La tutela penale dell’ordine pubblico impone iin via preliminare la individuazione dei fondamenti e dei limiti di un’indagine in cui diventa necessaria la risoluzione dei rapporti tra diritto politico penale e diritto penale come strumento di protezione della politica. Il modello politico del delitto, anche quello comune, contro lo Stato, l’uso politico del diritto e la conseguente eticizzazione dello strumento penale in funzione autoritaria trovano la loro origine proprio nella estrema manipolabilità concettuale di un bene, l’ordine pubblico, che necessita di una sua rivisitazione in termini di ordinata dimensione empirico normativa nell’ambito di un diritto penale politico orientato a valori costituzionali e necessario alla costruzione di un ordinamento sicuramente democratico. Rispetto ad un tale scenario, allora la dissoluzione del poliedrico concetto di ordine pubblico nelle specifiche opzioni giuridico-settoriali ora di stampo civilistico, ora di stampo pubblicistico-penalistico segnano la presa d’atto di un processo di chiara concretizzazione dell’ordine pubblico che, sin dalla ricerca civilistica di una normatività determinabile di un ordine pubblico ideale, porta alla individuazione di un oggetto della tutela penale nelle sue articolazioni afferrabili e materialmente percepibili di stampo personalistico e costituzionalmente compatibile. L’analisi strutturale delle fattispecie istigatorie, associative e di attentato conferma problemi di apparente dinamismo, di tipicità inafferrabile e di panpenalismo simbolico che necessitano di una revisione attraverso la necessaria elaborazione di un concetto costituzionale di ordine pubblico che, espressione di una ordinata materialità, esalti la quiete collettiva come bene giuridico penale di riferimento e, in funzione critica, si riveli capace di ispirare una opzione legislativa espressione razionale di un riformismo non emergenziale.

Tutela penale dell’ordine pubblico e teleologismo dei valori costituzionali: ambiti e prospettive di un riformismo razionale

SESSA, Antonino
2007-01-01

Abstract

La tutela penale dell’ordine pubblico impone iin via preliminare la individuazione dei fondamenti e dei limiti di un’indagine in cui diventa necessaria la risoluzione dei rapporti tra diritto politico penale e diritto penale come strumento di protezione della politica. Il modello politico del delitto, anche quello comune, contro lo Stato, l’uso politico del diritto e la conseguente eticizzazione dello strumento penale in funzione autoritaria trovano la loro origine proprio nella estrema manipolabilità concettuale di un bene, l’ordine pubblico, che necessita di una sua rivisitazione in termini di ordinata dimensione empirico normativa nell’ambito di un diritto penale politico orientato a valori costituzionali e necessario alla costruzione di un ordinamento sicuramente democratico. Rispetto ad un tale scenario, allora la dissoluzione del poliedrico concetto di ordine pubblico nelle specifiche opzioni giuridico-settoriali ora di stampo civilistico, ora di stampo pubblicistico-penalistico segnano la presa d’atto di un processo di chiara concretizzazione dell’ordine pubblico che, sin dalla ricerca civilistica di una normatività determinabile di un ordine pubblico ideale, porta alla individuazione di un oggetto della tutela penale nelle sue articolazioni afferrabili e materialmente percepibili di stampo personalistico e costituzionalmente compatibile. L’analisi strutturale delle fattispecie istigatorie, associative e di attentato conferma problemi di apparente dinamismo, di tipicità inafferrabile e di panpenalismo simbolico che necessitano di una revisione attraverso la necessaria elaborazione di un concetto costituzionale di ordine pubblico che, espressione di una ordinata materialità, esalti la quiete collettiva come bene giuridico penale di riferimento e, in funzione critica, si riveli capace di ispirare una opzione legislativa espressione razionale di un riformismo non emergenziale.
2007
9788849512441
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