La riscoperta dell’opera di Mauro Guidi pone molte questioni agli storici. Architetto relativamente sconosciuto ancora oggi, Guidi è l’esempio del personaggio emblematico di un’epoca di transizione, alla ricerca di nuove forme e composizioni architettoniche «rivoluzionarie» e «parlanti» alla maniera di Ledoux, Boullée e Lequeu. Pur opponendosi fermamente ai nuovi principi socio-politici portati dai francesi e restando sempre fedele al potere papale, l’architetto di Cesena s’ispira profondamente alla cultura architettonica francese con la quale entra probabilmente in contatto durante il suo soggiorno romano dal 1787 al 1793. Convinto che l’architettura possa e debba trasformare la società, il suo operato militante si manifesta attraverso un migliaio di disegni riuniti in grandi Atlanti, utilizzati in parte come strumento didattico, ma anche come fondamento delle sue utopie urbane elaborate a partire dal 1821. I due progetti di città ideale per Cesena e Cesenatico sono caratterizzati dalla presenza di tutti quei nuovi programmi architettonici che il Secolo dei Lumi ha cominciato a scoprire, dalla prigione al cimitero, dal mulino all’ospedale, dalla biblioteca al mercato, dalla dogana al macello, ecc., e sui quali Guidi ha riflettuto durante la sua lunga carriera. Nonostante il suo forte legame con la realtà locale e le necessità del suo territorio agricolo, l’architetto cesenate adotta però quei principi di regolarizzazione e di normalizzazione degli utopisti francesi che lo conducono a stravolgere completamente l’impianto storico di Cesenatico e a cancellare quasi tutte le tracce medievali della vecchia città di Cesena. Quella di Guidi si presenta quindi come un’ampia produzione utopica, il cui attento esame potrebbe rimettere in discussione l’idea dei tre architetti rivoluzionari proposta e diffusa da Kaufmann.

Mauro Guidi, un autre architecte révolutionnaire ?

TALENTI, Simona
2008-01-01

Abstract

La riscoperta dell’opera di Mauro Guidi pone molte questioni agli storici. Architetto relativamente sconosciuto ancora oggi, Guidi è l’esempio del personaggio emblematico di un’epoca di transizione, alla ricerca di nuove forme e composizioni architettoniche «rivoluzionarie» e «parlanti» alla maniera di Ledoux, Boullée e Lequeu. Pur opponendosi fermamente ai nuovi principi socio-politici portati dai francesi e restando sempre fedele al potere papale, l’architetto di Cesena s’ispira profondamente alla cultura architettonica francese con la quale entra probabilmente in contatto durante il suo soggiorno romano dal 1787 al 1793. Convinto che l’architettura possa e debba trasformare la società, il suo operato militante si manifesta attraverso un migliaio di disegni riuniti in grandi Atlanti, utilizzati in parte come strumento didattico, ma anche come fondamento delle sue utopie urbane elaborate a partire dal 1821. I due progetti di città ideale per Cesena e Cesenatico sono caratterizzati dalla presenza di tutti quei nuovi programmi architettonici che il Secolo dei Lumi ha cominciato a scoprire, dalla prigione al cimitero, dal mulino all’ospedale, dalla biblioteca al mercato, dalla dogana al macello, ecc., e sui quali Guidi ha riflettuto durante la sua lunga carriera. Nonostante il suo forte legame con la realtà locale e le necessità del suo territorio agricolo, l’architetto cesenate adotta però quei principi di regolarizzazione e di normalizzazione degli utopisti francesi che lo conducono a stravolgere completamente l’impianto storico di Cesenatico e a cancellare quasi tutte le tracce medievali della vecchia città di Cesena. Quella di Guidi si presenta quindi come un’ampia produzione utopica, il cui attento esame potrebbe rimettere in discussione l’idea dei tre architetti rivoluzionari proposta e diffusa da Kaufmann.
2008
9782848672342
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