Al di là della fedeltà letteraria, tradurre un’opera teatrale vuol dire pensare una sua riformulazione scenica: considerare cioè la parola scritta come parola parlata, pronta a balzare dalla pagina sul palcoscenico e a completarsi nella pienezza della rappresentazione, promettendo alla traduzione di entrare a far parte dello spettacolo. È indispensabile pertanto che essa assecondi le esigenze della rappresentazione, adeguandosi con le sue scelte linguistiche ai diversi livelli scenici. Il traduttore deve ricreare l’indeterminatezza semiotica del testo originale, prestando ferma attenzione non solo agli aspetti prettamente testuali, linguistici ed estetici, ma anche all’integrazione degli elementi verbali con i codici paralinguistici della messa in scena. Si tratta della disponibilità del testo ad alienarsi, a diventare altro, insomma la fluidità che lo rende non un vero e proprio testo irrigidito nella forma, ma un pretesto, una specie di struttura intermedia in attesa di essere precisata nel linguaggio del ritmo, che è organizzazione del movimento. Essendo l’esperienza della traduzione teatrale sempre qualcosa di estremamente coinvolgente, ricco di suggestioni e di sfide, accanto alla resa di significato, di atmosfera e di stile dell’autore, è da tener presente la questione dell’armonia dei ritmi e dei tempi.

Tradurre voci : ritmo e musicalità

MAIELLO, Gisella
2007-01-01

Abstract

Al di là della fedeltà letteraria, tradurre un’opera teatrale vuol dire pensare una sua riformulazione scenica: considerare cioè la parola scritta come parola parlata, pronta a balzare dalla pagina sul palcoscenico e a completarsi nella pienezza della rappresentazione, promettendo alla traduzione di entrare a far parte dello spettacolo. È indispensabile pertanto che essa assecondi le esigenze della rappresentazione, adeguandosi con le sue scelte linguistiche ai diversi livelli scenici. Il traduttore deve ricreare l’indeterminatezza semiotica del testo originale, prestando ferma attenzione non solo agli aspetti prettamente testuali, linguistici ed estetici, ma anche all’integrazione degli elementi verbali con i codici paralinguistici della messa in scena. Si tratta della disponibilità del testo ad alienarsi, a diventare altro, insomma la fluidità che lo rende non un vero e proprio testo irrigidito nella forma, ma un pretesto, una specie di struttura intermedia in attesa di essere precisata nel linguaggio del ritmo, che è organizzazione del movimento. Essendo l’esperienza della traduzione teatrale sempre qualcosa di estremamente coinvolgente, ricco di suggestioni e di sfide, accanto alla resa di significato, di atmosfera e di stile dell’autore, è da tener presente la questione dell’armonia dei ritmi e dei tempi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/1659319
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