La crisi economico-finanziaria degli ultimi anni ha posto in discussione la capacità dei mercati finanziari di autoregolamentarsi e l’adeguatezza delle regole esistenti a controllare la crisi e ha sollevato l’esigenza di interventi risolutivi della Comunità degli Stati nel suo insieme. In questa prospettiva, il lavoro esamina i risultati conseguiti dal G8 e dal G20 in materia economica e finanziaria negli ultimi Vertici mondiali, soffermandosi al contempo sulla questione della natura giuridica di tali riunioni “istituzionalizzate”. L’attuazione dei “collective committments”, lasciata alla spontanea osservanza da parte degli Stati, appare come una soluzione debole. La proposta di elaborare i cc.dd. global legal standards, basati su un ampio consenso a livello internazionale, deve essere quindi verificata nella prassi. Il lavoro intende dimostrare che la global economic governance richiede l’inaugurazione di una nuova fase di sviluppo del diritto internazionale con nuovi attori e regole (anche di soft law) in grado di incidere efficacemente sugli equilibri economico-finanziari globali. In quest’ottica viene esaminata l’istituzione del Financial Stability Board (FSB) quale organismo permanente di controllo e di allarme preventiva. L’esperienza degli standard promossi dal Comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria appare paradigmatica per il carattere “highly influential” di tali regole. Nell’ottica della compliance, non è senza significato che gli standard elaborati dagli Stati abbiano quali destinatari materiali o beneficiari gli operatori privati che sono al contempo portatori di un interesse generale (c.d. erga omnes) al loro rispetto.
Il G8/G20 economico-finanziario
MARRANI, DANIELA
2010-01-01
Abstract
La crisi economico-finanziaria degli ultimi anni ha posto in discussione la capacità dei mercati finanziari di autoregolamentarsi e l’adeguatezza delle regole esistenti a controllare la crisi e ha sollevato l’esigenza di interventi risolutivi della Comunità degli Stati nel suo insieme. In questa prospettiva, il lavoro esamina i risultati conseguiti dal G8 e dal G20 in materia economica e finanziaria negli ultimi Vertici mondiali, soffermandosi al contempo sulla questione della natura giuridica di tali riunioni “istituzionalizzate”. L’attuazione dei “collective committments”, lasciata alla spontanea osservanza da parte degli Stati, appare come una soluzione debole. La proposta di elaborare i cc.dd. global legal standards, basati su un ampio consenso a livello internazionale, deve essere quindi verificata nella prassi. Il lavoro intende dimostrare che la global economic governance richiede l’inaugurazione di una nuova fase di sviluppo del diritto internazionale con nuovi attori e regole (anche di soft law) in grado di incidere efficacemente sugli equilibri economico-finanziari globali. In quest’ottica viene esaminata l’istituzione del Financial Stability Board (FSB) quale organismo permanente di controllo e di allarme preventiva. L’esperienza degli standard promossi dal Comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria appare paradigmatica per il carattere “highly influential” di tali regole. Nell’ottica della compliance, non è senza significato che gli standard elaborati dagli Stati abbiano quali destinatari materiali o beneficiari gli operatori privati che sono al contempo portatori di un interesse generale (c.d. erga omnes) al loro rispetto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.