Provenendo da percorsi di studi di semiotica e di linguistica, l’esperienza quasi decennale dell’insegnamento del francese presso i corsi di laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali dell’Università degli Studi di Salerno si è rivelata per me preziosa occasione per spaziare tra le tematiche più varie avvalendomi, così, di argomentazioni di insegnamento alternative, per adempiere alla richiesta dell’evolversi dei tempi e delle competenze . Assecondando i bisogni dei discenti, infatti, è stato naturale il passaggio dall’osservazione dell’orientamento politico delle testate giornalistiche, all’analisi della “ronde des dires” (Moirand 2007: 64-113), dallo studio della posizione dei media rispetto al conflitto israelo-palestinese, alle vicende politiche in genere (Béatrice Fleury e Jacques Walter, Marcel Burger, Jérôme Jacquin e Raphaël Micheli, Francesca Cabasino e François-Bernard Huyghe), dall’analisi delle strategie di manipolazione (Timsit 2002), al potere del linguaggio (Charaudeau 2002 e 2011). Una volta riuniti, quindi, tutti quegli elementi atti a fornire gli strumenti per decifrare il linguaggio politico in tutte le sue forme, è sorto il bisogno di ricercare strategie comunicative alternative per stimolare gli studenti a fornire nuove risposte.

L’apprendimento e l’affinamento della lingua straniera quale strumento per la mediazione dei conflitti

Mariadomenica Lo Nostro
2019-01-01

Abstract

Provenendo da percorsi di studi di semiotica e di linguistica, l’esperienza quasi decennale dell’insegnamento del francese presso i corsi di laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali dell’Università degli Studi di Salerno si è rivelata per me preziosa occasione per spaziare tra le tematiche più varie avvalendomi, così, di argomentazioni di insegnamento alternative, per adempiere alla richiesta dell’evolversi dei tempi e delle competenze . Assecondando i bisogni dei discenti, infatti, è stato naturale il passaggio dall’osservazione dell’orientamento politico delle testate giornalistiche, all’analisi della “ronde des dires” (Moirand 2007: 64-113), dallo studio della posizione dei media rispetto al conflitto israelo-palestinese, alle vicende politiche in genere (Béatrice Fleury e Jacques Walter, Marcel Burger, Jérôme Jacquin e Raphaël Micheli, Francesca Cabasino e François-Bernard Huyghe), dall’analisi delle strategie di manipolazione (Timsit 2002), al potere del linguaggio (Charaudeau 2002 e 2011). Una volta riuniti, quindi, tutti quegli elementi atti a fornire gli strumenti per decifrare il linguaggio politico in tutte le sue forme, è sorto il bisogno di ricercare strategie comunicative alternative per stimolare gli studenti a fornire nuove risposte.
2019
9788854950856
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4726971
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