L'articolo ricostruisce la quadriennale attività della Rondinella, il pugnace settimanale fondato da Francesco Mastriani, celebre autore di molte opere tra cui "La cieca di Sorrento" e "Il ventre di Napoli", coadiuvato dai fratelli Giuseppe e Ferdinando oltre a una nutrita schiera di collaboratori tutti impegnati nel comune scopo di diffondere la cultura nel popolo. La Rondinella non si prefiggeva di intervenire soltanto sul teatro, ma ampliò la discussione all'attualità, alla politica, alla letteratura e all'arte. Riservò, tuttavia, al teatro ben due specifiche rubriche: la prima intitolata "la piccionaia" (tanto per sottolineare metaforicamente il punto di vista ideologico, essendo la piccionaia il tradizionale luogo d'assise del pubblico popolare) e "teatri esteri". Il teatro restò sempre, nella coscienza dei redattori di formazione ideale socialista, un mezzo fondamentale per l'educazione e l'emancipazione dalla subalternità culturale. Il fine dell'arte dichiarò Francesco Mastriani, non è il bello: esso viene posto costantemente in relazione con la morale. Il genere teatrale prediletto, come affermò Giuseppe Mastriani, era il genere serio da considerarsi superiore a quello ridicolo. Si stigmatizzava, non di meno, l'imitazione dei modelli francesi impostisi ovunque, come un segno della mancanza di originalità nei giovani autori italiani.

La Rondinella. Giornale letterario artistico teatrale.

INNAMORATI, Isabella
2009-01-01

Abstract

L'articolo ricostruisce la quadriennale attività della Rondinella, il pugnace settimanale fondato da Francesco Mastriani, celebre autore di molte opere tra cui "La cieca di Sorrento" e "Il ventre di Napoli", coadiuvato dai fratelli Giuseppe e Ferdinando oltre a una nutrita schiera di collaboratori tutti impegnati nel comune scopo di diffondere la cultura nel popolo. La Rondinella non si prefiggeva di intervenire soltanto sul teatro, ma ampliò la discussione all'attualità, alla politica, alla letteratura e all'arte. Riservò, tuttavia, al teatro ben due specifiche rubriche: la prima intitolata "la piccionaia" (tanto per sottolineare metaforicamente il punto di vista ideologico, essendo la piccionaia il tradizionale luogo d'assise del pubblico popolare) e "teatri esteri". Il teatro restò sempre, nella coscienza dei redattori di formazione ideale socialista, un mezzo fondamentale per l'educazione e l'emancipazione dalla subalternità culturale. Il fine dell'arte dichiarò Francesco Mastriani, non è il bello: esso viene posto costantemente in relazione con la morale. Il genere teatrale prediletto, come affermò Giuseppe Mastriani, era il genere serio da considerarsi superiore a quello ridicolo. Si stigmatizzava, non di meno, l'imitazione dei modelli francesi impostisi ovunque, come un segno della mancanza di originalità nei giovani autori italiani.
2009
9788878704411
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/2600568
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