Questo lavoro risponde ad una impostazione metodologica – perseguita dall'autore sia nei suoi studi sul Settecento illuministico che sulla letteratura dell'Otto-Novecento – segnata dall'attenzione alle interferenze e alle contaminazioni disciplinari nella produzione letteraria moderna. Negli anni Trenta, com'è noto, si realizza un forte investimento politico del Fascismo verso i nuovi strumenti della comunicazione di massa, in particolare il cinema, cui è affidato il compito di veicolare una certa immagine del regime per usi interni ed internazionali; notevole è il coinvolgimento in questa operazione di intellettuali, letterati, giornalisti, che devono elaborare un nuovo immaginario fondato su una rilettura politico-ideologica della storia e della cultura post-unitaria piegata alle peculiarità di una comunicazione allargata alle nuove fasce di piccola e media borghesia. Utilizzando materiali editi e inediti, tra cui il soggetto e la sceneggiatura del film «Passaporto rosso» – realizzato con la regia di Guido Brignone, e che vede il coinvolgimento di letterati e giornalisti come Gian Gaspare Napolitano, Ivo Perilli, Vincenzo Tieri, Attilio Dabini, Fritz Echardt – l'autore dispiega un percorso teso a verificare come nel progetto e nella realizzazione del film confluiscano segmenti significativi del pensiero politico nazionalista e fascista (in particolare Enrico Corradini), ma anche le sperimentazioni letterarie del romanzo popolare e di consumo tra Ottocento e primo trentennio del Novecento, che ancora prima del cinema aveva guardato ad un nuovo orizzonte di attesa del pubblico dei lettori. Emigrazione, mito della "grande guerra", immaginario letterario, finalità politico-ideologiche confluiscono in questo importante e significativo progetto cinematografico che viene riletto evidenziando soprattutto le interferenze e le contaminazioni tra i materiali letterari e quelli propri di altri campi disciplinari.
Letteratura e cinema negli anni Trenta: "Passaporto rosso"
MARTELLI, Sebastiano
2010-01-01
Abstract
Questo lavoro risponde ad una impostazione metodologica – perseguita dall'autore sia nei suoi studi sul Settecento illuministico che sulla letteratura dell'Otto-Novecento – segnata dall'attenzione alle interferenze e alle contaminazioni disciplinari nella produzione letteraria moderna. Negli anni Trenta, com'è noto, si realizza un forte investimento politico del Fascismo verso i nuovi strumenti della comunicazione di massa, in particolare il cinema, cui è affidato il compito di veicolare una certa immagine del regime per usi interni ed internazionali; notevole è il coinvolgimento in questa operazione di intellettuali, letterati, giornalisti, che devono elaborare un nuovo immaginario fondato su una rilettura politico-ideologica della storia e della cultura post-unitaria piegata alle peculiarità di una comunicazione allargata alle nuove fasce di piccola e media borghesia. Utilizzando materiali editi e inediti, tra cui il soggetto e la sceneggiatura del film «Passaporto rosso» – realizzato con la regia di Guido Brignone, e che vede il coinvolgimento di letterati e giornalisti come Gian Gaspare Napolitano, Ivo Perilli, Vincenzo Tieri, Attilio Dabini, Fritz Echardt – l'autore dispiega un percorso teso a verificare come nel progetto e nella realizzazione del film confluiscano segmenti significativi del pensiero politico nazionalista e fascista (in particolare Enrico Corradini), ma anche le sperimentazioni letterarie del romanzo popolare e di consumo tra Ottocento e primo trentennio del Novecento, che ancora prima del cinema aveva guardato ad un nuovo orizzonte di attesa del pubblico dei lettori. Emigrazione, mito della "grande guerra", immaginario letterario, finalità politico-ideologiche confluiscono in questo importante e significativo progetto cinematografico che viene riletto evidenziando soprattutto le interferenze e le contaminazioni tra i materiali letterari e quelli propri di altri campi disciplinari.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.