La ricerca prende in considerazione l’evoluzione delle politiche pubbliche riguardanti l’abbandono dei bambini. Un aspetto, questo, che nel saggio viene considerato come rivelatore, nel corso del XIX secolo, della più generale transizione da un modello di carità privata ad un altro di assistenza pubblica. Soprattutto in conseguenza di un considerevole abbattimento dei tassi di mortalità infantile, fin dalla fine del Settecento l’aumento dei bambini abbandonati, comune all’intera Europa occidentale, comporta soprattutto per gli enti locali un considerevole incremento della spesa, destinata alle balie e agli istituti di accoglienza, al quale si fa fronte definitivamente con l’abolizione del tradizionale strumento della “ruota” e con contributi indirizzati direttamente alle madri. Indiscutibilmente, tale problematica si è attenuata nel corso dell’Ottocento, grazie all’organizzazione dell’assistenza pubblica e, anche, al miglioramento delle condizioni di vita dei ceto meno abbienti. Tale tematica, tuttavia, presenta aspetti di grande attualità. Ai nostri giorni, infatti, rispetto al sempre più diffuso convincimento per cui tali vicende siano una mera testimonianza, quasi un lascito scomodo, del complesso e tortuoso processo caratterizzante la transizione verso la piena modernità, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia, la questione dell’infanzia abbandonata si ripropone con forza come aspetto particolare del più generale processo di globalizzazione, lasciando emergere, come molte altre questioni, il rapporto di interdipendenza tra fenomeni solo apparentemente confinati alla sfera locale e trend generali.

Figli del peccato, della Madonna, dello Stato: i bambini abbandonati a Salerno nell’Ottocento

CONTE, Alfonso
2008-01-01

Abstract

La ricerca prende in considerazione l’evoluzione delle politiche pubbliche riguardanti l’abbandono dei bambini. Un aspetto, questo, che nel saggio viene considerato come rivelatore, nel corso del XIX secolo, della più generale transizione da un modello di carità privata ad un altro di assistenza pubblica. Soprattutto in conseguenza di un considerevole abbattimento dei tassi di mortalità infantile, fin dalla fine del Settecento l’aumento dei bambini abbandonati, comune all’intera Europa occidentale, comporta soprattutto per gli enti locali un considerevole incremento della spesa, destinata alle balie e agli istituti di accoglienza, al quale si fa fronte definitivamente con l’abolizione del tradizionale strumento della “ruota” e con contributi indirizzati direttamente alle madri. Indiscutibilmente, tale problematica si è attenuata nel corso dell’Ottocento, grazie all’organizzazione dell’assistenza pubblica e, anche, al miglioramento delle condizioni di vita dei ceto meno abbienti. Tale tematica, tuttavia, presenta aspetti di grande attualità. Ai nostri giorni, infatti, rispetto al sempre più diffuso convincimento per cui tali vicende siano una mera testimonianza, quasi un lascito scomodo, del complesso e tortuoso processo caratterizzante la transizione verso la piena modernità, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia, la questione dell’infanzia abbandonata si ripropone con forza come aspetto particolare del più generale processo di globalizzazione, lasciando emergere, come molte altre questioni, il rapporto di interdipendenza tra fenomeni solo apparentemente confinati alla sfera locale e trend generali.
2008
9788888813547
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