Il volume propone l'analisi e la discussione dei frammenti più interessanti del POxy 2617, identificati nella Gerioneide di Stesicoro, opera a noi nota da notizie antiche e da pochi frammenti di tradizione indiretta. A quarant'anni dalla pubblicazione del papiro, ad opera di Edgar Lobel nel 1967, i resti del poemetto non hanno ancora trovato un commento che confronti e discuta i contributi della critica fino ad oggi. La constatazione assume maggiore rilievo se ricordiamo che il papiro, insieme a quanto già noto e ad altri reperti apparsi nel volgere relativo di pochi anni, ha dato inizio ad uno sforzo di revisione, si potrebbe dire 'di sistema', delle caratteristiche della produzione stesicorea: impegno dal quale, singolarmente, è rimasta esclusa proprio una più ampia ed accurata trattazione del poemetto. Esso, si può ben dire, è stato il vero motivo della nascita di un composto, ma vivace dibattito critico (ora sopito da qualche tempo), che ha identificato alcuni punti (relativamente) certi, pur senza aver raggiunto risultati definitivi. La ricerca svolta presenta dunque il commento esegetico-testuale ad un congruo numero di frammenti del poemetto, attraverso un riesame che trae spunto dalle edizioni critiche più recenti, senza trascurare gli apporti dell'esegesi sulla tradizione indiretta a partire dal '600, e senza sottrarre alla giusta considerazione una serie di studi che hanno offerto riflessioni di rilievo sull'argomento. I risultati dell'indagine sono esposti sottolineando i debiti che una ricerca di questo tipo deve onorare: i contributi di Lobel, Barrett, Page, West, Gentili, Haslam, De Martino, Davies – per citare solo alcuni nomi – hanno svelato nei versi del poemetto caratteristiche assai interessanti. Particolare attenzione è dedicata al contenuto (certo, verisimile e ricostruibile) dei frammenti, ed alla forma in cui esso è, o si presenta, 'leggibile', in un prospettiva che evidenzia alcuni aspetti dell'opera senza ovviamente celare le difficoltà oggettive ed i limiti imposti dal metodo d'indagine. Una sintesi delle osservazioni proposte è poi accostata ad alcune opinioni della critica, in una generale ri-considerazione sulla natura del poemetto e di alcuni suoi aspetti peculiari. I risultati conseguiti sembrano infatti motivare ulteriormente i dubbi di chi si è chiesto se, stanti le nostre attuali conoscenze, possediamo qualcosa di affine alla Gerioneide nel novero della poesia corale, genere di cui tradizionalmente Stesicoro è stato, o è ancora considerato, esponente di rilievo. L'assegnazione dei resti del poemetto al genere della citarodia lirica è un dato con cui misurarsi, insieme agli indizi di coralità che sembrano reperibili in alcuni frammenti superstiti di altre opere: si dovrà allora richiamare, per un poeta, la possibilità di cantare in luoghi e occasioni diversi, per un pubblico diverso e con modalità (e finalità) diverse. Con la necessaria cautela, questo sembrerebbe il quadro in cui meglio si colloca la produzione stesicorea, e in tale direzione l'indagine condotta sulla Gerioneide può forse essere, pur non esaustiva, un utile contributo al complessivo riesame della poesia dell'Imerese.

Studi sulla Gerioneide di Stesicoro,Quaderni del Dipartimento di Scienze dell'Antichità, n° 35,Università degli Studi di Salerno

LAZZERI, Massimo
2008-01-01

Abstract

Il volume propone l'analisi e la discussione dei frammenti più interessanti del POxy 2617, identificati nella Gerioneide di Stesicoro, opera a noi nota da notizie antiche e da pochi frammenti di tradizione indiretta. A quarant'anni dalla pubblicazione del papiro, ad opera di Edgar Lobel nel 1967, i resti del poemetto non hanno ancora trovato un commento che confronti e discuta i contributi della critica fino ad oggi. La constatazione assume maggiore rilievo se ricordiamo che il papiro, insieme a quanto già noto e ad altri reperti apparsi nel volgere relativo di pochi anni, ha dato inizio ad uno sforzo di revisione, si potrebbe dire 'di sistema', delle caratteristiche della produzione stesicorea: impegno dal quale, singolarmente, è rimasta esclusa proprio una più ampia ed accurata trattazione del poemetto. Esso, si può ben dire, è stato il vero motivo della nascita di un composto, ma vivace dibattito critico (ora sopito da qualche tempo), che ha identificato alcuni punti (relativamente) certi, pur senza aver raggiunto risultati definitivi. La ricerca svolta presenta dunque il commento esegetico-testuale ad un congruo numero di frammenti del poemetto, attraverso un riesame che trae spunto dalle edizioni critiche più recenti, senza trascurare gli apporti dell'esegesi sulla tradizione indiretta a partire dal '600, e senza sottrarre alla giusta considerazione una serie di studi che hanno offerto riflessioni di rilievo sull'argomento. I risultati dell'indagine sono esposti sottolineando i debiti che una ricerca di questo tipo deve onorare: i contributi di Lobel, Barrett, Page, West, Gentili, Haslam, De Martino, Davies – per citare solo alcuni nomi – hanno svelato nei versi del poemetto caratteristiche assai interessanti. Particolare attenzione è dedicata al contenuto (certo, verisimile e ricostruibile) dei frammenti, ed alla forma in cui esso è, o si presenta, 'leggibile', in un prospettiva che evidenzia alcuni aspetti dell'opera senza ovviamente celare le difficoltà oggettive ed i limiti imposti dal metodo d'indagine. Una sintesi delle osservazioni proposte è poi accostata ad alcune opinioni della critica, in una generale ri-considerazione sulla natura del poemetto e di alcuni suoi aspetti peculiari. I risultati conseguiti sembrano infatti motivare ulteriormente i dubbi di chi si è chiesto se, stanti le nostre attuali conoscenze, possediamo qualcosa di affine alla Gerioneide nel novero della poesia corale, genere di cui tradizionalmente Stesicoro è stato, o è ancora considerato, esponente di rilievo. L'assegnazione dei resti del poemetto al genere della citarodia lirica è un dato con cui misurarsi, insieme agli indizi di coralità che sembrano reperibili in alcuni frammenti superstiti di altre opere: si dovrà allora richiamare, per un poeta, la possibilità di cantare in luoghi e occasioni diversi, per un pubblico diverso e con modalità (e finalità) diverse. Con la necessaria cautela, questo sembrerebbe il quadro in cui meglio si colloca la produzione stesicorea, e in tale direzione l'indagine condotta sulla Gerioneide può forse essere, pur non esaustiva, un utile contributo al complessivo riesame della poesia dell'Imerese.
2008
9788889776858
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/1850984
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