Il contributo intende analizzare, a partire dall’interpretazione formulata da Carl Schmitt nel Nomos der Erde, le ragioni della permanenza di apparenti contraddizioni nella teoria della guerra e del nemico di Emer de Vattel. La contraddizione più rilevante è costituita dall’essere la teoria vatteliana insieme un tentativo di neutralizzazione e limitazione della guerra, centrato sull’individuazione nello Stato dell’unico soggetto del diritto internazionale, ma anche una riproposizione, in termini molto marcati, del concetto di origine teologica di ‘guerra giusta’, al punto che Vattel formalizza i rapporti tra i nemici durante una guerra civile, ed eticizza, squalificandole e discriminandole, figure del nemico formalmente legittime. La contraddizione viene risolta, e il quadro teorico diventa più coerente, se si pone al centro dell’interpretazione del Droit des gens il nesso tra diritto pubblico interno e jus gentium, e il rapporto tra legalità e legittimità. La liquidazione della tradizione del diritto naturale, che molti hanno imputato a Vattel, non produce una teoria puramente positivistico-sovranista, ma una dottrina che, pur incardinata sul concetto di sovranità, mantiene una riserva di giudizio etico-politico da attivare in casi d’eccezione, sia sul piano interno che su quello esterno.

Le Droit des gens come apice dello jus publicum europaeum? Nemico, guerra, legittimità nel pensiero di Emer de Vattel.

MANCUSO, Francesco
2009-01-01

Abstract

Il contributo intende analizzare, a partire dall’interpretazione formulata da Carl Schmitt nel Nomos der Erde, le ragioni della permanenza di apparenti contraddizioni nella teoria della guerra e del nemico di Emer de Vattel. La contraddizione più rilevante è costituita dall’essere la teoria vatteliana insieme un tentativo di neutralizzazione e limitazione della guerra, centrato sull’individuazione nello Stato dell’unico soggetto del diritto internazionale, ma anche una riproposizione, in termini molto marcati, del concetto di origine teologica di ‘guerra giusta’, al punto che Vattel formalizza i rapporti tra i nemici durante una guerra civile, ed eticizza, squalificandole e discriminandole, figure del nemico formalmente legittime. La contraddizione viene risolta, e il quadro teorico diventa più coerente, se si pone al centro dell’interpretazione del Droit des gens il nesso tra diritto pubblico interno e jus gentium, e il rapporto tra legalità e legittimità. La liquidazione della tradizione del diritto naturale, che molti hanno imputato a Vattel, non produce una teoria puramente positivistico-sovranista, ma una dottrina che, pur incardinata sul concetto di sovranità, mantiene una riserva di giudizio etico-politico da attivare in casi d’eccezione, sia sul piano interno che su quello esterno.
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