Il presente contributo, parte integrante di un più ampio lavoro volto alla definizione di un repertorio dell’architettura catalana nell’Italia Meridonale, indaga sulla provincia di Avellino dove in epoca aragonese - con esclusione del capoluogo stesso - si assiste come per il resto del Sud Italia al rilancio delle attività economiche e della vita culturale ed artistica. In merito alla produzione architettonica di età aragonese Avellino e l’Irpinia non conservano, in termini quantitativi, episodi ugualmente significativi rispetto alle altre province del Meridione. Fenomeno, questo, dovuto ad una serie di concause, quali le continue distruzioni indotte dai fenomeni sismici, o ancora l’inaridimento culturale ingeneratosi per effetto delle complesse vicissitudini storico-politiche che certo non favorirono l’esplosione di manifestazioni artistiche rilevanti. Non molto numerosi dunque, seppure notevolmente interessanti, sono gli elementi architettonici propriamente catalani rinvenuti in provincia di Avellino. Episodi tutti frammentari e spesso inglobati in strutture più complesse, che mostrano tuttavia chiaramente l’adozione di alcuni caratteri e segni tipici di quell’arte propria del Rinascimento campano. L’analisi del repertorio rinvenuto in provincia di Avellino, talora anche inedito rispetto alle conoscenze già consolidate, si sofferma quindi, attraverso descrizioni geometrico-formali e analisi grafico-configurative, sugli episodi più significativi: da quelli religiosi (come la chiesa di S. Pietro ad Ariano Irpino, o la chiesa di Trevico), a quelli civili (quali il palazzo dell’ex Dogana, a Mercogliano, il palazzo Comitale ad Altavilla Irpina, o il palazzo Ricciardelli ad Aiello del Sabato) e ancora militari (quali Mercogliano, Avellino, Atripalda Altavilla Irpina, Lacedonia). Proprio questi ultimi risultano più cospicui in quanto sopravvissuti meglio a terremoti, demolizioni e rifacimenti. La rassegna delle sporadiche architetture superstiti in Irpinia, seppure non esaustiva, amplia allora le conoscenze su un patrimonio ancora poco indagato, evidenziando i caratteri e i segni del rinnovamento linguistico che, irradiatosi dalla capitale del regno aragonese, in quegli anni stava diffondendosi nelle province campane e in tutte le altre regioni meridionali. Il volume è pubblicato nell'ambito delle ricerca co-finanziata dal MIUR nel 2003 (coordinatore nazionale Cesare Cundari), dal titolo: Verso un rpertorio dell'architettura catalana.
Architettura di influenza catalana in provincia di Avellino
MESSINA, BARBARA
2005
Abstract
Il presente contributo, parte integrante di un più ampio lavoro volto alla definizione di un repertorio dell’architettura catalana nell’Italia Meridonale, indaga sulla provincia di Avellino dove in epoca aragonese - con esclusione del capoluogo stesso - si assiste come per il resto del Sud Italia al rilancio delle attività economiche e della vita culturale ed artistica. In merito alla produzione architettonica di età aragonese Avellino e l’Irpinia non conservano, in termini quantitativi, episodi ugualmente significativi rispetto alle altre province del Meridione. Fenomeno, questo, dovuto ad una serie di concause, quali le continue distruzioni indotte dai fenomeni sismici, o ancora l’inaridimento culturale ingeneratosi per effetto delle complesse vicissitudini storico-politiche che certo non favorirono l’esplosione di manifestazioni artistiche rilevanti. Non molto numerosi dunque, seppure notevolmente interessanti, sono gli elementi architettonici propriamente catalani rinvenuti in provincia di Avellino. Episodi tutti frammentari e spesso inglobati in strutture più complesse, che mostrano tuttavia chiaramente l’adozione di alcuni caratteri e segni tipici di quell’arte propria del Rinascimento campano. L’analisi del repertorio rinvenuto in provincia di Avellino, talora anche inedito rispetto alle conoscenze già consolidate, si sofferma quindi, attraverso descrizioni geometrico-formali e analisi grafico-configurative, sugli episodi più significativi: da quelli religiosi (come la chiesa di S. Pietro ad Ariano Irpino, o la chiesa di Trevico), a quelli civili (quali il palazzo dell’ex Dogana, a Mercogliano, il palazzo Comitale ad Altavilla Irpina, o il palazzo Ricciardelli ad Aiello del Sabato) e ancora militari (quali Mercogliano, Avellino, Atripalda Altavilla Irpina, Lacedonia). Proprio questi ultimi risultano più cospicui in quanto sopravvissuti meglio a terremoti, demolizioni e rifacimenti. La rassegna delle sporadiche architetture superstiti in Irpinia, seppure non esaustiva, amplia allora le conoscenze su un patrimonio ancora poco indagato, evidenziando i caratteri e i segni del rinnovamento linguistico che, irradiatosi dalla capitale del regno aragonese, in quegli anni stava diffondendosi nelle province campane e in tutte le altre regioni meridionali. Il volume è pubblicato nell'ambito delle ricerca co-finanziata dal MIUR nel 2003 (coordinatore nazionale Cesare Cundari), dal titolo: Verso un rpertorio dell'architettura catalana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.