scambio, si è assistito a rapidi progressi. Tutto questo ha implicato una configurazione della cooperazione euro-mediterranea secondo una struttura a “geometria variabile”, già in vigore all’interno dell’Unione, basata sulle cosiddette cooperazioni rafforzate per cui diversi gruppi di Stati sarebbero più o meno vicini all’ UE a seconda del loro maggiore o minore interesse per la cooperazione con l’Unione. Allo stesso tempo si accentua la dimensione bilaterale della cooperazione euro-mediterranea a scapito dell’approccio regionale proprio del processo di Barcellona e per ottenere significativi miglioramenti in termini di benessere, serve andare oltre il semplice libero scambio per realizzare una deepintegration, ossia un’integrazione approfondita che prospetta temi come l’avvicinamento normativo (adeguamento legislativo, procedurale, regolamentare), la cooperazione amministrativa, ecc.

Politica europea di prossimità e Paesi terzi del Mediterraneo: relazioni intergovernative o partenariato sub-statuale?

AMODIO, TERESA
2007-01-01

Abstract

Il contributo analizza la politica europea di prossimità come possibile risposta alle sfide in materia di rapporti con il nuovo vicinato e l’opportunità di rafforzare le relazioni con i Paesi partner al fine di condividere i benefici dell'allargamento con i Paesi limitrofi, potenziando la stabilità, la sicurezza e il benessere delle popolazioni interessate. Ilpartenariato, infatti, ha avuto, nella politica della UE verso i Paesi mediterranei, l’ambizione di creare uno “spazio comune”, in qualche misura di “costruire” una regione in una zona dove la conflittualità o quanto meno la separazione ha spesso prevalso sui fattori di integrazione. Tuttavia questo tentativo ha avuto risultati modesti, nonostante le ambizioni iniziali e l’aumento del sostegno finanziario europeo, che è comunque rimasto a livelli assai inferiori a quello degli aiuti diretti verso i Paesi dell’Europa centro-orientale. Nelle relazioni Nord-Sud (UE-PTM) l’asimmetria tra i partner ha assunto livelli tali da rendere largamente retorico il ricorso alla definizione di “partenariato”: la relativa gestione è in ampia misura consistita nell’adattamento dei Paesi mediterranei a decisioni e obiettivi fissati dai partner europei, causando inevitabilmente una scarsa “ownership” del partenariato da parte dei Paesi mediterranei. Nelle relazioni Sud-Sud (tra PTM) i tentativi di integrazione economica, e ancor meno quelli di integrazione politica, non hanno sortito risultati di rilievo, così come neanche sullo strumento centrale del partenariato, il libero scambio, si è assistito a rapidi progressi. Tutto questo ha implicato una configurazione della cooperazione euro-mediterranea secondo una struttura a “geometria variabile”, già in vigore all’interno dell’Unione, basata sulle cosiddette cooperazioni rafforzate per cui diversi gruppi di Stati sarebbero più o meno vicini all’ UE a seconda del loro maggiore o minore interesse per la cooperazione con l’Unione. Allo stesso tempo si accentua la dimensione bilaterale della cooperazione euro-mediterranea a scapito dell’approccio regionale proprio del processo di Barcellona e per ottenere significativi miglioramenti in termini di benessere, serve andare oltre il semplice libero scambio per realizzare una deepintegration, ossia un’integrazione approfondita che prospetta temi come l’avvicinamento normativo (adeguamento legislativo, procedurale, regolamentare), la cooperazione amministrativa, ecc.
2007
9788846491077
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