Nel saggio si analizza una delle maggiori espressioni della storiografia monastica del XII secolo, le Vitae quatuor priorum abbatum Cavensium, un testo redatto intorno agli anni quaranta da un monaco cavese da identificare con Pietro, abate della SS. Trinità di Venosa. Un autore al quale recenti proposte storiografiche attribuiscono anche la paternità di un Commentario, le Expositiones in primum librum regum, tradizionalmente ritenute un’opera di Gregorio Magno. Alla luce anche di queste nuove ipotesi, che vengono esaminate e discusse, si analizza il testo da angolazioni in buona parte differenti rispetto a quelle seguite finora, che sono state rivolte soprattutto – pur con significative eccezioni – a studiare l’opera al fine di ricavarne notizie che integrassero quelle desumibili dalla restante documentazione. Le Vitae, allora, sono state lette e interpretate tenendo costantemente conto del genere agiografico a cui appartengono, che le portano a collocarsi sullo sfuggente e fluido confine tra storia e rappresentazione storica, tra istanze individuali e collettive, tra il tempo e lo spazio in cui si inscrivono le vicende raccontate e i momenti in cui il racconto prende vita; e collocandole, altresì, nel contesto della coeva produzione monastica, con cui hanno rivelato non poche analogie nelle finalità perseguite. Sono stati poi indagati specificamente i loro contenuti sia attraverso un’analisi “interna” dell’opera, sia sulla base delle altre testimonianze disponibili per la storia dell’abbazia e del contesto politico-ecclesiastico tra l’XI e il XII secolo. In particolare, sono stati presi in esame l’operato dei primi quattro abati cavesi ai quali l’opera è dedicata, con speciale riguardo per l’abate Pietro (1079-1122), e i momenti della storia del cenobio che hanno espresso le maggiori relazioni con i poteri politici ed ecclesiastici contemporanei: tra gli altri, i rapporti con i Longobardi, i Normanni, il papato e l’abbazia di Cluny.

Le Vitae dei santi abati Cavesi tra memoria e autorappresentazione

GALDI, Amalia
2014-01-01

Abstract

Nel saggio si analizza una delle maggiori espressioni della storiografia monastica del XII secolo, le Vitae quatuor priorum abbatum Cavensium, un testo redatto intorno agli anni quaranta da un monaco cavese da identificare con Pietro, abate della SS. Trinità di Venosa. Un autore al quale recenti proposte storiografiche attribuiscono anche la paternità di un Commentario, le Expositiones in primum librum regum, tradizionalmente ritenute un’opera di Gregorio Magno. Alla luce anche di queste nuove ipotesi, che vengono esaminate e discusse, si analizza il testo da angolazioni in buona parte differenti rispetto a quelle seguite finora, che sono state rivolte soprattutto – pur con significative eccezioni – a studiare l’opera al fine di ricavarne notizie che integrassero quelle desumibili dalla restante documentazione. Le Vitae, allora, sono state lette e interpretate tenendo costantemente conto del genere agiografico a cui appartengono, che le portano a collocarsi sullo sfuggente e fluido confine tra storia e rappresentazione storica, tra istanze individuali e collettive, tra il tempo e lo spazio in cui si inscrivono le vicende raccontate e i momenti in cui il racconto prende vita; e collocandole, altresì, nel contesto della coeva produzione monastica, con cui hanno rivelato non poche analogie nelle finalità perseguite. Sono stati poi indagati specificamente i loro contenuti sia attraverso un’analisi “interna” dell’opera, sia sulla base delle altre testimonianze disponibili per la storia dell’abbazia e del contesto politico-ecclesiastico tra l’XI e il XII secolo. In particolare, sono stati presi in esame l’operato dei primi quattro abati cavesi ai quali l’opera è dedicata, con speciale riguardo per l’abate Pietro (1079-1122), e i momenti della storia del cenobio che hanno espresso le maggiori relazioni con i poteri politici ed ecclesiastici contemporanei: tra gli altri, i rapporti con i Longobardi, i Normanni, il papato e l’abbazia di Cluny.
2014
9788884505453
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