L’Autore partendo dallo scudo di Achille e, più in generale, dall’immagine omerica dell’agora ripercorre, sulla scia di quanto già fatto da Martin, l’evoluzione semantica del termine ‘agora’ segnalando le caratteristiche peculiari del periodo in cui i poemi epici furono realizzati. Attraverso una serie di esemplificazioni l’Autore mette in guardia il lettore dall’utilizzare modelli precostituiti pseudo-omerici facendo notare come l’applicazione di schemi rigidi rischi di naufragare a una più attenta verifica dei dati archeologici (significativi gli esempi di Lato, Amnisos, Dreros). Allo stesso tempo la messa in valore di alcuni elementi ricorrenti nei poemi consente di comprendere meglio le caratteristiche delle prime agorai dell’età del Ferro senza la necessità di far riferimento a pseudo-modelli urbanistici omerici. Significativo è il rapporto tra la casa del capo militare o del basileus e le agorai o anche la vicinanza tra assemblea e tempio poliadico sull’esempio del tempio di Athena Ilias alle porte del Palazzo di Priamo. Da questo punto di vista appaiono di grande interesse i casi specifici di Oropos, Zagora, Emporio e Priniàs. Contestualmente l’approccio delineato da de Polignac per Megara Hyblaea e che, nei limiti della ricerca, possiamo probabilmente riscontrare nelle apoikiai achee d’Occidente (e forse anche nella stessa Atene) induce a pensare, relativamente al momento di formazione delle città, all’esistenza di una pluralità di spazi pubblici prima che la polis, nata dalla competizione e dal conflitto tra i differenti clan, si riconosca in un unico spazio pubblico, corrispettivo ‘laico’ del culto poliadico che, per molti aspetti, sancisce l'atto fondativo della città.

L'AGORE di Omero. Rappresentazione poetica e documentazione archeologica

LONGO, Fausto
2010-01-01

Abstract

L’Autore partendo dallo scudo di Achille e, più in generale, dall’immagine omerica dell’agora ripercorre, sulla scia di quanto già fatto da Martin, l’evoluzione semantica del termine ‘agora’ segnalando le caratteristiche peculiari del periodo in cui i poemi epici furono realizzati. Attraverso una serie di esemplificazioni l’Autore mette in guardia il lettore dall’utilizzare modelli precostituiti pseudo-omerici facendo notare come l’applicazione di schemi rigidi rischi di naufragare a una più attenta verifica dei dati archeologici (significativi gli esempi di Lato, Amnisos, Dreros). Allo stesso tempo la messa in valore di alcuni elementi ricorrenti nei poemi consente di comprendere meglio le caratteristiche delle prime agorai dell’età del Ferro senza la necessità di far riferimento a pseudo-modelli urbanistici omerici. Significativo è il rapporto tra la casa del capo militare o del basileus e le agorai o anche la vicinanza tra assemblea e tempio poliadico sull’esempio del tempio di Athena Ilias alle porte del Palazzo di Priamo. Da questo punto di vista appaiono di grande interesse i casi specifici di Oropos, Zagora, Emporio e Priniàs. Contestualmente l’approccio delineato da de Polignac per Megara Hyblaea e che, nei limiti della ricerca, possiamo probabilmente riscontrare nelle apoikiai achee d’Occidente (e forse anche nella stessa Atene) induce a pensare, relativamente al momento di formazione delle città, all’esistenza di una pluralità di spazi pubblici prima che la polis, nata dalla competizione e dal conflitto tra i differenti clan, si riconosca in un unico spazio pubblico, corrispettivo ‘laico’ del culto poliadico che, per molti aspetti, sancisce l'atto fondativo della città.
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