È nel gennaio del 1977 che Samuel Beckett comincia a scrivere, dopo anni di latenza dai grandi progetti in prosa, quel lungo e impegnativo lavoro cui darà infine il titolo di Company. Si tratta, a ben vedere, dell’improvviso riaccendersi di un’autentica «frenesia di scrivere» (quale quella che s’era impossessata dall’autore sùbito dopo la fine della guerra), se è vero che a questo testo, immediatamente volto in francese, Beckett farà rapidamente seguire Mal vu mal dit (cominciato nell’ottobre del 1979), tradotto in inglese con altrettanta celerità, e infine, una volta ancora nella lingua materna, Worstward Ho (la cui prima stesura lo impegnò per sette mesi a partire dal 9 agosto del 1981). Evidentemente, allora, a spingere l’autore oramai settantenne a ritentare la forma «romanzesca», sebbene in una versione quintessenziale e aspra, dovranno essere intervenuti una spinta ideativa, una risoluzione formale e un metodo di lavoro tanto inediti e corroboranti da far superare di slancio sia il limite costituito dalla partitura per voce e respiro con cui era stata fatta sobbollire la «belletta negra» di Comment s’est (romanzo apparso nel 1961), sia la fallimentare minuziosa quadreria da malebolge delle short proses successive, culminate in quello spettacolare aborto di romanzo che è Le Dépeupleur (1971). Questa introduzione al volume In nessun modo ancora, da me curato e tradotto per Einaudi, si sofferma pertanto sulla fase estrema dell’equilinguismo beckettiano, fino a disegnare il paradossale sistema a doppio originale cui l’autore irlandese affidò le sue ultime opere.

Prefazione

FRASCA, Gabriele
2008-01-01

Abstract

È nel gennaio del 1977 che Samuel Beckett comincia a scrivere, dopo anni di latenza dai grandi progetti in prosa, quel lungo e impegnativo lavoro cui darà infine il titolo di Company. Si tratta, a ben vedere, dell’improvviso riaccendersi di un’autentica «frenesia di scrivere» (quale quella che s’era impossessata dall’autore sùbito dopo la fine della guerra), se è vero che a questo testo, immediatamente volto in francese, Beckett farà rapidamente seguire Mal vu mal dit (cominciato nell’ottobre del 1979), tradotto in inglese con altrettanta celerità, e infine, una volta ancora nella lingua materna, Worstward Ho (la cui prima stesura lo impegnò per sette mesi a partire dal 9 agosto del 1981). Evidentemente, allora, a spingere l’autore oramai settantenne a ritentare la forma «romanzesca», sebbene in una versione quintessenziale e aspra, dovranno essere intervenuti una spinta ideativa, una risoluzione formale e un metodo di lavoro tanto inediti e corroboranti da far superare di slancio sia il limite costituito dalla partitura per voce e respiro con cui era stata fatta sobbollire la «belletta negra» di Comment s’est (romanzo apparso nel 1961), sia la fallimentare minuziosa quadreria da malebolge delle short proses successive, culminate in quello spettacolare aborto di romanzo che è Le Dépeupleur (1971). Questa introduzione al volume In nessun modo ancora, da me curato e tradotto per Einaudi, si sofferma pertanto sulla fase estrema dell’equilinguismo beckettiano, fino a disegnare il paradossale sistema a doppio originale cui l’autore irlandese affidò le sue ultime opere.
2008
9788806191405
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