Nel corso del tempo il terzo settore è stato interessato in Italia da una significativa innovazione normativa che attribuisce ampia libertà di scelta delle forme giuridico-organizzative per l’esercizio di attività commerciali con finalità di utilità sociale. Obiettivo del lavoro è di valutare in che misura questa opzione normativa sia da considerarsi complessivamente efficiente. A tal fine si esamina il grado di efficienza dei principali tipi giuridici di organizzazione che possono svolgere attività di impresa sociale, con riferimento principale alla specifica natura (di capitale o lavoro) delle risorse produttive strategiche per la realizzazione dei diversi tipi di attività di utilità sociale. Sul presupposto che elemento comune dell’esercizio dell’impresa sociale sia la non distribuzione degli utili, si mostra che, per la realizzazione delle attività economiche non-profi per le quali il fattore strategico è il lavoro, le forme giuridico-organizzative più efficienti restano la cooperativa sociale e, in subordine, l’associazione non riconosciuta. Per le finalità di utilità sociale in cui la risorsa strategica è il capitale, le forme societarie di tipo capitalistico possono essere efficienti, in un quadro nel quale all’investitore-azionista tradizionale va sostituito un investitore filantropo interessato, piuttosto che ai margini di profitto, al rendimento sociale, dell’investimento. Le forme giuridico-organizzative a base personale (società di persone) appaiono in ogni caso meno efficienti.

Efficienza delle forme organizzative del 'fare' impresa sociale: un confronto

AMENDOLA, Adalgiso;TROISI, ROBERTA
2008-01-01

Abstract

Nel corso del tempo il terzo settore è stato interessato in Italia da una significativa innovazione normativa che attribuisce ampia libertà di scelta delle forme giuridico-organizzative per l’esercizio di attività commerciali con finalità di utilità sociale. Obiettivo del lavoro è di valutare in che misura questa opzione normativa sia da considerarsi complessivamente efficiente. A tal fine si esamina il grado di efficienza dei principali tipi giuridici di organizzazione che possono svolgere attività di impresa sociale, con riferimento principale alla specifica natura (di capitale o lavoro) delle risorse produttive strategiche per la realizzazione dei diversi tipi di attività di utilità sociale. Sul presupposto che elemento comune dell’esercizio dell’impresa sociale sia la non distribuzione degli utili, si mostra che, per la realizzazione delle attività economiche non-profi per le quali il fattore strategico è il lavoro, le forme giuridico-organizzative più efficienti restano la cooperativa sociale e, in subordine, l’associazione non riconosciuta. Per le finalità di utilità sociale in cui la risorsa strategica è il capitale, le forme societarie di tipo capitalistico possono essere efficienti, in un quadro nel quale all’investitore-azionista tradizionale va sostituito un investitore filantropo interessato, piuttosto che ai margini di profitto, al rendimento sociale, dell’investimento. Le forme giuridico-organizzative a base personale (società di persone) appaiono in ogni caso meno efficienti.
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