Il ritrovamento della testimonianza della prima famiglia umana di cui si abbia una conoscenza certificata con il test del Dna, un classico nucleo di famiglia nel contesto preistorico dell'Europa centrale, afferma anche il forte senso di legame familiare e la pietas del seppellitore che ha collocato e ricomposto i cadaveri: i resti di un uomo, di una donna (età stimata: circa trent'anni) e di due bambini di circa 5 e 9 anni. Ciascun genitore abbraccia frontalmente un figlio, quasi a volerlo proteggere anche nell'aldilà. La loro unità nella morte suggerisce l'unità nella vita. Si tratta della più antica prova genetica che dimostra che la famiglia monogamica e indissolubile rappresenta una caratteristica costante nelle fasi più remote della cultura umana. In una lunga analisi diacronica, la famiglia complessa, composta dai coniugi e da più consanguinei che condividevano la medesima residenza (famiglia estesa), strutturata su più unioni monogamiche (anche quelle contratte da figli, parenti coresidenti, servi (famiglia multipla), si configura come la tipologia familiare più diffusa nelle culture antiche, principalmente di origine indoeuropea. Prevale in Grecia e a Roma, ove la legislazione romana conferisce all’uomo il ruolo giuridico ed economico di capofamiglia. Il diritto della famiglia in epoca barbarica è strettamente connesso al diritto delle persone, come già nelle Institutiones di Gaio il primo libro, dedicato alle persone, conteneva le linee essenziali del diritto di famiglia romano. Tanto, secondo una distribuzione della materia che sarà conservata nel tempo, nelle Istituzioni di Giustiniano e via via nei successivi testi normativi e nelle opere della dottrina giuridica. La famiglia complessa - estesa o multipla, composta da individui di generazioni diverse imparentati per via maschile e inserita in gruppi sociali più vasti che svolgevano compiti sociali, politici e militari (sippen) - prevalse anche presso le popolazioni germaniche che diedero origine alle principali civiltà romano-barbariche. Con la crisi dell’Impero Romano, il dilagare della barbarie, soprattutto in Occidente, è gravido di effetti e di conseguenze sull’intero ambito dei rapporti umani e, ovviamente, anche su quelli normati dal diritto: gli arimanni, gli uomini dotati di piena capacità giuridica, erano gli uomini liberi, atti a difendere con le armi sé ed altri. Dopo il Mille il costituirsi dei Comuni e l’evolversi della struttura politica ed economica della società coinvolge e modifica in parte ruolo e funzioni della famiglia. Si affermano le grandi casate che gestiscono il potere politico ed economico e si adoperano per conservarlo; similmente si trasforma la struttura della famiglia degli altri ceti: contadini e artigiani fondano sull’unità familiare l’organizzazione dell’attività da trasmettere a «figli d’arte». Nel passaggio all’età moderna la composizione della famiglia si differenzia nelle sue due strutture, quella ristretta – formata da padre, madre e figli – e quella più ampia, comprendente più generazioni. Nel Rinascimento l’elemento patrimoniale acquista tale rilevanza da incidere in modo determinante sul destino dei suoi componenti: il pater familias struttura il suo potere su quello di un sovrano e pretende dai figli rispetto e la più totale e incondizionata obbedienza. Tra il XVII e il XVIII secolo l’affermarsi del pensiero giusnaturalistico, focalizzando l’attenzione sul suo momento costitutivo e sull’instaurarsi di rapporti parentali, poneva le basi per l’elaborazione di un nuovo modello di famiglia. Una svolta rivoluzionaria è segnata dalla Costituzione: gli articoli più significativi ancor oggi, a quasi settant’anni dalla sua entrata in vigore, sono oggetto dell’interpretazione della Consulta e del dibattito dottrinale. Successivamente, da una intensa attività legislativa scaturisce un regime che rivaluta le persone all'interno della comunità familiare: si affermano nuovi modelli istituzionali, ed in particolare quello della famiglia quale “società di uguali, cui ciascun componente (marito/moglie, genitori/figli) conferisce il suo contributo autonomo e responsabile”.

«ARCIPELAGO FAMIGLIA»: DALLA ‘FAMIGLIA DI ELAU’ AL DIRITTO DI FAMIGLIA.

