Il catalogo, con cui il Furchheim ha tratteggiato la prima, sistematica «Bibliografia del Vesuvio» e suggerito il percorso storico del vulcano, «che incomincia - scrive il libraio austriaco - con la grande eruzione del 1631» , si presenta come un interessante laboratorio teorico da scandagliare in tutti i suoi meandri, a partire dal suo metodo di riepilogare e nello stesso tempo di comporre le basi scientifico-letterarie di una disciplina, la geologia, che nel secolo decimonono sembra appena individuata come scienza autonoma anche grazie al dispositivo del catalogo bibliografico, A questo riguardo va aggiunto, però, che pur presentandosi come fondamentale lavoro per la comprensione di dati utili alla storia del Vesuvio in età moderna, quello del Furchheim resta un lavoro da leggere anche in chiave epistemologica ovvero in funzione delle nuove necessità evidenziate da alcuni recenti dibattiti in corso tra studiosi delle discipline geologiche, filosofi della scienza e gli storici più attenti agli sviluppi della scienza e ai problemi dell’ecosistema terrestre. È nell’ambito di questo dibattito, probabilmente, che può rilevarsi un accentuato interesse verso l’opera del Furchheim dedicata al Vesuvio, ciò soprattutto da parte di quegli studiosi americani orientati verso la «new planetary history», il cui più attuale interesse di ricerca sembra nutrire un rinnovato senso dello spazio materiale e culturale, su cui il Vesuvio si innalza. Di questa rinnovata attenzione verso il Vesuvio ed il suo spazio circostante si mostra oggi interprete lo storico statunitense Sean Cocco, il cui ultimo libro si presenta con il suggestivo ed indicativo titolo: «Watching Vesuvius: A history and Culture in Early Modern Italy».

Ancora sulla “Bibliografia del Vesuvio” di Friedrich Furchheim

TORTORA, Alfonso
2015-01-01

Abstract

Il catalogo, con cui il Furchheim ha tratteggiato la prima, sistematica «Bibliografia del Vesuvio» e suggerito il percorso storico del vulcano, «che incomincia - scrive il libraio austriaco - con la grande eruzione del 1631» , si presenta come un interessante laboratorio teorico da scandagliare in tutti i suoi meandri, a partire dal suo metodo di riepilogare e nello stesso tempo di comporre le basi scientifico-letterarie di una disciplina, la geologia, che nel secolo decimonono sembra appena individuata come scienza autonoma anche grazie al dispositivo del catalogo bibliografico, A questo riguardo va aggiunto, però, che pur presentandosi come fondamentale lavoro per la comprensione di dati utili alla storia del Vesuvio in età moderna, quello del Furchheim resta un lavoro da leggere anche in chiave epistemologica ovvero in funzione delle nuove necessità evidenziate da alcuni recenti dibattiti in corso tra studiosi delle discipline geologiche, filosofi della scienza e gli storici più attenti agli sviluppi della scienza e ai problemi dell’ecosistema terrestre. È nell’ambito di questo dibattito, probabilmente, che può rilevarsi un accentuato interesse verso l’opera del Furchheim dedicata al Vesuvio, ciò soprattutto da parte di quegli studiosi americani orientati verso la «new planetary history», il cui più attuale interesse di ricerca sembra nutrire un rinnovato senso dello spazio materiale e culturale, su cui il Vesuvio si innalza. Di questa rinnovata attenzione verso il Vesuvio ed il suo spazio circostante si mostra oggi interprete lo storico statunitense Sean Cocco, il cui ultimo libro si presenta con il suggestivo ed indicativo titolo: «Watching Vesuvius: A history and Culture in Early Modern Italy».
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