L’analisi della interpretazione schmittiana di Kant eccede il pur rilevante momento dell’interesse filologico e conduce alla constatazione della latenza, nella tradizione del pensiero giuspolitico della modernità, di una sorta di 'principio d'eccezione' costituito dalla possibilità di una guerra 'assoluta' contro un nemico 'assoluto', una messa tra parentesi (ma anche una 'conservazione' in vista di una sua 'utilizzabilità') della intensificazione al massimo grado del conflittualismo politico. L'eccezione è costitutiva del 'politico', secondo la griglia interpretativa schmittiana. Ma l'intensificazione assoluta del conflittualismo rappresenta, secondo le coordinate teoriche schmittiane, il 'rovesciamento' del 'politico', la perdita di quell'equilibrio, in stato di tensione e perennemente esposto alla contingenza, tra ordine e disordine. Questo è un punto decisivo che riguarda e coinvolge il nucleo teorico del pensiero di Schmitt: la distinzione e la coimplicazione di guerra e politica, che si struttura in forme diverse a seconda che si tratti di politica interna e di politica esterna. Su questo livello si evidenzia un elemento di forte ambiguità, o meglio, un'aporia della prestazione teorica schmittiana, giacché la 'possibilità' dell'eccezione, ossia la possibilità di una «lotta reale» come «tensione specificamente politica», si accompagna ad un incanalamento dell'energia conflittualistica basato sul presupposto della destinazione 'ordinativa' della distinzione amico/nemico, e sul non superamento di un certo «grado di intensità».

Guerra giusta, nemico ingiusto: Schmitt interprete di Kant

MANCUSO, Francesco
2010-01-01

Abstract

L’analisi della interpretazione schmittiana di Kant eccede il pur rilevante momento dell’interesse filologico e conduce alla constatazione della latenza, nella tradizione del pensiero giuspolitico della modernità, di una sorta di 'principio d'eccezione' costituito dalla possibilità di una guerra 'assoluta' contro un nemico 'assoluto', una messa tra parentesi (ma anche una 'conservazione' in vista di una sua 'utilizzabilità') della intensificazione al massimo grado del conflittualismo politico. L'eccezione è costitutiva del 'politico', secondo la griglia interpretativa schmittiana. Ma l'intensificazione assoluta del conflittualismo rappresenta, secondo le coordinate teoriche schmittiane, il 'rovesciamento' del 'politico', la perdita di quell'equilibrio, in stato di tensione e perennemente esposto alla contingenza, tra ordine e disordine. Questo è un punto decisivo che riguarda e coinvolge il nucleo teorico del pensiero di Schmitt: la distinzione e la coimplicazione di guerra e politica, che si struttura in forme diverse a seconda che si tratti di politica interna e di politica esterna. Su questo livello si evidenzia un elemento di forte ambiguità, o meglio, un'aporia della prestazione teorica schmittiana, giacché la 'possibilità' dell'eccezione, ossia la possibilità di una «lotta reale» come «tensione specificamente politica», si accompagna ad un incanalamento dell'energia conflittualistica basato sul presupposto della destinazione 'ordinativa' della distinzione amico/nemico, e sul non superamento di un certo «grado di intensità».
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/2600339
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