Che cosa può dire la teoria giuridica sull'attuale crisi economico-finanziaria? In apparenza, molto poco. Nella letteratura scientifica come nella stampa quotidiana la parte del leone è stata svolta dagli economisti un po' ratione materiae, un po' a causa dell'accusa di non aver saputo prevedere affatto la crisi in atto. Eppure, si parla molto di 'regole': regole che mancano, regole che non hanno funzionato, regole che non sono state spontaneamente rispettate, regole che non sono state fatte osservare da chi aveva il compito di farlo… Insomma, si usano dei termini molto consueti per la teoria del diritto e lo scopo di questo contributo è quello di dimostrare che una prospettiva giusteorica – più precisamente, di matrice hartiana – può essere particolarmente feconda sotto un duplice punto di vista. Da un lato, essa può aiutare a capire le ragioni di questa crisi ovvero l'illusione della cd. business community di vivere come una 'simple society', nella quale le norme che impongono obblighi sono sorrette da una pressione sociale diffusa e non istituzionalizzata. Dall'altro lato, la medesima prospettiva avanza l'ipotesi secondo cui la comunità finanziaria, se non rispetta un "contenuto minimo del diritto naturale" quantomeno di se stessa, sarà inesorabilmente destinata a diventare un "club di suicidi", al quale poco potranno rimediare tutti gli attuali tentativi di superare la crisi al livello internazionale cercando di introdurre una forma, anche elementare, di norma di riconoscimento per la comunità finanziaria, attraverso strumenti pubblicistici – ad es., trattati internazionali – o para-pubblicistici – come intese, accordi, variamente denominati, di agenzie statali o sovrastatali.

Teoria del diritto e crisi economica

BISOGNI, GIOVANNI
2010-01-01

Abstract

Che cosa può dire la teoria giuridica sull'attuale crisi economico-finanziaria? In apparenza, molto poco. Nella letteratura scientifica come nella stampa quotidiana la parte del leone è stata svolta dagli economisti un po' ratione materiae, un po' a causa dell'accusa di non aver saputo prevedere affatto la crisi in atto. Eppure, si parla molto di 'regole': regole che mancano, regole che non hanno funzionato, regole che non sono state spontaneamente rispettate, regole che non sono state fatte osservare da chi aveva il compito di farlo… Insomma, si usano dei termini molto consueti per la teoria del diritto e lo scopo di questo contributo è quello di dimostrare che una prospettiva giusteorica – più precisamente, di matrice hartiana – può essere particolarmente feconda sotto un duplice punto di vista. Da un lato, essa può aiutare a capire le ragioni di questa crisi ovvero l'illusione della cd. business community di vivere come una 'simple society', nella quale le norme che impongono obblighi sono sorrette da una pressione sociale diffusa e non istituzionalizzata. Dall'altro lato, la medesima prospettiva avanza l'ipotesi secondo cui la comunità finanziaria, se non rispetta un "contenuto minimo del diritto naturale" quantomeno di se stessa, sarà inesorabilmente destinata a diventare un "club di suicidi", al quale poco potranno rimediare tutti gli attuali tentativi di superare la crisi al livello internazionale cercando di introdurre una forma, anche elementare, di norma di riconoscimento per la comunità finanziaria, attraverso strumenti pubblicistici – ad es., trattati internazionali – o para-pubblicistici – come intese, accordi, variamente denominati, di agenzie statali o sovrastatali.
2010
9788857501161
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