NellʼIntroduction al suo lavoro Recherches Linguistiques sur les Chansonniers Provençaux del 1987, Zufferey evidenziava la necessità di ricorrere direttamente ai manoscritti per una corretta interpretazione della grafia e sottolineava il fatto che numerose edizioni diplomatiche contenevano tantissimi errori, poiché non avevano tenuto conto della disposizione dei testi all’interno dei codici. Raccogliendo il suggerimento dato dallo studioso si è deciso di effettuare un’indagine essenzialmente descrittiva del canzoniere occitano L, basata su una nuova edizione diplomatica integrale, corredata di dettagliate descrizioni del manoscritto (esterna e interna), di una serie di tavole relative alle attribuzioni, agli autori e agli schemi metrici e rimici e di studi riguardanti il sistema grafico delle mani che hanno vergato il codice, il contenuto della raccolta e le ‘sezioni’ individuate nella silloge. Il canzoniere L (Vat. lat. 3206), considerato da molti un codice disordinato, si presenta oggi come una raccolta senza una struttura precisa: manca di suddivisioni nette per autore o di quella tripartizione tipica dei grandi canzonieri occitani prodotti in Italia, come pure è carente di un ordinamento per macro-generi poetici che possa permettere una chiara schematizzazione. Inoltre, le diverse aree che si potrebbero rintracciare nel codice vaticano non sono ben distinte e isolabili neppure dal punto di vista codicologico. A supplire a tali carenze è, però, una spiccata varietà di generi presenti nella raccolta e soprattutto la commistione di testi lirici e testi non strofici, testi dialogati e testi narrativi i quali sono disposti secondo un determinato ordine interno al codice. Osservando la struttura fascicolare e la struttura interna, tenendo anche presenti le lacune materiali, si delinea un canzoniere con precise partizioni interne. Dopo un’attenta analisi anche a livello contenutistico, si evince un percorso tematico che fa emergere la volontà del compilatore di disporre i testi in funzione di un preciso uso didattico. Il piccolo codice vaticano risulta così essere un maneggevole libretto da mano, un ‘chansonnier de poche’, il quale si ascrive perfettamente alla complessa tipologia del libro gotico: un libro prodotto per una ristretta élite culturale coeva. Appare come il risultato di operazioni di assemblaggio da parte del compilatore, del copista e del correttore, i quali hanno utilizzato simultaneamente fonti ricavate da antigrafi diversi. Come in altri canzonieri o libri a carattere antologico si possono osservare in L spazi e parti di carte lasciati bianchi e la presenza di una mano diversa ma coeva a quella del copista principale che integra, corregge e aggiunge porzioni di testo. Si rilevano in modo particolare la presenza di testi doppi, la ripresa di alcuni autori in altri luoghi del codice ed infine la dispersione del disegno iniziale oltre metà canzoniere, a seguito del quale l’assemblaggio sembra seguire un progetto diverso delineato su un andamento a carattere maggiormente lirico e didattico. Nel piano originario c’era dunque l’intento di ‘ammaestrare’ e di educare all’arte di amare seguendo le regole della fin’amor. In questo senso si spiegherebbero le presenze nella raccolta di testi allegorici e di testi narrativi plasmati su matrice ovidiana, ai quali si aggiungono quelli a carattere moralistico e dottrinario.

Il canzoniere occitano L Biblioteca Apostolica Vaticana Vat. lat. 3206

SOLLA, Beatrice
2015-01-01

Abstract

NellʼIntroduction al suo lavoro Recherches Linguistiques sur les Chansonniers Provençaux del 1987, Zufferey evidenziava la necessità di ricorrere direttamente ai manoscritti per una corretta interpretazione della grafia e sottolineava il fatto che numerose edizioni diplomatiche contenevano tantissimi errori, poiché non avevano tenuto conto della disposizione dei testi all’interno dei codici. Raccogliendo il suggerimento dato dallo studioso si è deciso di effettuare un’indagine essenzialmente descrittiva del canzoniere occitano L, basata su una nuova edizione diplomatica integrale, corredata di dettagliate descrizioni del manoscritto (esterna e interna), di una serie di tavole relative alle attribuzioni, agli autori e agli schemi metrici e rimici e di studi riguardanti il sistema grafico delle mani che hanno vergato il codice, il contenuto della raccolta e le ‘sezioni’ individuate nella silloge. Il canzoniere L (Vat. lat. 3206), considerato da molti un codice disordinato, si presenta oggi come una raccolta senza una struttura precisa: manca di suddivisioni nette per autore o di quella tripartizione tipica dei grandi canzonieri occitani prodotti in Italia, come pure è carente di un ordinamento per macro-generi poetici che possa permettere una chiara schematizzazione. Inoltre, le diverse aree che si potrebbero rintracciare nel codice vaticano non sono ben distinte e isolabili neppure dal punto di vista codicologico. A supplire a tali carenze è, però, una spiccata varietà di generi presenti nella raccolta e soprattutto la commistione di testi lirici e testi non strofici, testi dialogati e testi narrativi i quali sono disposti secondo un determinato ordine interno al codice. Osservando la struttura fascicolare e la struttura interna, tenendo anche presenti le lacune materiali, si delinea un canzoniere con precise partizioni interne. Dopo un’attenta analisi anche a livello contenutistico, si evince un percorso tematico che fa emergere la volontà del compilatore di disporre i testi in funzione di un preciso uso didattico. Il piccolo codice vaticano risulta così essere un maneggevole libretto da mano, un ‘chansonnier de poche’, il quale si ascrive perfettamente alla complessa tipologia del libro gotico: un libro prodotto per una ristretta élite culturale coeva. Appare come il risultato di operazioni di assemblaggio da parte del compilatore, del copista e del correttore, i quali hanno utilizzato simultaneamente fonti ricavate da antigrafi diversi. Come in altri canzonieri o libri a carattere antologico si possono osservare in L spazi e parti di carte lasciati bianchi e la presenza di una mano diversa ma coeva a quella del copista principale che integra, corregge e aggiunge porzioni di testo. Si rilevano in modo particolare la presenza di testi doppi, la ripresa di alcuni autori in altri luoghi del codice ed infine la dispersione del disegno iniziale oltre metà canzoniere, a seguito del quale l’assemblaggio sembra seguire un progetto diverso delineato su un andamento a carattere maggiormente lirico e didattico. Nel piano originario c’era dunque l’intento di ‘ammaestrare’ e di educare all’arte di amare seguendo le regole della fin’amor. In questo senso si spiegherebbero le presenze nella raccolta di testi allegorici e di testi narrativi plasmati su matrice ovidiana, ai quali si aggiungono quelli a carattere moralistico e dottrinario.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4651315
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