Il primo obiettivo di questo contributo è quello di apportare dati empirici all‘affermazione teorica della relativa predominanza della predicazione nominale negli usi del parlato dell‘italiano contemporaneo, se confrontato con gli usi scritti. In ciò siamo confortati dalle conclusioni dei due nostri precedenti lavori sul LIP. Anche in quest‘occasione, infatti, appare come, almeno a questi livelli di frequenza, il ruolo delle forme nominali, in un‘articolazione tipologica e strutturale complessa, sia più determinante di quanto il solo computo complessivo per lemmi facesse apparire. In particolare, le costruzioni a verbo supporto costituiscono una forma di modulazione sintattica privilegiata e, soprattutto, rappresentano una realtà statisticamente fortemente significativa e, quindi, il ruolo predicativo dei nomi ad esse correlate appare esaltato. A parte l‘uso di forme nominali che si realizzano esclusivamente in forme di frase a supporto (ad esempio: bisogno), nell‘assoluta maggioranza dei casi analizzati, le costruzioni a supporto sono statisticamente dominanti rispetto agli altri usi concorrenti. Il secondo obiettivo è quello di costruire una grammatica locale delle forme lessicali di sentimento. In particolare, pensiamo alle procedure legate ai Dizionari Elettronici e a quelle fondate sugli Automi Finiti. Per quanto riguarda i primi, si riconosce che tre sono i caratteri fondamentali dei dizionari elettronici che li distinguono dai dizionari cartacei (oggi anche digitalizzati) comuni: (relativa) completezza, esplicitezza e legame con i programmi di trattamento automatico. La prima si giustifica sulla base della considerazione per la quale ogni perdita di informazione concernente le parole di un testo si trasforma in una potenziale perdita di capacità di analisi del testo. La seconda si giustifica sulla base del fatto che nulla è evidente e noto alla macchina, ragione per la quale tutto deve essere esplicitato e reso chiaro. Infine, tutte le informazioni accumulate devono essere in un formato coerente che segua sempre e comunque gli stessi standard, sia per quanto riguarda la forma dell‘entrata lessicale, sia per quanto riguarda la sequenza delle informazioni ad essa associate. Per quanto concerne le applicazioni degli Automi Finiti, ricorderemo che un automa finito è un sistema che può assumere un numero finito di stati, uno di questi stati è distinto ed è definito stato iniziale, un altro è definito stato terminale. L‘automa ha la proprietà di poter leggere, uno dopo l‘altro, i simboli di una sequenza costruita su un certo vocabolario: quando l‘automa ha letto un simbolo può passare allo stato successivo, cioè cambiare di stato, ma il nuovo stato assunto dipende sia dal simbolo letto sia dallo stato nel quale si trovava al momento della lettura. Gli automi finiti, quindi, consentono di rappresentare, in generale, dei linguaggi che sono costituiti da insiemi di sequenze riconosciute dall‘automa, in particolare essi sono impiegati per rappresentare le grammatiche locali di soluzioni combinatorie rintracciabili nei testi trattati automaticamente. Il terzo obiettivo di questo contributo è quello di affrontare la questione relativa alla dissimmetria tra piano della forma e piano del senso in termini di un‘indagine empirica fondata su un corpus del parlato dell‘italiano di dimensioni quantitative e qualitative importanti (LIP). Infine: il campione è dato da forme lessicali di sentimento. In particolare, si analizzano i lemmi ansia e angoscia e le forme a esse correlate (ansia, ansiosoangoscia, angosciare, angosciarsi, angosciante, angoscioso).

Predicazione nominale negli usi dell'italiano parlato. L'esempio delle forme lessicali di "sentimento"

D'AGOSTINO, Emilio
2009-01-01

Abstract

Il primo obiettivo di questo contributo è quello di apportare dati empirici all‘affermazione teorica della relativa predominanza della predicazione nominale negli usi del parlato dell‘italiano contemporaneo, se confrontato con gli usi scritti. In ciò siamo confortati dalle conclusioni dei due nostri precedenti lavori sul LIP. Anche in quest‘occasione, infatti, appare come, almeno a questi livelli di frequenza, il ruolo delle forme nominali, in un‘articolazione tipologica e strutturale complessa, sia più determinante di quanto il solo computo complessivo per lemmi facesse apparire. In particolare, le costruzioni a verbo supporto costituiscono una forma di modulazione sintattica privilegiata e, soprattutto, rappresentano una realtà statisticamente fortemente significativa e, quindi, il ruolo predicativo dei nomi ad esse correlate appare esaltato. A parte l‘uso di forme nominali che si realizzano esclusivamente in forme di frase a supporto (ad esempio: bisogno), nell‘assoluta maggioranza dei casi analizzati, le costruzioni a supporto sono statisticamente dominanti rispetto agli altri usi concorrenti. Il secondo obiettivo è quello di costruire una grammatica locale delle forme lessicali di sentimento. In particolare, pensiamo alle procedure legate ai Dizionari Elettronici e a quelle fondate sugli Automi Finiti. Per quanto riguarda i primi, si riconosce che tre sono i caratteri fondamentali dei dizionari elettronici che li distinguono dai dizionari cartacei (oggi anche digitalizzati) comuni: (relativa) completezza, esplicitezza e legame con i programmi di trattamento automatico. La prima si giustifica sulla base della considerazione per la quale ogni perdita di informazione concernente le parole di un testo si trasforma in una potenziale perdita di capacità di analisi del testo. La seconda si giustifica sulla base del fatto che nulla è evidente e noto alla macchina, ragione per la quale tutto deve essere esplicitato e reso chiaro. Infine, tutte le informazioni accumulate devono essere in un formato coerente che segua sempre e comunque gli stessi standard, sia per quanto riguarda la forma dell‘entrata lessicale, sia per quanto riguarda la sequenza delle informazioni ad essa associate. Per quanto concerne le applicazioni degli Automi Finiti, ricorderemo che un automa finito è un sistema che può assumere un numero finito di stati, uno di questi stati è distinto ed è definito stato iniziale, un altro è definito stato terminale. L‘automa ha la proprietà di poter leggere, uno dopo l‘altro, i simboli di una sequenza costruita su un certo vocabolario: quando l‘automa ha letto un simbolo può passare allo stato successivo, cioè cambiare di stato, ma il nuovo stato assunto dipende sia dal simbolo letto sia dallo stato nel quale si trovava al momento della lettura. Gli automi finiti, quindi, consentono di rappresentare, in generale, dei linguaggi che sono costituiti da insiemi di sequenze riconosciute dall‘automa, in particolare essi sono impiegati per rappresentare le grammatiche locali di soluzioni combinatorie rintracciabili nei testi trattati automaticamente. Il terzo obiettivo di questo contributo è quello di affrontare la questione relativa alla dissimmetria tra piano della forma e piano del senso in termini di un‘indagine empirica fondata su un corpus del parlato dell‘italiano di dimensioni quantitative e qualitative importanti (LIP). Infine: il campione è dato da forme lessicali di sentimento. In particolare, si analizzano i lemmi ansia e angoscia e le forme a esse correlate (ansia, ansiosoangoscia, angosciare, angosciarsi, angosciante, angoscioso).
2009
9788895044835
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/2297186
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