Il lavoro rappresenta il punto d’approdo di un percorso di studi – condotto sulla scorta di materiale documentario originale rinvenuto presso l’Archivio dell’Istituto Statale d’Arte di Napoli, l’Archivio Storico del Banco di Napoli, l’Archivio di Stato di Napoli, l’Archivio Centrale dello Stato di Roma - volto a ricostruire le problematiche socio-economiche del Mezzogiorno nel periodo post-unitario, focalizzando l’attenzione sulle problematiche dell’istruzione tecnica e professionale e sul ruolo formativo, oltre che espositivo, dei Musei Industriali e Artistico-Industriali. Tale percorso di ricerca ha avuto come elemento centrale di analisi il programma di crescita manifatturiera di cui si fecero promotori un gruppo di intellettuali di diversa formazione, raccolti intorno a Gaetano Filangieri junior, per promuovere al Sud-Italia un innovativo programma di sviluppo fondato sulla valorizzazione di tradizioni artigianali e manifatturiere congeniali alla storia e al patrimonio di quest’area. Si trattava di un programma assolutamente innovativo, che intendeva mettere definitivamente da parte la cultura dello statalismo e dell’assistenzialismo che aveva fino a quel momento informato gli interventi a sostegno di quest’area, per far leva sulla valorizzazione di alcuni fattori esterni di allocazione industriale, tra i quali avrebbe assunto un ruolo centrale la diffusione dell’istruzione tecnica e professionale. In questa prospettiva di ampio respiro strategico, Filangieri considerava indispensabile far riferimento all’esperienza dei paesi europei più avanzati nella scala dello sviluppo economico, nei quali la valorizzazione del capitale umano era assurta a vero e proprio investimento a favore della crescita industriale. In questi paesi, peraltro, i governi, per favorire un confronto permanente con gli avanzamenti tecnologici maturati in altri sistemi economici, avevano promosso con ogni mezzo la nascita di enti ed istituzioni – conosciuti con il nome di Musei Industriali o Artistico-Industriali - deputati a collezionare modelli, macchine, materie prime, prodotti industriali. Il progetto di Filangieri presentava, peraltro, caratteri di originalità e di sistematicità difficilmente rintracciabili in altri consimili esperienze non solo italiane ma europee, giacché, nella sua realizzazione pratica, egli riuscì nell’intento di annettere ai Musei Industriali le scuole di pratica industriale (Scuole-Officine), facendone due istituzioni tra loro sinergicamente interrelate. La ricostruzione del processo storico attraverso il quale Filangieri e il nutrito gruppo di intellettuali del suo entourage misero a punto il loro programma e diedero vita, al principio degli anni ‘80, alle nuove istituzioni scolastiche e museali ha costituito il principale, ma non esclusivo, obiettivo della nostra ricerca. Infatti, ad una società in continua evoluzione, in cui l’esercizio delle attività industriali era la pietra angolare su cui si sarebbe andato a misurare il suo grado di avanzamento complessivo, occorreva che l’istruzione si ponesse come fattore dinamico e propulsivo dell’evoluzione sociale, piuttosto che come elemento di conservazione. Occorreva, in altre parole, che l’istruzione fosse in grado di formare nuove figure professionali, adeguate a quegli standard che lo sviluppo scientifico e tecnologico della civiltà industriale imponeva ormai anche ai paesi second comers. Se la vecchia politica industriale aveva agito, essenzialmente, su strumenti che favorivano l’accumulazione di capitale fisico, la nuova avrebbe avuto il suo caposaldo nella formazione e nella valorizzazione del fattore umano. Di qui la necessità di mettere a punto un programma di formazione tecnica e professionale, articolato su vari livelli di competenza e di specializzazione, e di estendere, ad opera di enti sia pubblici sia privati, le scuole di arti e mestieri, le scuole professionali, gli istituti tecnici e le officine di insegnamento pratico. La valutazione dell’influenza delle deficienze del sistema formativo sulle sorti dell’economia italiana e meridionale ha rappresentato, quindi, un ulteriore, e non secondario, obiettivo della ricerca, atteso che l’inadeguatezza di tale sistema – soprattutto per quanto riguarda l’istruzione tecnico-scientifica e professionale – pose in una situazione di forte disagio competitivo l’imprenditoria meridionale, ed in specie quella più votata all’innovazione tecnologica. L’idea portante del Museo e delle Scuole-Officine rimase tuttavia “eccentrica” rispetto alla città e alla sua cultura accademica e si inaridì proprio per le resistenze incontrate nell’imprenditoria locale e negli altri organismi formativi. È tuttavia innegabile che quella filangieriana rappresenti un’esperienza di straordinario interesse storico ed economico, che rappresentò l’estremo tentativo di tenere agganciato il Sud alle direttrici dello sviluppo capitalistico internazionale, ed in questo senso la sua storia segna una pagina fra le più esaltanti, ma più dolorose, della complessiva vicenda economica, sociale ed intellettuale del Mezzogiorno postunitario.

