Con i versi in epigrafe allusivi alla gerarchia celeste formulata dallo pseudo-Dionigi l’Areopagita, Dante rende omaggio al pensiero dell’autore neoplatonico . Lo pseudo-Dionigi è generalmente riconosciuto responsabile di alcuni concetti-chiave nella visione paradisiaca dantesca, ossia la percezione della luce, la concezione apofatica di Dio, la unio mystica, la gerarchia degli angeli. Ma in che modo queste idee, che secondo alcuni sarebbero le uniche tracce della cultura greco-bizantina in Dante, sono giunte a lui, che cita esplicitamente il nome dello pseudo-Dionigi tra i Padri e di Dottori della Chiesa? La questione è nodale, in quanto tocca le complesse modalità di trasmissione del pensiero dionisiano tra tarda Antichità e Medioevo , pensiero che tanta importanza ha avuto negli sviluppi della teologia cristiana medievale, sia orientale che occidentale, e anche sull’arte medievale. La recente analisi di florilegia iconofili compilati nel corso dell’VIII alla corte papale, in cui compaiono citazioni dallo pseudo-Dionigi tradotte per la prima volta in latino , obbliga a sfumare i toni della polemica inerente la presenza o meno dello pseudo-Dionigi nelle intenzioni e negli scritti di Sugerio abate di Saint-Denis (c. 1081-13 Gennaio 1151), riconsiderando il persistente valore culturale del pensiero dionisiano, che trascende la citazione verbatim. Il presente contributo verterà appunto sull’analisi della questione storiografica che vede coinvolti il pensiero dello pseudo-Dionigi e Sugerio.

L’auctoritas dello pseudo-Dionigi e Sugerio di Saint-Denis

DELL'ACQUA, Francesca
2014-01-01

Abstract

Con i versi in epigrafe allusivi alla gerarchia celeste formulata dallo pseudo-Dionigi l’Areopagita, Dante rende omaggio al pensiero dell’autore neoplatonico . Lo pseudo-Dionigi è generalmente riconosciuto responsabile di alcuni concetti-chiave nella visione paradisiaca dantesca, ossia la percezione della luce, la concezione apofatica di Dio, la unio mystica, la gerarchia degli angeli. Ma in che modo queste idee, che secondo alcuni sarebbero le uniche tracce della cultura greco-bizantina in Dante, sono giunte a lui, che cita esplicitamente il nome dello pseudo-Dionigi tra i Padri e di Dottori della Chiesa? La questione è nodale, in quanto tocca le complesse modalità di trasmissione del pensiero dionisiano tra tarda Antichità e Medioevo , pensiero che tanta importanza ha avuto negli sviluppi della teologia cristiana medievale, sia orientale che occidentale, e anche sull’arte medievale. La recente analisi di florilegia iconofili compilati nel corso dell’VIII alla corte papale, in cui compaiono citazioni dallo pseudo-Dionigi tradotte per la prima volta in latino , obbliga a sfumare i toni della polemica inerente la presenza o meno dello pseudo-Dionigi nelle intenzioni e negli scritti di Sugerio abate di Saint-Denis (c. 1081-13 Gennaio 1151), riconsiderando il persistente valore culturale del pensiero dionisiano, che trascende la citazione verbatim. Il presente contributo verterà appunto sull’analisi della questione storiografica che vede coinvolti il pensiero dello pseudo-Dionigi e Sugerio.
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