La presente ricerca vuole focalizzare la sua attenzione sul mondo finanziario e in particolare sulla vigilanza dei mercati finanziari per proporne una semplificazione e razionalizzazione. Dopo la rivoluzione informatica il mondo è divenuto un “villaggio globale” e gran parte dell’economia ha subito un processo di finanziarizzazione; la riduzione e la velocizzazione degli scambi economici a livello spazio – temporale hanno trovato la loro più incisiva espressione nella velocizzazione degli scambi finanziari. I continui interscambi hanno complessizzato il mondo della finanza che da alcuni anni ha preso il sopravvento sulla politica. Significativamente le categorie con cui si studiava la politica e la vita degli Stati oggi non hanno più valore: alla triade territorio – stato – nazione si deve sostituire una sorta di interconnessione di reti locali, nazionali, sovranazionali e internazionali. La crisi dello Stato ha fatto spostare la bilancia dall’esecutivo all’amministrativo e la stessa certezza del diritto con il monopolio statale ha lasciato il posto ad una rete di ordinamenti tra loro interscambiabili. Da qui la nascita delle Autorità indipendenti che devono il loro “successo” anche al processo di liberalizzazione – privatizzazione dell’economia. Soprattutto in Italia queste Autorità sono nate in modo farraginoso e, a dir poco, per niente organico, con una serie di sovrapposizioni di competenze che non lasciano comprendere “chi fa che cosa”: da qui l’esigenza di una semplificazione e razionalizzazione. Nel mondo della finanza, soprattutto dopo la crisi del 2007/2008, si è compreso che il mondo, come dice il rapporto de Larosière, era di fronte a due strade: o fare chacun pour soi oppure riprendere il destino fra le proprie mani, cioè tentare di riportare la finanza sotto la direzione della politica. L’UE ha scelto la seconda ipotesi abbandonando la cura Lamfalussy (soft law) per passare alla cura de Larosière (hard law) comportandosi come un medico di fronte ad un malato che cerca di prevenire piuttosto che curare. I regolamenti europei del 2010 e le istituzioni internazionali quali G20, FSB, Comitato di Basilea, IOSCO, IFAC, IASB e IAIS con i loro standards hanno cercato di riportare ordine nella finanza e di prevenire i cosiddetti “rischi sistemici” (vigilanza macropudenziale) aggiungendo a questo la vigilanza microprudenziale nei settori principali della finanza (bancario, assicurativo, valori mobiliari). Da qui l’esigenza di studiare e conoscere più approfonditamente i sistemi di vigilanza internazionali (coordinati tra di loro) e, più in particolare, quelli comunitari (EBA, ESMA, EIOPA). La razionalizzazione del sistema è sentita come un’esigenza dalla stessa UE ed è stata imposta per regolamento ad ogni Stato membro; in altri termini la Banca d’Italia, la CONSOB, l’IVASS e la COVIP (le Autorità indipendenti “finanziarie”) sono diventate la longa manus delle Autorità europee arrivando a introdurre nell’ordinamento italiano norme provenienti direttamente dall’Europa senza “passare” per la via governativa o parlamentare. Se gli altri Stati membri, bene o male, hanno adeguato l’”organigramma” delle loro Authorities al modello UE, l’Italia è ancora in ritardo, non nel senso di non aver recepito le vincolanti normative comunitarie ma nel senso di continuare a mantenere un “organico” di Autorità poco adeguato alla sfida dei mercati finanziari. Esistono ancora troppe sovrapposizioni – interferenze di competenze tra CONSOB e Banca d’Italia, Banca d’Italia e AGCM, senza tener conto della “finanziarizzazione” del settore assicurativo; i tedeschi hanno dato la loro risposta ai fenomeni della Bankassurance e Allfinanz con la riforma della BaFin, l’Italia invece continua a persistere in un modello di vigilanza “misto” che fa coesistere il modello per finalità (sancito dal TUF) con quello per settori (avere singole Autorità di vigilanza per ogni settore). Nel nostro sistema occorre, kantianamente parlando, un nuovo criterio di verità, che metta insieme l’empiricità dell’approccio statunitense (SEC e CFTC) con l’organicità e la prevedibilità del modello europeo. Da qui l’esigenza abbastanza forte di una semplificazione – riduzione delle Autorità a due dal punto di vista microprudenziale (Banca d’Italia – CONSOB) e un’Autorità per la vigilanza macroprudenziale (sul modello europeo) per avere una regolazione, in corrispondenza ai legal standards sovranazionali, che sia incentrata su criteri predeterminati, generali, astrattamente definiti, il più possibile impermeabili a quella parte di privato esclusiva espressione della forza condizionante dei gruppi di parte.

