Avvalendosi di documentazione inedita o poco nota l'autrice si sofferma sulla politica portata avanti prima dagli Asburgo d'Austria, poi dai Borbone, per la sicurezza del Mezzogiorno d'Italia e dei suoi traffici commerciali. Carlo di Borbone si era orientato verso la formazione di una flottiglia leggera e veloce, affidata al luogotenente Michele Reggio, piuttosto che verso la creazione di una squadra da guerra, in competizione con quella in navigazione nel Mediterraneo: una squadra, quest'ultima, voluta successivamente da John Acton, direttore della Real Segreteria di Marina nel 1778, e poco adatta alle esigenze difensive del Regno. La marina napoletana, infatti, non disponeva di un numero eccessivo di uomini per la concorrrenza esercitata dagli armatori stranieri, che garantivano protezione sia agli equipaggi che al carico, e di porti adatti ad accogliere una flotta così imponente come quella borbonica. Acton seguiva un obiettivo preciso, l'abbandono della politica filospagnola e filofrancese, a tutto vantaggio di un asse privilegiato con l'Austria e la sua eterna alleata, l'inghilterra. E molti erano gli intellettuali (dal Vivenzio al Cuoco, dal Galiani al Filangieri, al Galanti) che ritenevano inadeguata quella marina nello scenario mediterraneo, dominato non certo dai grossi legni della flotta actoniana, ma da piccole e veloci imbarcazioni, che effettuavano prede frequenti a danno della navigazione napoletana.
Il Mezzogiorno d'Italia e il mare: problemi difensivi nel Settecento
MAFRICI, Mirella Vera Antonia
2007-01-01
Abstract
Avvalendosi di documentazione inedita o poco nota l'autrice si sofferma sulla politica portata avanti prima dagli Asburgo d'Austria, poi dai Borbone, per la sicurezza del Mezzogiorno d'Italia e dei suoi traffici commerciali. Carlo di Borbone si era orientato verso la formazione di una flottiglia leggera e veloce, affidata al luogotenente Michele Reggio, piuttosto che verso la creazione di una squadra da guerra, in competizione con quella in navigazione nel Mediterraneo: una squadra, quest'ultima, voluta successivamente da John Acton, direttore della Real Segreteria di Marina nel 1778, e poco adatta alle esigenze difensive del Regno. La marina napoletana, infatti, non disponeva di un numero eccessivo di uomini per la concorrrenza esercitata dagli armatori stranieri, che garantivano protezione sia agli equipaggi che al carico, e di porti adatti ad accogliere una flotta così imponente come quella borbonica. Acton seguiva un obiettivo preciso, l'abbandono della politica filospagnola e filofrancese, a tutto vantaggio di un asse privilegiato con l'Austria e la sua eterna alleata, l'inghilterra. E molti erano gli intellettuali (dal Vivenzio al Cuoco, dal Galiani al Filangieri, al Galanti) che ritenevano inadeguata quella marina nello scenario mediterraneo, dominato non certo dai grossi legni della flotta actoniana, ma da piccole e veloci imbarcazioni, che effettuavano prede frequenti a danno della navigazione napoletana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.