Il saggio si interroga sulle diverse modalità con le quali gli storici francesi dell’architettura, attivi nella seconda metà del XIX secolo, hanno affrontato lo studio delle opere d’arte del passato e in particolare dell’architettura bizantina. Molto prima della stesura della sua celebre “Storia dell'architettura”, Auguste Choisy considerava già la produzione artistica bizantina come un argomento di studio ancora in parte sconosciuto ma senza dubbio molto stimolante, come lo testimoniano la sua missione in Turchia effettuata verso la metà degli anni ‘70, la pubblicazione nel 1876 del diario di viaggio e, alcuni anni più tardi, del libro L’art de bâtir chez les Byzantins (1883). Altri storici francesi – Ramée, Viollet-le-Duc, Magne, per citare solamente i più autorevoli ed influenti – si erano avvicinati prima di lui all’architettura bizantina, ma non vi avevano attribuito la stessa importanza. Ciò che distingue l'approccio di Choisy rispetto a quello dei colleghi che l’hanno preceduto, è soprattutto il suo metodo storico rigoroso, enunciato chiaramente fin dall'inizio del suo testo del 1883. Choisy spiega infatti al lettore l'oggetto del suo studio, le sue ipotesi interpretative, il suo punto di osservazione così come il suo metodo di analisi. L'opzione adottata di organizzare ed articolare l'analisi dell'architettura bizantina attorno all'evoluzione del sistema voltato – che diventa così la chiave di lettura del progresso artistico – non ha precedenti. Attraverso lo studio della struttura dei monumenti bizantini esaminati in situ, Choisy cerca di scoprire quei “principi sempre veri” che avrebbero anche potuto, a suo avviso, “diventare nuovamente fecondi” alla sua epoca. La tradizionale finalità operativa della storia si coniuga così con obiettivi più prettamente scientifici. Se Viollet-le-Duc aveva probabilmente ammirato e celebrato l'architettura bizantina poiché vi aveva scoperto i germi dell'architettura romanica, e se la sua analisi l'aveva portato a mettere in luce, seppur timidamente, i principi costruttivi, si può affermare che Choisy abbia proseguito il cammino verso la rivalorizzazione di questa architettura, concentrandosi però su aspetti totalmente innovativi. Il suo inflessibile metodo storico, lo studio approfondito dell'organizzazione del lavoro all'epoca bizantina, la riflessione sulle qualità "meccaniche" e "costruttive" dell'architetto bizantino, ma soprattutto l'importanza attribuita alla volta, non solo in quanto procedimento costruttivo, ma soprattutto in quanto modellazione spaziale, rendono il lavoro di Choisy esemplare.

De Viollet-le-Duc à Choisy: les historiens de l'architecture français face à Byzance

TALENTI, Simona
2009-01-01

Abstract

Il saggio si interroga sulle diverse modalità con le quali gli storici francesi dell’architettura, attivi nella seconda metà del XIX secolo, hanno affrontato lo studio delle opere d’arte del passato e in particolare dell’architettura bizantina. Molto prima della stesura della sua celebre “Storia dell'architettura”, Auguste Choisy considerava già la produzione artistica bizantina come un argomento di studio ancora in parte sconosciuto ma senza dubbio molto stimolante, come lo testimoniano la sua missione in Turchia effettuata verso la metà degli anni ‘70, la pubblicazione nel 1876 del diario di viaggio e, alcuni anni più tardi, del libro L’art de bâtir chez les Byzantins (1883). Altri storici francesi – Ramée, Viollet-le-Duc, Magne, per citare solamente i più autorevoli ed influenti – si erano avvicinati prima di lui all’architettura bizantina, ma non vi avevano attribuito la stessa importanza. Ciò che distingue l'approccio di Choisy rispetto a quello dei colleghi che l’hanno preceduto, è soprattutto il suo metodo storico rigoroso, enunciato chiaramente fin dall'inizio del suo testo del 1883. Choisy spiega infatti al lettore l'oggetto del suo studio, le sue ipotesi interpretative, il suo punto di osservazione così come il suo metodo di analisi. L'opzione adottata di organizzare ed articolare l'analisi dell'architettura bizantina attorno all'evoluzione del sistema voltato – che diventa così la chiave di lettura del progresso artistico – non ha precedenti. Attraverso lo studio della struttura dei monumenti bizantini esaminati in situ, Choisy cerca di scoprire quei “principi sempre veri” che avrebbero anche potuto, a suo avviso, “diventare nuovamente fecondi” alla sua epoca. La tradizionale finalità operativa della storia si coniuga così con obiettivi più prettamente scientifici. Se Viollet-le-Duc aveva probabilmente ammirato e celebrato l'architettura bizantina poiché vi aveva scoperto i germi dell'architettura romanica, e se la sua analisi l'aveva portato a mettere in luce, seppur timidamente, i principi costruttivi, si può affermare che Choisy abbia proseguito il cammino verso la rivalorizzazione di questa architettura, concentrandosi però su aspetti totalmente innovativi. Il suo inflessibile metodo storico, lo studio approfondito dell'organizzazione del lavoro all'epoca bizantina, la riflessione sulle qualità "meccaniche" e "costruttive" dell'architetto bizantino, ma soprattutto l'importanza attribuita alla volta, non solo in quanto procedimento costruttivo, ma soprattutto in quanto modellazione spaziale, rendono il lavoro di Choisy esemplare.
2009
9788497283182
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/2293772
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