Il saggio muove dalla problematizzazione delle dinamiche spaziali contemporanee in primo luogo, a partire dal contributo imprescindibile di autori come Foucault e Deleuze che hanno segnato la riflessione, oltre che giuridica e politica, antropologica, sociologica e urbanistica degli ultimi decenni. Obiettivo specifico è l’indagine sui dispositivi di esclusione nella società contemporanea, a partire dalle concrete diseguaglianze e differenze che la attraversano; attenzione particolare è dedicata pertanto al tema della spazialità, in modo specifico alla dimensione urbana, dal momento che la città rappresenta oggi il “luogo” in cui convergono, con tutte le contraddizioni e i conflitti che le connotano, questioni politiche di grande rilevanza: i conflitti identitari, le rivendicazioni dei diritti, il tema della democrazia e della partecipazione politica. Questo saggio, infatti, intende sviluppare una riflessione intorno al modo di collocarsi dei soggetti nella spazialità politica contemporanea. Il punto è l’ambivalente relazione tra discorsi politici normativi e affermazione di soggettività che, seguendo percorsi nomadi (Deleuze, Braidotti), tendono a resistere a queste formalizzazioni eteronome, che si concretizzano, nella spazialità urbana, attraverso la costruzione di confini reali e simbolici, come strumenti di disciplinamento e controllo delle differenze, eccedenti rispetto alla norma. Si cerca, pertanto, di evidenziare come in molti discorsi spaziali è forte il rischio di teorizzare soggettività politiche irrelate oppure di riprodurre concezioni essenzialistiche e identitarie della politica: non si tratta di ripensare il soggetto, le sue forme di identificazione, che il discorso normativo, costruendo i soggetti, tende, comunque, a inglobare e manipolare, ma di immaginare come questi soggetti ogni volta si ricollocano dentro gli spazi della politica, conferendo loro, magari, connotazioni e percorsi molteplici e differenti. Un punto centrale della trattazione – recuperando arendtianamente l’idea di spazio in comune, da condividere e contendere, come condizione imprescindibile della politica – è occupato dall’analisi di quelle teorie che pensano la politica come movimenti di ricollocamento e riposizionamento di soggettività concrete, diseguali, negli spazi politici contingenti. A questo proposito si traccia un confronto con un pensiero, come quello di Ranciére, critico nei confronti di quelle concezioni, che tendono ad annullare le forme eterogenee della soggettivazione politica dentro logiche identitarie, e teso conseguentemente a rivitalizzare lo spazio pubblico, come luogo del disaccordo.

DISPOSITIVI DI ESCLUSIONE E SOGGETTIVAZIONI POLITICHE NEGLI SPAZI URBANI

TUCCI, Antonio
2008-01-01

Abstract

Il saggio muove dalla problematizzazione delle dinamiche spaziali contemporanee in primo luogo, a partire dal contributo imprescindibile di autori come Foucault e Deleuze che hanno segnato la riflessione, oltre che giuridica e politica, antropologica, sociologica e urbanistica degli ultimi decenni. Obiettivo specifico è l’indagine sui dispositivi di esclusione nella società contemporanea, a partire dalle concrete diseguaglianze e differenze che la attraversano; attenzione particolare è dedicata pertanto al tema della spazialità, in modo specifico alla dimensione urbana, dal momento che la città rappresenta oggi il “luogo” in cui convergono, con tutte le contraddizioni e i conflitti che le connotano, questioni politiche di grande rilevanza: i conflitti identitari, le rivendicazioni dei diritti, il tema della democrazia e della partecipazione politica. Questo saggio, infatti, intende sviluppare una riflessione intorno al modo di collocarsi dei soggetti nella spazialità politica contemporanea. Il punto è l’ambivalente relazione tra discorsi politici normativi e affermazione di soggettività che, seguendo percorsi nomadi (Deleuze, Braidotti), tendono a resistere a queste formalizzazioni eteronome, che si concretizzano, nella spazialità urbana, attraverso la costruzione di confini reali e simbolici, come strumenti di disciplinamento e controllo delle differenze, eccedenti rispetto alla norma. Si cerca, pertanto, di evidenziare come in molti discorsi spaziali è forte il rischio di teorizzare soggettività politiche irrelate oppure di riprodurre concezioni essenzialistiche e identitarie della politica: non si tratta di ripensare il soggetto, le sue forme di identificazione, che il discorso normativo, costruendo i soggetti, tende, comunque, a inglobare e manipolare, ma di immaginare come questi soggetti ogni volta si ricollocano dentro gli spazi della politica, conferendo loro, magari, connotazioni e percorsi molteplici e differenti. Un punto centrale della trattazione – recuperando arendtianamente l’idea di spazio in comune, da condividere e contendere, come condizione imprescindibile della politica – è occupato dall’analisi di quelle teorie che pensano la politica come movimenti di ricollocamento e riposizionamento di soggettività concrete, diseguali, negli spazi politici contingenti. A questo proposito si traccia un confronto con un pensiero, come quello di Ranciére, critico nei confronti di quelle concezioni, che tendono ad annullare le forme eterogenee della soggettivazione politica dentro logiche identitarie, e teso conseguentemente a rivitalizzare lo spazio pubblico, come luogo del disaccordo.
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