Il Museo Artistico Industriale e le Scuole-Officine di Napoli. Un'occasione mancata

SANTILLO, Marco
2007-01-01

Abstract

Il lavoro rappresenta il punto d’approdo di un percorso di studi – condotto sulla scorta di materiale documentario originale rinvenuto presso l’Archivio dell’Istituto Statale d’Arte di Napoli, l’Archivio Storico del Banco di Napoli, l’Archivio di Stato di Napoli, l’Archivio Centrale dello Stato di Roma - volto a ricostruire le problematiche socio-economiche del Mezzogiorno nel periodo post-unitario, focalizzando l’attenzione sulle problematiche dell’istruzione tecnica e professionale e sul ruolo formativo, oltre che espositivo, dei Musei Industriali e Artistico-Industriali. Tale percorso di ricerca ha avuto come elemento centrale di analisi il programma di crescita manifatturiera di cui si fecero promotori un gruppo di intellettuali di diversa formazione, raccolti intorno a Gaetano Filangieri junior, per promuovere al Sud-Italia un innovativo programma di sviluppo fondato sulla valorizzazione di tradizioni artigianali e manifatturiere congeniali alla storia e al patrimonio di quest’area. Si trattava di un programma assolutamente innovativo, che intendeva mettere definitivamente da parte la cultura dello statalismo e dell’assistenzialismo che aveva fino a quel momento informato gli interventi a sostegno di quest’area, per far leva sulla valorizzazione di alcuni fattori esterni di allocazione industriale, tra i quali avrebbe assunto un ruolo centrale la diffusione dell’istruzione tecnica e professionale. In questa prospettiva di ampio respiro strategico, Filangieri considerava indispensabile far riferimento all’esperienza dei paesi europei più avanzati nella scala dello sviluppo economico, nei quali la valorizzazione del capitale umano era assurta a vero e proprio investimento a favore della crescita industriale. In questi paesi, peraltro, i governi, per favorire un confronto permanente con gli avanzamenti tecnologici maturati in altri sistemi economici, avevano promosso con ogni mezzo la nascita di enti ed istituzioni – conosciuti con il nome di Musei Industriali o Artistico-Industriali - deputati a collezionare modelli, macchine, materie prime, prodotti industriali. Il progetto di Filangieri presentava, peraltro, caratteri di originalità e di sistematicità difficilmente rintracciabili in altri consimili esperienze non solo italiane ma europee, giacché, nella sua realizzazione pratica, egli riuscì nell’intento di annettere ai Musei Industriali le scuole di pratica industriale (Scuole-Officine), facendone due istituzioni tra loro sinergicamente interrelate. La ricostruzione del processo storico attraverso il quale Filangieri e il nutrito gruppo di intellettuali del suo entourage misero a punto il loro programma e diedero vita, al principio degli anni ‘80, alle nuove istituzioni scolastiche e museali ha costituito il principale, ma non esclusivo, obiettivo della nostra ricerca. Infatti, ad una società in continua evoluzione, in cui l’esercizio delle attività industriali era la pietra angolare su cui si sarebbe andato a misurare il suo grado di avanzamento complessivo, occorreva che l’istruzione si ponesse come fattore dinamico e propulsivo dell’evoluzione sociale, piuttosto che come elemento di conservazione. Occorreva, in altre parole, che l’istruzione fosse in grado di formare nuove figure professionali, adeguate a quegli standard che lo sviluppo scientifico e tecnologico della civiltà industriale imponeva ormai anche ai paesi second comers. Se la vecchia politica industriale aveva agito, essenzialmente, su strumenti che favorivano l’accumulazione di capitale fisico, la nuova avrebbe avuto il suo caposaldo nella formazione e nella valorizzazione del fattore umano. Di qui la necessità di mettere a punto un programma di formazione tecnica e professionale, articolato su vari livelli di competenza e di specializzazione, e di estendere, ad opera di enti sia pubblici sia privati, le scuole di arti e mestieri, le scuole professionali, gli istituti tecnici e le officine di insegnamento pratico. La valutazione dell’influenza delle deficienze del sistema formativo sulle sorti dell’economia italiana e meridionale ha rappresentato, quindi, un ulteriore, e non secondario, obiettivo della ricerca, atteso che l’inadeguatezza di tale sistema – soprattutto per quanto riguarda l’istruzione tecnico-scientifica e professionale – pose in una situazione di forte disagio competitivo l’imprenditoria meridionale, ed in specie quella più votata all’innovazione tecnologica. L’idea portante del Museo e delle Scuole-Officine rimase tuttavia “eccentrica” rispetto alla città e alla sua cultura accademica e si inaridì proprio per le resistenze incontrate nell’imprenditoria locale e negli altri organismi formativi. È tuttavia innegabile che quella filangieriana rappresenti un’esperienza di straordinario interesse storico ed economico, che rappresentò l’estremo tentativo di tenere agganciato il Sud alle direttrici dello sviluppo capitalistico internazionale, ed in questo senso la sua storia segna una pagina fra le più esaltanti, ma più dolorose, della complessiva vicenda economica, sociale ed intellettuale del Mezzogiorno postunitario.
2007
9788849515336
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