Consob e sistema di vigilanza

D'AMBROSI, FRANCESCO
2017-01-01

Abstract

La presente ricerca vuole focalizzare la sua attenzione sul mondo finanziario e in particolare sulla vigilanza dei mercati finanziari per proporne una semplificazione e razionalizzazione. Dopo la rivoluzione informatica il mondo è divenuto un “villaggio globale” e gran parte dell’economia ha subito un processo di finanziarizzazione; la riduzione e la velocizzazione degli scambi economici a livello spazio – temporale hanno trovato la loro più incisiva espressione nella velocizzazione degli scambi finanziari. I continui interscambi hanno complessizzato il mondo della finanza che da alcuni anni ha preso il sopravvento sulla politica. Significativamente le categorie con cui si studiava la politica e la vita degli Stati oggi non hanno più valore: alla triade territorio – stato – nazione si deve sostituire una sorta di interconnessione di reti locali, nazionali, sovranazionali e internazionali. La crisi dello Stato ha fatto spostare la bilancia dall’esecutivo all’amministrativo e la stessa certezza del diritto con il monopolio statale ha lasciato il posto ad una rete di ordinamenti tra loro interscambiabili. Da qui la nascita delle Autorità indipendenti che devono il loro “successo” anche al processo di liberalizzazione – privatizzazione dell’economia. Soprattutto in Italia queste Autorità sono nate in modo farraginoso e, a dir poco, per niente organico, con una serie di sovrapposizioni di competenze che non lasciano comprendere “chi fa che cosa”: da qui l’esigenza di una semplificazione e razionalizzazione. Nel mondo della finanza, soprattutto dopo la crisi del 2007/2008, si è compreso che il mondo, come dice il rapporto de Larosière, era di fronte a due strade: o fare chacun pour soi oppure riprendere il destino fra le proprie mani, cioè tentare di riportare la finanza sotto la direzione della politica. L’UE ha scelto la seconda ipotesi abbandonando la cura Lamfalussy (soft law) per passare alla cura de Larosière (hard law) comportandosi come un medico di fronte ad un malato che cerca di prevenire piuttosto che curare. I regolamenti europei del 2010 e le istituzioni internazionali quali G20, FSB, Comitato di Basilea, IOSCO, IFAC, IASB e IAIS con i loro standards hanno cercato di riportare ordine nella finanza e di prevenire i cosiddetti “rischi sistemici” (vigilanza macropudenziale) aggiungendo a questo la vigilanza microprudenziale nei settori principali della finanza (bancario, assicurativo, valori mobiliari). Da qui l’esigenza di studiare e conoscere più approfonditamente i sistemi di vigilanza internazionali (coordinati tra di loro) e, più in particolare, quelli comunitari (EBA, ESMA, EIOPA). La razionalizzazione del sistema è sentita come un’esigenza dalla stessa UE ed è stata imposta per regolamento ad ogni Stato membro; in altri termini la Banca d’Italia, la CONSOB, l’IVASS e la COVIP (le Autorità indipendenti “finanziarie”) sono diventate la longa manus delle Autorità europee arrivando a introdurre nell’ordinamento italiano norme provenienti direttamente dall’Europa senza “passare” per la via governativa o parlamentare. Se gli altri Stati membri, bene o male, hanno adeguato l’”organigramma” delle loro Authorities al modello UE, l’Italia è ancora in ritardo, non nel senso di non aver recepito le vincolanti normative comunitarie ma nel senso di continuare a mantenere un “organico” di Autorità poco adeguato alla sfida dei mercati finanziari. Esistono ancora troppe sovrapposizioni – interferenze di competenze tra CONSOB e Banca d’Italia, Banca d’Italia e AGCM, senza tener conto della “finanziarizzazione” del settore assicurativo; i tedeschi hanno dato la loro risposta ai fenomeni della Bankassurance e Allfinanz con la riforma della BaFin, l’Italia invece continua a persistere in un modello di vigilanza “misto” che fa coesistere il modello per finalità (sancito dal TUF) con quello per settori (avere singole Autorità di vigilanza per ogni settore). Nel nostro sistema occorre, kantianamente parlando, un nuovo criterio di verità, che metta insieme l’empiricità dell’approccio statunitense (SEC e CFTC) con l’organicità e la prevedibilità del modello europeo. Da qui l’esigenza abbastanza forte di una semplificazione – riduzione delle Autorità a due dal punto di vista microprudenziale (Banca d’Italia – CONSOB) e un’Autorità per la vigilanza macroprudenziale (sul modello europeo) per avere una regolazione, in corrispondenza ai legal standards sovranazionali, che sia incentrata su criteri predeterminati, generali, astrattamente definiti, il più possibile impermeabili a quella parte di privato esclusiva espressione della forza condizionante dei gruppi di parte.
2017
9788893910705
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4711608
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