Nella città di Avellino, alla fine del ‘700, le carceri, ubicate in vari edifici nei dintorni di piazza della Libertà, versavano in condizioni di insalubrità ed era difficile la gestione dei detenuti così come erano dislocati in più immobili. Si rese necessaria, pertanto, la costruzione di una nuova struttura e a Luigi Oberty va attribuito il primo progetto, che risale al 1821. La commissione esaminatrice della Direzione Generale del Corpo Reale degli Ingegneri di Ponti e Strade, tuttavia, respingeva tale proposta, indicando nuovi principi progettuali che dovevano essere l’espressione di una rinnovata cultura, improntati cioè a criteri di sicurezza ma anche a valori umanitari. La seconda proposta progettuale, che fu recepita invece positivamente, di Giuliano De Fazio, recuperava le esperienze inglesi di Bentham, ma anche quelle più recenti italiane per i lazzaretti, caratterizzati da bracci indipendenti convergenti in un corpo circolare centrale (nel nuovo carcere pochi uomini in pochi punti di osservazione potevano controllare tanti detenuti). Nel 1832, quando fu completato il primo edificio, vi fecero ingresso i primi detenuti. Negli anni seguenti, che vanno dal 1833 al 1837, l'opera fu terminata in ogni sua parte e completata dalle mura, alzate sopra il grande fossato.

Il carcere borbonico di Avellino e le "nuove" tendenze culturali europee sulla detenzione

FIORE, PIERFRANCESCO
2010-01-01

Abstract

Nella città di Avellino, alla fine del ‘700, le carceri, ubicate in vari edifici nei dintorni di piazza della Libertà, versavano in condizioni di insalubrità ed era difficile la gestione dei detenuti così come erano dislocati in più immobili. Si rese necessaria, pertanto, la costruzione di una nuova struttura e a Luigi Oberty va attribuito il primo progetto, che risale al 1821. La commissione esaminatrice della Direzione Generale del Corpo Reale degli Ingegneri di Ponti e Strade, tuttavia, respingeva tale proposta, indicando nuovi principi progettuali che dovevano essere l’espressione di una rinnovata cultura, improntati cioè a criteri di sicurezza ma anche a valori umanitari. La seconda proposta progettuale, che fu recepita invece positivamente, di Giuliano De Fazio, recuperava le esperienze inglesi di Bentham, ma anche quelle più recenti italiane per i lazzaretti, caratterizzati da bracci indipendenti convergenti in un corpo circolare centrale (nel nuovo carcere pochi uomini in pochi punti di osservazione potevano controllare tanti detenuti). Nel 1832, quando fu completato il primo edificio, vi fecero ingresso i primi detenuti. Negli anni seguenti, che vanno dal 1833 al 1837, l'opera fu terminata in ogni sua parte e completata dalle mura, alzate sopra il grande fossato.
2010
9788863350463
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