Nell’ambito del processo amministrativo, la funzione della fase cautelare, sorto come strumento di conservazione delle situazioni dedotte in giudizio, si è andata evolvendo, come misura di anticipata realizzazione degli effetti giuridici della sentenza definitiva, di guisa che la tutela semplicemente cautelare tende ad evolversi in tutela sommaria. Tuttavia, l’esecuzione di tale decisione, riservata, alla stregua del principio generale di separazione tra i poteri dello Stato, all’operato dell’Amministrazione procedente, non è risultata sempre agevole. Nell’ambito del lavoro svolto si è cercato di prospettare un raccordo tra le predette decisioni, al fine di evitare che l’una (quella amministrativa) disattenda (almeno sostanzialmente) l’altra (quella giurisdizionale). Le problematiche riconnesse a tale raccordo sono state descritte in modo differente, a seconda che la decisione cautelare sia motivata (seppur riconnessa ad una cognizione sommaria del Giudicante) ovvero si riduca a mere formule di stile (che si limitino a richiamare la sussistenza dei presupposti normativi per la sospensione dell’efficacia dei provvedimenti impugnati). Analogamente, l’esecuzione (meglio: l’eseguibilità) della pronuncia cautelare è risultata di diversa (rectius: opposta) problematicità se sospende un atto di diniego oppure un provvedimento ampliativo. Ed ancora. L’intervento dell’Amministrazione è risultato diversamente necessario e doveroso se la decisione giurisdizionale fosse intervenuta in sede endoprocedimentale (quando la decisione conclusiva non è stata ancora assunta, né si è perfezionata l’istruttoria) oppure dopo l’emanazione di un provvedimento conclusivo (ancor più se immediatamente efficace). Nell’ambito della trattazione si è cercato di prospettare, sinteticamente, le suddescritte problematiche, anche valutandone la portata sull’azione amministrativa e sulla tutela del bene della vita che ha dato origine al contenzioso.

L'ESECUZIONE DELLE ORDINANZE CAUTELARI

ARMENANTE, Francesco
2008-01-01

Abstract

Nell’ambito del processo amministrativo, la funzione della fase cautelare, sorto come strumento di conservazione delle situazioni dedotte in giudizio, si è andata evolvendo, come misura di anticipata realizzazione degli effetti giuridici della sentenza definitiva, di guisa che la tutela semplicemente cautelare tende ad evolversi in tutela sommaria. Tuttavia, l’esecuzione di tale decisione, riservata, alla stregua del principio generale di separazione tra i poteri dello Stato, all’operato dell’Amministrazione procedente, non è risultata sempre agevole. Nell’ambito del lavoro svolto si è cercato di prospettare un raccordo tra le predette decisioni, al fine di evitare che l’una (quella amministrativa) disattenda (almeno sostanzialmente) l’altra (quella giurisdizionale). Le problematiche riconnesse a tale raccordo sono state descritte in modo differente, a seconda che la decisione cautelare sia motivata (seppur riconnessa ad una cognizione sommaria del Giudicante) ovvero si riduca a mere formule di stile (che si limitino a richiamare la sussistenza dei presupposti normativi per la sospensione dell’efficacia dei provvedimenti impugnati). Analogamente, l’esecuzione (meglio: l’eseguibilità) della pronuncia cautelare è risultata di diversa (rectius: opposta) problematicità se sospende un atto di diniego oppure un provvedimento ampliativo. Ed ancora. L’intervento dell’Amministrazione è risultato diversamente necessario e doveroso se la decisione giurisdizionale fosse intervenuta in sede endoprocedimentale (quando la decisione conclusiva non è stata ancora assunta, né si è perfezionata l’istruttoria) oppure dopo l’emanazione di un provvedimento conclusivo (ancor più se immediatamente efficace). Nell’ambito della trattazione si è cercato di prospettare, sinteticamente, le suddescritte problematiche, anche valutandone la portata sull’azione amministrativa e sulla tutela del bene della vita che ha dato origine al contenzioso.
2008
9788875540180
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