Il tema del risarcimento del danno alla persona del lavoratore viene analizzato attraverso il costante e proficuo confronto tra il diritto civile (con attenzione soprattutto agli istituti della responsabilità) ed il diritto del lavoro. Focalizzando l’analisi su alcune significative vicende del rapporto di lavoro – infortuni e malattie; dequalificazione; mobbing; “superlavoro” – ci si propone di fornire le chiavi interpretative per lo scioglimento dei principali nodi problematici che pone il tema della tutela risarcitoria, con particolare riferimento al danno non patrimoniale, che subisce il lavoratore a causa di comportamenti illegittimi del datore di lavoro. La ricerca si sviluppa indagando la tematica nel contratto di lavoro attraverso un dialogo costante e fecondo tra diritto civile e diritto del lavoro; l’obiettivo impone di approfondire anzitutto alcune categorie basiche che formano la cornice giuridica in cui va collocato il danno non patrimoniale: la sua funzione, il suo inquadramento nella dicotomia responsabilità contrattuale/responsabilità extracontrattuale, le condizioni di antigiuridicità della condotta del danneggiante. Si tratta di snodi giuridici essenziali, da focalizzare prima di andare al cuore della ricerca, condensato nel capitolo terzo, ove si affrontano le questioni interpretative cruciali nell’attuale dibattito sul tema e due in particolare, nel presente studio, polarizzano l’attenzione: a) anzitutto l’inquadramento teorico-sistematico della nozione di danno alla persona al fine di chiarire se con essa si fa riferimento alla semplice violazione di una posizione giuridica protetta (diritto al lavoro, alla professionalità, alla salute) ovvero se l’endiadi si attaglia più coerentemente ai riflessi negativi che dall’atto illecito derivano o ancora, terza ipotesi, se si riferisce ad entrambi i piani. E’ evidente la centralità della questione e le sue ricadute - tra gli altri - sul profilo probatorio, perché solo sciogliendo questo nodo si è in grado di capire se, ad esempio in caso di dequalificazione, la tutela è da accordare solo dimostrando di avere patito la lesione di un interesse protetto dalla legge (la professionalità) oppure se è anche necessario fornire la prova degli effetti pregiudizievoli (mancata carriera, pregiudizio alla reputazione ed all’immagine). b) L’altro pilastro dell’indagine si poggia su una proposta interpretativa dell’art. 2059 cod. civ., disposizione ritornata decisamente protagonista del dibattito sul danno alla persona, per merito soprattutto di alcune pronunce delle Corti superiori. Senza alcun intento demolitorio rispetto alla prospettiva interpretativa maturata negli orientamenti giurisprudenziali del 2003 – di cui peraltro si evidenziano limiti e contraddizioni - lo studio propone una ricostruzione del cd. assetto bipolare che appare, a chi scrive, più coerente con l’imprescindibile esigenza di selezionare rigorosamente diritti e valori della persona da tutelare con il risarcimento del danno non patrimoniale. Le conclusioni e le risposte offerte nel terzo capitolo costituiscono la stella polare nell’analisi di alcune significative vicende del rapporto di lavoro (capitolo quarto) e forniscono altresì le chiavi interpretative per affrontare, nel capitolo finale, i due passaggi applicativi più importanti, la prova e la quantificazione del danno alla persona.

danni alla persona e rapporto di lavoro

LUCIANI, VINCENZO
2007-01-01

Abstract

Il tema del risarcimento del danno alla persona del lavoratore viene analizzato attraverso il costante e proficuo confronto tra il diritto civile (con attenzione soprattutto agli istituti della responsabilità) ed il diritto del lavoro. Focalizzando l’analisi su alcune significative vicende del rapporto di lavoro – infortuni e malattie; dequalificazione; mobbing; “superlavoro” – ci si propone di fornire le chiavi interpretative per lo scioglimento dei principali nodi problematici che pone il tema della tutela risarcitoria, con particolare riferimento al danno non patrimoniale, che subisce il lavoratore a causa di comportamenti illegittimi del datore di lavoro. La ricerca si sviluppa indagando la tematica nel contratto di lavoro attraverso un dialogo costante e fecondo tra diritto civile e diritto del lavoro; l’obiettivo impone di approfondire anzitutto alcune categorie basiche che formano la cornice giuridica in cui va collocato il danno non patrimoniale: la sua funzione, il suo inquadramento nella dicotomia responsabilità contrattuale/responsabilità extracontrattuale, le condizioni di antigiuridicità della condotta del danneggiante. Si tratta di snodi giuridici essenziali, da focalizzare prima di andare al cuore della ricerca, condensato nel capitolo terzo, ove si affrontano le questioni interpretative cruciali nell’attuale dibattito sul tema e due in particolare, nel presente studio, polarizzano l’attenzione: a) anzitutto l’inquadramento teorico-sistematico della nozione di danno alla persona al fine di chiarire se con essa si fa riferimento alla semplice violazione di una posizione giuridica protetta (diritto al lavoro, alla professionalità, alla salute) ovvero se l’endiadi si attaglia più coerentemente ai riflessi negativi che dall’atto illecito derivano o ancora, terza ipotesi, se si riferisce ad entrambi i piani. E’ evidente la centralità della questione e le sue ricadute - tra gli altri - sul profilo probatorio, perché solo sciogliendo questo nodo si è in grado di capire se, ad esempio in caso di dequalificazione, la tutela è da accordare solo dimostrando di avere patito la lesione di un interesse protetto dalla legge (la professionalità) oppure se è anche necessario fornire la prova degli effetti pregiudizievoli (mancata carriera, pregiudizio alla reputazione ed all’immagine). b) L’altro pilastro dell’indagine si poggia su una proposta interpretativa dell’art. 2059 cod. civ., disposizione ritornata decisamente protagonista del dibattito sul danno alla persona, per merito soprattutto di alcune pronunce delle Corti superiori. Senza alcun intento demolitorio rispetto alla prospettiva interpretativa maturata negli orientamenti giurisprudenziali del 2003 – di cui peraltro si evidenziano limiti e contraddizioni - lo studio propone una ricostruzione del cd. assetto bipolare che appare, a chi scrive, più coerente con l’imprescindibile esigenza di selezionare rigorosamente diritti e valori della persona da tutelare con il risarcimento del danno non patrimoniale. Le conclusioni e le risposte offerte nel terzo capitolo costituiscono la stella polare nell’analisi di alcune significative vicende del rapporto di lavoro (capitolo quarto) e forniscono altresì le chiavi interpretative per affrontare, nel capitolo finale, i due passaggi applicativi più importanti, la prova e la quantificazione del danno alla persona.
2007
9788849515619
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/1870785
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