La morte del coerede produce l’apertura di una comunione ereditaria tra i suoi eredi avente ad oggetto, tra l’altro, la quota goduta dal de cuius nel rapporto d’indivisione a cui quest’ultimo partecipava in vita. L’apprezzamento del decesso del contitolare quale fonte di un nuovo e distinto fenomeno compartecipativo rispetto alla comunione ereditaria precedente può senza dubbio costituire un punto d’osservazione privilegiato per lo studio di alcune delle espressioni fisionomiche prelatizie. Tale situazione viene sicuramente a complicare il quadro delle problematiche relative al riconoscimento del diritto di prelazione e all’individuazione dei soggetti attivi e passivi del retratto. L’interprete deve fare i conti non solo con le varianti tipologiche cui gli eredi possono ricorrere nel compimento di operazioni negoziali traslative, ma anche con i problemi derivanti dall’aumento del numero dei soggetti “eredi” e con quelli dipendenti dal mutamento tecnico-giuridico dello stato comune. L’incontro dell’art. 732 con il tema della pluralità di comunioni derivanti da titoli successori differenti può condurre all’emersione di percorsi ermeneutici utili ad una revisione non marginale di assetti critici consolidati sia sul terreno della titolarità della prelazione ereditaria che su quello - speculare - della circoscrizione del novero di quanti sono tenuti al rispetto degli obblighi di preferenza. Prelazione e riscatto sono attributi della quota e fanno parte delle situazioni giuridiche soggettive che hanno come referente primario il diritto quotale. La quota rappresenta, al contempo, il trade-union tra le due contitolarità e il terreno da arare per circoscrivere i confini dei diritti dei singoli compartecipi.

La morte del coerede e la comunione di quota

AVERSANO, Gabriele
2012-01-01

Abstract

La morte del coerede produce l’apertura di una comunione ereditaria tra i suoi eredi avente ad oggetto, tra l’altro, la quota goduta dal de cuius nel rapporto d’indivisione a cui quest’ultimo partecipava in vita. L’apprezzamento del decesso del contitolare quale fonte di un nuovo e distinto fenomeno compartecipativo rispetto alla comunione ereditaria precedente può senza dubbio costituire un punto d’osservazione privilegiato per lo studio di alcune delle espressioni fisionomiche prelatizie. Tale situazione viene sicuramente a complicare il quadro delle problematiche relative al riconoscimento del diritto di prelazione e all’individuazione dei soggetti attivi e passivi del retratto. L’interprete deve fare i conti non solo con le varianti tipologiche cui gli eredi possono ricorrere nel compimento di operazioni negoziali traslative, ma anche con i problemi derivanti dall’aumento del numero dei soggetti “eredi” e con quelli dipendenti dal mutamento tecnico-giuridico dello stato comune. L’incontro dell’art. 732 con il tema della pluralità di comunioni derivanti da titoli successori differenti può condurre all’emersione di percorsi ermeneutici utili ad una revisione non marginale di assetti critici consolidati sia sul terreno della titolarità della prelazione ereditaria che su quello - speculare - della circoscrizione del novero di quanti sono tenuti al rispetto degli obblighi di preferenza. Prelazione e riscatto sono attributi della quota e fanno parte delle situazioni giuridiche soggettive che hanno come referente primario il diritto quotale. La quota rappresenta, al contempo, il trade-union tra le due contitolarità e il terreno da arare per circoscrivere i confini dei diritti dei singoli compartecipi.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/3879395
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact