Con questo studio – condotto su fonti statistiche e documentarie di diversa matrice («Istat», «Confindustria», «Assocarta», «IPI, «Aida») – abbiamo inteso tracciare le linee evolutive del processo che ha condotto all’attuale conformazione dell’industria cartaria italiana, meridionale e, più specificamente, salernitana. Infatti, riteniamo che proprio nelle pieghe di un processo storico di lungo periodo sia possibile cogliere le ragioni strutturali alla base dell’attuale, composita morfologia del settore, i suoi punti di forza, le sua aree critiche, le sue tendenze evolutive. Industria di antica tradizione e forte radicamento nel territorio, quella cartaria avrebbe accompagnato, nel corso di diversi secoli, le vicende evolutive dell’intero comparto manifatturiero salernitano. Impiantata nel basso Medio Evo in vari centri della penisola amalfitana, l’industria cartaria conobbe una prima stagione di fioritura in età aragonese e spagnola, grazie ad una serie di provvidenze fiscali e ad una politica di favore da parte dei governi. Tra il XVIII e il XIX secolo - in un contesto di forte evoluzione tecnologica, dettata dai tempi della incipiente rivoluzione industriale - le attrezzature delle cartiere salernitane rimasero ancorate a metodi di produzione tradizionali, il che era esemplificativo di una inadeguatezza a rispondere ad un tipo di domanda nuova, meno sensibile alla qualità e più attenta al fattore-prezzo. Nel corso dell’Ottocento, dopo i coraggiosi tentativi riformistici dei napoleonidi, il governo borbonico, con i suoi ambivalenti provvedimenti di politica economica, sottopose l’industria cartaria salernitana a continui stop and go. Tuttavia, se fino all’unificazione l’industria cartaria salernitana aveva mantenuto una posizione di leadership nel contesto nazionale, a partire dagli anni Settanta essa avrebbe progressivamente visto erodere tale primato a favore di altre realtà regionali. Questo trend regressivo sarebbe durato fin oltre il «Ventennio» fascista, allorquando fu creato, essenzialmente per fini propagandistici, l’Ente Nazionale per la Cellulosa e per la Carta. Un’analisi sistemica - condotta in termini di addetti, unità locali. valore aggiunto e «quozienti di specializzazione» - testimonia una ripresa del settore cartario e cartografico meridionale nel periodo del «miracolo economico» ed una situazione di «disagio competitivo» nei primi anni ’70, per effetto della congiuntura recessiva innescata dagli schock petroliferi. Pur rappresentando oggi un comparto capital-intensive, fortemente esposto agli urti degli alti costi dell’energia e al confronto con i più agguerriti competitors internazionali, la dinamica dell’offerta dimostra una sostanziale tenuta produttiva del settore, in termini sia assoluti sia di partecipazione al PIL, nazionale e provinciale.

L'industria della carta, del cartone e dell'editoria

SANTILLO, Marco
2009-01-01

Abstract

Con questo studio – condotto su fonti statistiche e documentarie di diversa matrice («Istat», «Confindustria», «Assocarta», «IPI, «Aida») – abbiamo inteso tracciare le linee evolutive del processo che ha condotto all’attuale conformazione dell’industria cartaria italiana, meridionale e, più specificamente, salernitana. Infatti, riteniamo che proprio nelle pieghe di un processo storico di lungo periodo sia possibile cogliere le ragioni strutturali alla base dell’attuale, composita morfologia del settore, i suoi punti di forza, le sua aree critiche, le sue tendenze evolutive. Industria di antica tradizione e forte radicamento nel territorio, quella cartaria avrebbe accompagnato, nel corso di diversi secoli, le vicende evolutive dell’intero comparto manifatturiero salernitano. Impiantata nel basso Medio Evo in vari centri della penisola amalfitana, l’industria cartaria conobbe una prima stagione di fioritura in età aragonese e spagnola, grazie ad una serie di provvidenze fiscali e ad una politica di favore da parte dei governi. Tra il XVIII e il XIX secolo - in un contesto di forte evoluzione tecnologica, dettata dai tempi della incipiente rivoluzione industriale - le attrezzature delle cartiere salernitane rimasero ancorate a metodi di produzione tradizionali, il che era esemplificativo di una inadeguatezza a rispondere ad un tipo di domanda nuova, meno sensibile alla qualità e più attenta al fattore-prezzo. Nel corso dell’Ottocento, dopo i coraggiosi tentativi riformistici dei napoleonidi, il governo borbonico, con i suoi ambivalenti provvedimenti di politica economica, sottopose l’industria cartaria salernitana a continui stop and go. Tuttavia, se fino all’unificazione l’industria cartaria salernitana aveva mantenuto una posizione di leadership nel contesto nazionale, a partire dagli anni Settanta essa avrebbe progressivamente visto erodere tale primato a favore di altre realtà regionali. Questo trend regressivo sarebbe durato fin oltre il «Ventennio» fascista, allorquando fu creato, essenzialmente per fini propagandistici, l’Ente Nazionale per la Cellulosa e per la Carta. Un’analisi sistemica - condotta in termini di addetti, unità locali. valore aggiunto e «quozienti di specializzazione» - testimonia una ripresa del settore cartario e cartografico meridionale nel periodo del «miracolo economico» ed una situazione di «disagio competitivo» nei primi anni ’70, per effetto della congiuntura recessiva innescata dagli schock petroliferi. Pur rappresentando oggi un comparto capital-intensive, fortemente esposto agli urti degli alti costi dell’energia e al confronto con i più agguerriti competitors internazionali, la dinamica dell’offerta dimostra una sostanziale tenuta produttiva del settore, in termini sia assoluti sia di partecipazione al PIL, nazionale e provinciale.
2009
9788888813691
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/2281286
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