L’occasione di una nuova storia del Risorgimento permette di approfondire il problema della politicizzazione del mezzogiorno ottocentesco e della relazione tra questo fenomeno a la fine delle Due Sicilie. Anche una prospettiva limitata alla sola provincia di Salerno può offrire un tassello importante allo studio di questo fenomeno, grazie alla considerevole disponibilità di nuovi archivi familiari o alla riorganizzazione dei documenti delle istituzioni pubbliche. E così si pone il problema dell’origine e delle caratteristiche di questo movimento e del suo incrocio con la nascente modernizzazione politica del Regno meridionale. Ci sono, all’interno dei processi politici, culturali e territoriali del Mezzogiorno differenze profonde e percorsi originali. È evidente la maggiore debolezza di modelli d’impegno, come quello del volontariato, rispetto alla Pianura Padana che fu al centro di quasi tutte le campagne risorgimentali. In realtà, una ricerca attenta sulle diverse aree del sud, può svelare un’articolazione che consente di guardare con maggiore chiarezza alle infinite sfaccettature di questi fenomeni e dei loro contorni politici, istituzionali ed ideologici. Il caso del ’60 è quello che ci consente di studiare con maggiore precisione lo sviluppo di questo movimento e soprattutto le sue origini per la la grande mole di testimonianze, documenti e cronache disponibili. Nell’insieme di sentimenti e passioni di quella stagione e nella successiva produzione di memoria c’erano le basi di un martirologio nazionale, di tanti riferimenti nell’immaginario artistico, culturale e mentale che formò le basi dello Stato unitario per decenni, ma anche una documentazione tale da consentire di fermare questo momento per risalirne le radici alla ricerca, appunto, di una tradizione politica.
La "Nazione armata". Cambio di regime e tradizione politica nel salernitano del 1860
PINTO, CARMINE
2008
Abstract
L’occasione di una nuova storia del Risorgimento permette di approfondire il problema della politicizzazione del mezzogiorno ottocentesco e della relazione tra questo fenomeno a la fine delle Due Sicilie. Anche una prospettiva limitata alla sola provincia di Salerno può offrire un tassello importante allo studio di questo fenomeno, grazie alla considerevole disponibilità di nuovi archivi familiari o alla riorganizzazione dei documenti delle istituzioni pubbliche. E così si pone il problema dell’origine e delle caratteristiche di questo movimento e del suo incrocio con la nascente modernizzazione politica del Regno meridionale. Ci sono, all’interno dei processi politici, culturali e territoriali del Mezzogiorno differenze profonde e percorsi originali. È evidente la maggiore debolezza di modelli d’impegno, come quello del volontariato, rispetto alla Pianura Padana che fu al centro di quasi tutte le campagne risorgimentali. In realtà, una ricerca attenta sulle diverse aree del sud, può svelare un’articolazione che consente di guardare con maggiore chiarezza alle infinite sfaccettature di questi fenomeni e dei loro contorni politici, istituzionali ed ideologici. Il caso del ’60 è quello che ci consente di studiare con maggiore precisione lo sviluppo di questo movimento e soprattutto le sue origini per la la grande mole di testimonianze, documenti e cronache disponibili. Nell’insieme di sentimenti e passioni di quella stagione e nella successiva produzione di memoria c’erano le basi di un martirologio nazionale, di tanti riferimenti nell’immaginario artistico, culturale e mentale che formò le basi dello Stato unitario per decenni, ma anche una documentazione tale da consentire di fermare questo momento per risalirne le radici alla ricerca, appunto, di una tradizione politica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.