PARISI, Annamaria Giulia
2016-01-01

Abstract

Il ritrovamento della testimonianza della prima famiglia umana di cui si abbia una conoscenza certificata con il test del Dna, un classico nucleo di famiglia nel contesto preistorico dell'Europa centrale, afferma anche il forte senso di legame familiare e la pietas del seppellitore che ha collocato e ricomposto i cadaveri: i resti di un uomo, di una donna (età stimata: circa trent'anni) e di due bambini di circa 5 e 9 anni. Ciascun genitore abbraccia frontalmente un figlio, quasi a volerlo proteggere anche nell'aldilà. La loro unità nella morte suggerisce l'unità nella vita. Si tratta della più antica prova genetica che dimostra che la famiglia monogamica e indissolubile rappresenta una caratteristica costante nelle fasi più remote della cultura umana. In una lunga analisi diacronica, la famiglia complessa, composta dai coniugi e da più consanguinei che condividevano la medesima residenza (famiglia estesa), strutturata su più unioni monogamiche (anche quelle contratte da figli, parenti coresidenti, servi (famiglia multipla), si configura come la tipologia familiare più diffusa nelle culture antiche, principalmente di origine indoeuropea. Prevale in Grecia e a Roma, ove la legislazione romana conferisce all’uomo il ruolo giuridico ed economico di capofamiglia. Il diritto della famiglia in epoca barbarica è strettamente connesso al diritto delle persone, come già nelle Institutiones di Gaio il primo libro, dedicato alle persone, conteneva le linee essenziali del diritto di famiglia romano. Tanto, secondo una distribuzione della materia che sarà conservata nel tempo, nelle Istituzioni di Giustiniano e via via nei successivi testi normativi e nelle opere della dottrina giuridica. La famiglia complessa - estesa o multipla, composta da individui di generazioni diverse imparentati per via maschile e inserita in gruppi sociali più vasti che svolgevano compiti sociali, politici e militari (sippen) - prevalse anche presso le popolazioni germaniche che diedero origine alle principali civiltà romano-barbariche. Con la crisi dell’Impero Romano, il dilagare della barbarie, soprattutto in Occidente, è gravido di effetti e di conseguenze sull’intero ambito dei rapporti umani e, ovviamente, anche su quelli normati dal diritto: gli arimanni, gli uomini dotati di piena capacità giuridica, erano gli uomini liberi, atti a difendere con le armi sé ed altri. Dopo il Mille il costituirsi dei Comuni e l’evolversi della struttura politica ed economica della società coinvolge e modifica in parte ruolo e funzioni della famiglia. Si affermano le grandi casate che gestiscono il potere politico ed economico e si adoperano per conservarlo; similmente si trasforma la struttura della famiglia degli altri ceti: contadini e artigiani fondano sull’unità familiare l’organizzazione dell’attività da trasmettere a «figli d’arte». Nel passaggio all’età moderna la composizione della famiglia si differenzia nelle sue due strutture, quella ristretta – formata da padre, madre e figli – e quella più ampia, comprendente più generazioni. Nel Rinascimento l’elemento patrimoniale acquista tale rilevanza da incidere in modo determinante sul destino dei suoi componenti: il pater familias struttura il suo potere su quello di un sovrano e pretende dai figli rispetto e la più totale e incondizionata obbedienza. Tra il XVII e il XVIII secolo l’affermarsi del pensiero giusnaturalistico, focalizzando l’attenzione sul suo momento costitutivo e sull’instaurarsi di rapporti parentali, poneva le basi per l’elaborazione di un nuovo modello di famiglia. Una svolta rivoluzionaria è segnata dalla Costituzione: gli articoli più significativi ancor oggi, a quasi settant’anni dalla sua entrata in vigore, sono oggetto dell’interpretazione della Consulta e del dibattito dottrinale. Successivamente, da una intensa attività legislativa scaturisce un regime che rivaluta le persone all'interno della comunità familiare: si affermano nuovi modelli istituzionali, ed in particolare quello della famiglia quale “società di uguali, cui ciascun componente (marito/moglie, genitori/figli) conferisce il suo contributo autonomo e responsabile”.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4676879
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