Il Blandin de Cornoalha è un romanzo di 2394 ottosillabi a rima piatta, composto intorno al 1350 da un autore sconosciuto e copiato da uno scriba, probabilmente italiano, non molto tempo dopo. Il componimento ci è stato tramandato da un solo manoscritto del XIV secolo, conservato nella Biblioteca Nazionale e Universitaria di Torino. Diversi studiosi si sono occupati di questo breve romanzo affrontando i vari e complessi problemi non solo linguistici ma anche tematici e stilistici che il componimento presenta numerosi, arrivando, nella maggior parte dei casi, a conclusioni non sempre soddisfacenti e soprattutto lusinghiere. La questione primaria posta dal Blandin nasce proprio dall’enorme divario tra struttura compositiva e stile. L’ossatura del romanzo appare ben articolata e racchiude un’organizzazione logica del racconto in cui la raffinata tecnica dell’entrelacement è sostituita da una struttura schematica più agevole per la memorizzazione del componimento, che ricorda quella presente nei testi epici di sicura diffusione orale. A questa struttura così ben elaborata si contrappone in modo che potremmo definire antitetico, l’estrema semplicità e l’utilizzo di un linguaggio scarno e ripetitivo che ci inducono a meditare bene sull’origine linguistica dell’anonimo autore e sulla sua esistenza. Fino ad oggi, la maggior parte degli studiosi che si sono occupati di questo romanzo ha studiato la lingua del componimento separandola completamente dal contenuto e dalla struttura complessiva. Ma così come matière, sen et conjointure non possono essere divisi, allo stesso modo tutti gli elementi componenziali del testo: tema, trama, struttura e lingua, non possono essere studiati indipendentemente perché strettamente correlati.
Il Blandin de Cornoalha: riflessioni sulla lingua
GALANO, Sabrina
2003
Abstract
Il Blandin de Cornoalha è un romanzo di 2394 ottosillabi a rima piatta, composto intorno al 1350 da un autore sconosciuto e copiato da uno scriba, probabilmente italiano, non molto tempo dopo. Il componimento ci è stato tramandato da un solo manoscritto del XIV secolo, conservato nella Biblioteca Nazionale e Universitaria di Torino. Diversi studiosi si sono occupati di questo breve romanzo affrontando i vari e complessi problemi non solo linguistici ma anche tematici e stilistici che il componimento presenta numerosi, arrivando, nella maggior parte dei casi, a conclusioni non sempre soddisfacenti e soprattutto lusinghiere. La questione primaria posta dal Blandin nasce proprio dall’enorme divario tra struttura compositiva e stile. L’ossatura del romanzo appare ben articolata e racchiude un’organizzazione logica del racconto in cui la raffinata tecnica dell’entrelacement è sostituita da una struttura schematica più agevole per la memorizzazione del componimento, che ricorda quella presente nei testi epici di sicura diffusione orale. A questa struttura così ben elaborata si contrappone in modo che potremmo definire antitetico, l’estrema semplicità e l’utilizzo di un linguaggio scarno e ripetitivo che ci inducono a meditare bene sull’origine linguistica dell’anonimo autore e sulla sua esistenza. Fino ad oggi, la maggior parte degli studiosi che si sono occupati di questo romanzo ha studiato la lingua del componimento separandola completamente dal contenuto e dalla struttura complessiva. Ma così come matière, sen et conjointure non possono essere divisi, allo stesso modo tutti gli elementi componenziali del testo: tema, trama, struttura e lingua, non possono essere studiati indipendentemente perché strettamente correlati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.