Se la performance culturale, per usare le stesse parole di Turner, è una condizione attraverso la quale gli appartenenti a un gruppo sociale riescono a evidenziare «le relazioni, le azioni, i simboli, i significati, i codici, i ruoli, le condizioni, le strutture sociali, le regole etiche e legali e le altre componenti socioculturali che concorrono a formare i loro ‘io’ pubblici», allora anche la canzone d’autore, intesa come pratica artistica legata ad un determinato contesto, può fungere da strumento in grado di provocare, tanto negli autori che negli ascoltatori / spettatori, quel processo di critica culturale in grado di mostrare con minore ambiguità il grado di costruzione culturale delle norme e delle regole che informano l’agire sociale, valide in quel contesto perché in esso socializzate e condivise. Nel caso dell’opera di Fabrizio De André, ciò è particolarmente evidente soprattutto in quelle sue canzoni che parlano della diversità culturale (degli “zingari”, degli “indiani” d’America, degli appartenenti alle classi subalterne), della magia e del mondo popolare (a Genova e in Gallura), del sacro e del profano (Vangeli apocrifi) e del rapporto indissolubile tra eros e thanatos che ancora una volta si mostrano all’ascoltatore come risultanti di un intensa e inconsapevole mediazione tra l’innovazione (proposta dai singoli appartenenti al contesto), il tentativo di conservazione delle pratiche e delle norme tradizionali (messo in essere dal gruppo) e la narrazione pubblica e condivisa di tale dialettica ethnos / anthropos.

"L'antropologia implicita di Fabrizio De Andrè"

ESPOSITO, Vincenzo
2006-01-01

Abstract

Se la performance culturale, per usare le stesse parole di Turner, è una condizione attraverso la quale gli appartenenti a un gruppo sociale riescono a evidenziare «le relazioni, le azioni, i simboli, i significati, i codici, i ruoli, le condizioni, le strutture sociali, le regole etiche e legali e le altre componenti socioculturali che concorrono a formare i loro ‘io’ pubblici», allora anche la canzone d’autore, intesa come pratica artistica legata ad un determinato contesto, può fungere da strumento in grado di provocare, tanto negli autori che negli ascoltatori / spettatori, quel processo di critica culturale in grado di mostrare con minore ambiguità il grado di costruzione culturale delle norme e delle regole che informano l’agire sociale, valide in quel contesto perché in esso socializzate e condivise. Nel caso dell’opera di Fabrizio De André, ciò è particolarmente evidente soprattutto in quelle sue canzoni che parlano della diversità culturale (degli “zingari”, degli “indiani” d’America, degli appartenenti alle classi subalterne), della magia e del mondo popolare (a Genova e in Gallura), del sacro e del profano (Vangeli apocrifi) e del rapporto indissolubile tra eros e thanatos che ancora una volta si mostrano all’ascoltatore come risultanti di un intensa e inconsapevole mediazione tra l’innovazione (proposta dai singoli appartenenti al contesto), il tentativo di conservazione delle pratiche e delle norme tradizionali (messo in essere dal gruppo) e la narrazione pubblica e condivisa di tale dialettica ethnos / anthropos.
2006
9788849817775
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