.Attraverso la fortuna e le sorti dell’accademia avellinese dei Dogliosi, fondata da Camillo Caracciolo(1563-1617) e riportata a nuova vita dal figlio Marino II (1587-1630) l’A. ricostruisce il processo di crescita intellettuale e civile che accompagnò ad Avellino nella prima metà del Seicento la fortuna di questa Accademia, la cui attività fortemente incrementata da Marino, sull’onda anche della suggestione esercitata dal modello ‘forte’ della vicina accademia degli Oziosi, conobbe proprio in quegli anni un periodo di particolare splendore. L’A. ricostruisce la forte incidenza esercitata nella città da questa istituzione che riuscì a riprodurre ad Avellino l‘immagine rinascimentale del nobile ed esclusivo consesso di «liberi e virtuosi intelletti», secondo un modello prescritto un secolo addietro da Scipione Bargagli. In realtà pur in assenza di un’adeguata documentazione utile a fornire indizi più precisi sull’organizzazione e i riti di questa accademia, sono proprio le testimonianze di quanti, nobili, intellettuali, e scrittori, frequentarono accademia e ambiente di corte, ad illuminare con sufficiente chiarezza il carattere di questa istituzione che ebbe come referente assoluto la corte e il conversare in corte.

Il modello "accademia" nella cultura del Seicento in Irpinia

MONTANILE, Filomena
2016-01-01

Abstract

.Attraverso la fortuna e le sorti dell’accademia avellinese dei Dogliosi, fondata da Camillo Caracciolo(1563-1617) e riportata a nuova vita dal figlio Marino II (1587-1630) l’A. ricostruisce il processo di crescita intellettuale e civile che accompagnò ad Avellino nella prima metà del Seicento la fortuna di questa Accademia, la cui attività fortemente incrementata da Marino, sull’onda anche della suggestione esercitata dal modello ‘forte’ della vicina accademia degli Oziosi, conobbe proprio in quegli anni un periodo di particolare splendore. L’A. ricostruisce la forte incidenza esercitata nella città da questa istituzione che riuscì a riprodurre ad Avellino l‘immagine rinascimentale del nobile ed esclusivo consesso di «liberi e virtuosi intelletti», secondo un modello prescritto un secolo addietro da Scipione Bargagli. In realtà pur in assenza di un’adeguata documentazione utile a fornire indizi più precisi sull’organizzazione e i riti di questa accademia, sono proprio le testimonianze di quanti, nobili, intellettuali, e scrittori, frequentarono accademia e ambiente di corte, ad illuminare con sufficiente chiarezza il carattere di questa istituzione che ebbe come referente assoluto la corte e il conversare in corte.
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