Il saggio muove da un interrogativo cruciale: in che senso è possibile porre l’utopia possibile in riferimento all’educazione ed alla realtà scolastica della scuola primaria? I livelli argomentativi del saggio sono essenzialmente due. Il primo è volto a chiarire il significato di utopia pedagogia o di una pedagogia dell’utopia. Esso è rintracciabile nell’accezione rouussoniano-kantiana che guarda all’utopia come strumento, metodologicamente inteso, di ripensamento critico dell’esistente in grado di dare all’esistente una rinnovata forza propulsiva –trasformatrice. In tal senso pensare pedagogicamente in termini utopistici significa fondare una pratica educativa che non si limita a ‘replicare’ l’esistente ma è capace di andare oltre, nel tentativo di porre un distanziamento dialettico-problematico tra l’ordo rerum e l’ordo idearum. Il secondo livello argomentativo è volto a delineare i possibili tratti di una scuola futura . Tale operazione passa necessariamente attraverso una preliminare ermeneutica pedagogico-didattica dei recenti processi di riforma al fine di non incorrere nel rischio di un utopismo fatuo. Gli orizzonti formativi possibili di una scuola che verrà sono da rintracciabili nella rinnovata immagine della dimensione bambino e dell’identità del docente. Un bambino da intendersi non solo come come bambino epistemico, costruttore, bambino sapiens sapiens, ma anche bambino affettivamente ed emotivamente marcato, insomma, puer ludens. La rinnovata immagine del docente andrà ricercata nella ri-centralizzazione della funzione-profesionalità docente offuscata oggi dall’idea che la complessa e delicata relazione di insegnamento-apprendimento si risolva tout court nei processi di apprendimento. All’interno di una rinnovata idea di scuola che prefigura un’utopia generale si staglia un’utopia particolare: quella dell’intercultura che è, forse, la vera utopia nell’accezione ,questa volta, di sogno ed illusione della scuola del futuro.

Significato e forme di un'utopia possibile per la scuola primaria

ATTINA', Marinella
2008-01-01

Abstract

Il saggio muove da un interrogativo cruciale: in che senso è possibile porre l’utopia possibile in riferimento all’educazione ed alla realtà scolastica della scuola primaria? I livelli argomentativi del saggio sono essenzialmente due. Il primo è volto a chiarire il significato di utopia pedagogia o di una pedagogia dell’utopia. Esso è rintracciabile nell’accezione rouussoniano-kantiana che guarda all’utopia come strumento, metodologicamente inteso, di ripensamento critico dell’esistente in grado di dare all’esistente una rinnovata forza propulsiva –trasformatrice. In tal senso pensare pedagogicamente in termini utopistici significa fondare una pratica educativa che non si limita a ‘replicare’ l’esistente ma è capace di andare oltre, nel tentativo di porre un distanziamento dialettico-problematico tra l’ordo rerum e l’ordo idearum. Il secondo livello argomentativo è volto a delineare i possibili tratti di una scuola futura . Tale operazione passa necessariamente attraverso una preliminare ermeneutica pedagogico-didattica dei recenti processi di riforma al fine di non incorrere nel rischio di un utopismo fatuo. Gli orizzonti formativi possibili di una scuola che verrà sono da rintracciabili nella rinnovata immagine della dimensione bambino e dell’identità del docente. Un bambino da intendersi non solo come come bambino epistemico, costruttore, bambino sapiens sapiens, ma anche bambino affettivamente ed emotivamente marcato, insomma, puer ludens. La rinnovata immagine del docente andrà ricercata nella ri-centralizzazione della funzione-profesionalità docente offuscata oggi dall’idea che la complessa e delicata relazione di insegnamento-apprendimento si risolva tout court nei processi di apprendimento. All’interno di una rinnovata idea di scuola che prefigura un’utopia generale si staglia un’utopia particolare: quella dell’intercultura che è, forse, la vera utopia nell’accezione ,questa volta, di sogno ed illusione della scuola del futuro.
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