In questo saggio vengono analizzate le strutture a-metriche della poesia di Soffici, all’interno di un quadro di riferimenti teorici che l’autore, in dialettico confronto con Mengaldo ’91 e Giovannetti ’95, aveva già esposto in due suoi precedenti lavori (Pietropaoli ’94 e ’99), e che qui brevemente si riassumono. Il fenomeno del v. l. ha due principi costitutivi: istanza di libertà e impulso di dismisura – e all’interno di quest’ultimo esso può tendere o alla sovra-misura (versi lunghi e prosastici) o alla sotto-misura (versicoli). Sulla scorta di tali parametri, e avvalendosi anche del lavoro poetico di Allen Ginsberg, Pietropaoli fissa il binomio che, almeno storicamente, sembra funzionare meglio per la definizione del fenomeno versoliberistico: anarchia e verso libero (Lucini docet). La stessa fisionomia generale della poesia di Soffici – una poesia-bazar prodotta dai suoi <<occhi ubriachi>> di vita e di mondo – spiega e giustifica la mole di gran parte dei suoi versi, necessariamente lunghi e lunghissimi per poter ospitare e contenere tanto “materiale”. Ma la “metrica” sofficiana s’incardina intorno a un massimo di libertà versificatoria, e infatti oscilla dai versi lunghissimi ai versicoli, donde la definizione di verso-molla, versi cioè che il poeta allunga e accorcia a suo piacimento, sotto la spinta della svagatezza logico-sintattica che lo contraddistingue, non solo a scopo di variatio ritmica ma anche con evidenti effetti visivi di alternanza/contrapposizione di pieni e vuoti. Il modello di riferimento viene individuato nei Dix-neuf poèmes élastiques di Blaise Cendrars (con esempi inoppugnabili) – mentre in area italiana esperimenti analoghi si rintracciano in certo Govoni, Buzzi, Jahier. Nessuna norma interna sembra dunque presiedere alla costruzione dei v.l. di Soffici. Senonché, è possibile individuare degli stampi di fabbricazione in base ai quali differenziarli: versi legati (tra loro per consequenzialità logico-semantica); versi slegati, se governati da una più libera logica associativa (con i due sottocasi dei versi spezzati e dei versi-frase). Anche tra i versi brevi, infine, vengono individuate tre diverse tipologie: versi-pausa (per riprendere fiato e ridare slancio al pensiero e al respiro del poeta); versi-concetto (funzionali a trovare un punto fermo, ad arrestare per un attimo la giostra dei sensi e delle metafore); versi ritmici, che servono ad innervare lo stillicidio ritmico dell’elenco.

Appunti di metrica libera: il "verso-molla" di Soffici

PIETROPAOLI, Antonio
2009-01-01

Abstract

In questo saggio vengono analizzate le strutture a-metriche della poesia di Soffici, all’interno di un quadro di riferimenti teorici che l’autore, in dialettico confronto con Mengaldo ’91 e Giovannetti ’95, aveva già esposto in due suoi precedenti lavori (Pietropaoli ’94 e ’99), e che qui brevemente si riassumono. Il fenomeno del v. l. ha due principi costitutivi: istanza di libertà e impulso di dismisura – e all’interno di quest’ultimo esso può tendere o alla sovra-misura (versi lunghi e prosastici) o alla sotto-misura (versicoli). Sulla scorta di tali parametri, e avvalendosi anche del lavoro poetico di Allen Ginsberg, Pietropaoli fissa il binomio che, almeno storicamente, sembra funzionare meglio per la definizione del fenomeno versoliberistico: anarchia e verso libero (Lucini docet). La stessa fisionomia generale della poesia di Soffici – una poesia-bazar prodotta dai suoi <> di vita e di mondo – spiega e giustifica la mole di gran parte dei suoi versi, necessariamente lunghi e lunghissimi per poter ospitare e contenere tanto “materiale”. Ma la “metrica” sofficiana s’incardina intorno a un massimo di libertà versificatoria, e infatti oscilla dai versi lunghissimi ai versicoli, donde la definizione di verso-molla, versi cioè che il poeta allunga e accorcia a suo piacimento, sotto la spinta della svagatezza logico-sintattica che lo contraddistingue, non solo a scopo di variatio ritmica ma anche con evidenti effetti visivi di alternanza/contrapposizione di pieni e vuoti. Il modello di riferimento viene individuato nei Dix-neuf poèmes élastiques di Blaise Cendrars (con esempi inoppugnabili) – mentre in area italiana esperimenti analoghi si rintracciano in certo Govoni, Buzzi, Jahier. Nessuna norma interna sembra dunque presiedere alla costruzione dei v.l. di Soffici. Senonché, è possibile individuare degli stampi di fabbricazione in base ai quali differenziarli: versi legati (tra loro per consequenzialità logico-semantica); versi slegati, se governati da una più libera logica associativa (con i due sottocasi dei versi spezzati e dei versi-frase). Anche tra i versi brevi, infine, vengono individuate tre diverse tipologie: versi-pausa (per riprendere fiato e ridare slancio al pensiero e al respiro del poeta); versi-concetto (funzionali a trovare un punto fermo, ad arrestare per un attimo la giostra dei sensi e delle metafore); versi ritmici, che servono ad innervare lo stillicidio ritmico dell’elenco.
2009
9788820742591
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/2297149
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