Lo scopo dell’articolo è quello di contribuire a fornire un quadro aggiornato dell’attuale crisi economica e politica del paese a partire da una lettura della crescita economica brasiliana degli ultimi anni, comprensiva delle componenti che ne sono state protagoniste, dei motivi dell’arresto di questa crescita, delle problematiche rimaste irrisolte sul piano sociale ed economico, e del perché di una ripresa dell’opposizione conservatrice e dell’interpretazione dell’attuale crisi come esito del conflitto di classe. In questo quadro i progetti di riduzione della spesa sociale e l’ulteriore flessibilizzazione del mercato del lavoro presentati dai partiti di destra e di centro non rappresentano solo la loro risposta alla crisi economica, ma anche il tentativo di riconfermare quelle posizioni di privilegio che ciclo petista sono state cominciate ad essere messe in discussione, anche per un rinnovato e maggiore protagonismo dello Stato nei in alcuni servizi pubblici essenziali (salute ed educazione in termini di ampliamento dell’acceso) e negli interventi sociali, oltre ad un’avversione per l’intervento eccessivo dello Stato nello sviluppo economico del paese, in un paese tuttavia contraddistinto da sempre da un forte intervento statale in tutti i settori dell’economia, se si fa eccezione per l’ondata liberista del decennio ’90.

Crisi economica, crisi politica e conflitto di classe nel Brasile contemporaneo

BUBBICO, Davide
2016-01-01

Abstract

Lo scopo dell’articolo è quello di contribuire a fornire un quadro aggiornato dell’attuale crisi economica e politica del paese a partire da una lettura della crescita economica brasiliana degli ultimi anni, comprensiva delle componenti che ne sono state protagoniste, dei motivi dell’arresto di questa crescita, delle problematiche rimaste irrisolte sul piano sociale ed economico, e del perché di una ripresa dell’opposizione conservatrice e dell’interpretazione dell’attuale crisi come esito del conflitto di classe. In questo quadro i progetti di riduzione della spesa sociale e l’ulteriore flessibilizzazione del mercato del lavoro presentati dai partiti di destra e di centro non rappresentano solo la loro risposta alla crisi economica, ma anche il tentativo di riconfermare quelle posizioni di privilegio che ciclo petista sono state cominciate ad essere messe in discussione, anche per un rinnovato e maggiore protagonismo dello Stato nei in alcuni servizi pubblici essenziali (salute ed educazione in termini di ampliamento dell’acceso) e negli interventi sociali, oltre ad un’avversione per l’intervento eccessivo dello Stato nello sviluppo economico del paese, in un paese tuttavia contraddistinto da sempre da un forte intervento statale in tutti i settori dell’economia, se si fa eccezione per l’ondata liberista del decennio ’90.
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