ITALIANO. Nell’introduzione ai Essays on European Literature (1950), Ernst Curtius sottolineava la grande fortuna di esser stato contemporaneo e interprete d autori come Gide, Claudel, Proust, Valery, Hofmannsthal, Ortega, Joyce, Eliot - Péguy. Che c’entra questo nome poco familiare di un maestro moderno, del poeta e del polemista cattolico fondatore dei “Cahiers de la Quinzaine”, Charles Péguy, nella tabula gratulatoria redatta da Curtius? Nel 1916, due anni dopo la sua morte al fronte, Eliot disse che Péguy era uno degli uomini più illustri caduti in Guerra, una figura nazionale, simbolica, l’incarnazione dello spirito francese; Bergson, che Péguy conobbe e su cui scrisse pagine originalissime, disse che conosceva il suo pensiero più segreto, quello mai espresso, quello che lui stesso avrebbe desiderato esprimere in quell modo. Come lui stesso disse di Nietzsche, Péguy fu un filologo anti-filologo dei sintomi e degli indizi della Modernità, uno dei più penetranti genealogisti e critici dei punti di vista filosofici, psicologici, storici e sociologici del soggetto moderno su se stesso e il mondo – specialmente dei miti dell’originalità e dell’eccezionalità, dimentiche del passato e dell’eredità culturale profonda, delle sopravvivenze e dei fantasmi della storia. Di questa moderna metafisica della storia, i miti della creazione artistica e dell’esperienza estetica ne sono le manifestazioni esemplari. Come Nietzsche aspro polemista, Péguy ha ben colto la hybris e la contraddizione distintiva del Modernità: la tendenza moderna a sostituire la fede nella tecnica allìapprendistat di una poietica e d’una stilizzazione di sé, la credenza in una perfetta amministrazione della vita all’imprevedibile avventura del vivere e dell’evento. ENGLISH. In the introduction to his Essays on European Literature (1950), E. R. Curtius remarked on his good fortune in having been a contemporary and an interpreter of men like Gide, Claudel, Proust, Valery, Hofmannsthal, Ortega, Joyce, Eliot-and Péguy. How did that unfamiliar name of a modern master, of the French poet and intermittently Catholic polemicist founder of the “Cahiers de la Quinzaine”, Charles Péguy, in this tabulary homage ? In 1916, two years after Péguy's death in action at the beginning of World War I, T. S. Eliot commended him as one of the most illustrious of the dead who have fallen in this war, a national, a symbolic figure, the incarnation of the rejuvenated French spirit. The philosopher Henri Bergson, whom Péguy knew and whose work he wrote about, said that "he knew my most secret thought, such as I have never expressed it, such as I would have wished to express it." As he said about Nietzsche, Péguy was a philogist anti-philogist of Modernity’s symptoms and indexes, one of the most penetrating genealogists and critics of the philosophical, psychological, historical and sociological points of view which dominate modern consciousness-namely of the myths of modern originality and exceptionality erasing the past and the cultural heritage, obliterating the remnants and the ghosts. Topics of this modern metaphysic of history, are the artistic creation and aesthetic experience. As Nietzsche, violently personal and polemist, Péguy continues to be of capital importance, above all because of his insights into the distinctive hubris and contradiction of Modernity: the modern tendency to substitute faith in technique for the cultivation of a poietic or a restless stylization of the Self, the belief that a perfect administration of life could somehow relieve the burden, the unpredictable adventure, of living and of event.

La sovranità dell'evento

FIMIANI, Filippo
1994-01-01

Abstract

ITALIANO. Nell’introduzione ai Essays on European Literature (1950), Ernst Curtius sottolineava la grande fortuna di esser stato contemporaneo e interprete d autori come Gide, Claudel, Proust, Valery, Hofmannsthal, Ortega, Joyce, Eliot - Péguy. Che c’entra questo nome poco familiare di un maestro moderno, del poeta e del polemista cattolico fondatore dei “Cahiers de la Quinzaine”, Charles Péguy, nella tabula gratulatoria redatta da Curtius? Nel 1916, due anni dopo la sua morte al fronte, Eliot disse che Péguy era uno degli uomini più illustri caduti in Guerra, una figura nazionale, simbolica, l’incarnazione dello spirito francese; Bergson, che Péguy conobbe e su cui scrisse pagine originalissime, disse che conosceva il suo pensiero più segreto, quello mai espresso, quello che lui stesso avrebbe desiderato esprimere in quell modo. Come lui stesso disse di Nietzsche, Péguy fu un filologo anti-filologo dei sintomi e degli indizi della Modernità, uno dei più penetranti genealogisti e critici dei punti di vista filosofici, psicologici, storici e sociologici del soggetto moderno su se stesso e il mondo – specialmente dei miti dell’originalità e dell’eccezionalità, dimentiche del passato e dell’eredità culturale profonda, delle sopravvivenze e dei fantasmi della storia. Di questa moderna metafisica della storia, i miti della creazione artistica e dell’esperienza estetica ne sono le manifestazioni esemplari. Come Nietzsche aspro polemista, Péguy ha ben colto la hybris e la contraddizione distintiva del Modernità: la tendenza moderna a sostituire la fede nella tecnica allìapprendistat di una poietica e d’una stilizzazione di sé, la credenza in una perfetta amministrazione della vita all’imprevedibile avventura del vivere e dell’evento. ENGLISH. In the introduction to his Essays on European Literature (1950), E. R. Curtius remarked on his good fortune in having been a contemporary and an interpreter of men like Gide, Claudel, Proust, Valery, Hofmannsthal, Ortega, Joyce, Eliot-and Péguy. How did that unfamiliar name of a modern master, of the French poet and intermittently Catholic polemicist founder of the “Cahiers de la Quinzaine”, Charles Péguy, in this tabulary homage ? In 1916, two years after Péguy's death in action at the beginning of World War I, T. S. Eliot commended him as one of the most illustrious of the dead who have fallen in this war, a national, a symbolic figure, the incarnation of the rejuvenated French spirit. The philosopher Henri Bergson, whom Péguy knew and whose work he wrote about, said that "he knew my most secret thought, such as I have never expressed it, such as I would have wished to express it." As he said about Nietzsche, Péguy was a philogist anti-philogist of Modernity’s symptoms and indexes, one of the most penetrating genealogists and critics of the philosophical, psychological, historical and sociological points of view which dominate modern consciousness-namely of the myths of modern originality and exceptionality erasing the past and the cultural heritage, obliterating the remnants and the ghosts. Topics of this modern metaphysic of history, are the artistic creation and aesthetic experience. As Nietzsche, violently personal and polemist, Péguy continues to be of capital importance, above all because of his insights into the distinctive hubris and contradiction of Modernity: the modern tendency to substitute faith in technique for the cultivation of a poietic or a restless stylization of the Self, the belief that a perfect administration of life could somehow relieve the burden, the unpredictable adventure, of living and of event.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/3879671
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