Nelle Letters from Italy (1776), l’inglese Lady Anna Miller, una delle scrittrici più acute tra le tante che viaggiavano in Italia e in Europa nella seconda metà del secolo XVIII, si ritrova un’analisi assai accurata delle più note collezioni d’arte italiane. Tale analisi si inserisce, evidentemente, nello sforzo di istruire un discorso sull’arte aggiornato e credibile per un pubblico ampio e il suo lessico è mutuato direttamente da The Analysis of Beauty di William Hogarth. Così, mentre il viaggio in Italia sollecitava da più di un decennio l’adesione di artisti e collezionisti al linguaggio classicista del grand goût, di cui Joshua Reynolds – grandtourist e acerrimo oppositore di Hogarth – era l’autorevole sostenitore, nelle Letters della Miller, invece, le nozioni di variety, intricacy, waving line of beauty e serpentine line of grace istruivano una sensibilità acuta, domestica e borghese, per gli oggetti comuni, antichi e moderni. Si trattava, d’altra parte, dell’esercizio su temi e modelli familiari, considerato, da un lato, il discreto successo editoriale del trattato di Hogarth – che, dal 1753, aveva avuto numerose edizioni successive, e, dall’altro, l’interesse costante per Hogarth di Horace Walpole, collezionista e compilatore del primo catalogo delle stampe dell’artista, e mentore della Miller.
Percorsi dei sensi e contemporaneità dell'antico. William Hogarth nelle Letters from Italy di Anna Miller
TROTTA, Antonella
2009-01-01
Abstract
Nelle Letters from Italy (1776), l’inglese Lady Anna Miller, una delle scrittrici più acute tra le tante che viaggiavano in Italia e in Europa nella seconda metà del secolo XVIII, si ritrova un’analisi assai accurata delle più note collezioni d’arte italiane. Tale analisi si inserisce, evidentemente, nello sforzo di istruire un discorso sull’arte aggiornato e credibile per un pubblico ampio e il suo lessico è mutuato direttamente da The Analysis of Beauty di William Hogarth. Così, mentre il viaggio in Italia sollecitava da più di un decennio l’adesione di artisti e collezionisti al linguaggio classicista del grand goût, di cui Joshua Reynolds – grandtourist e acerrimo oppositore di Hogarth – era l’autorevole sostenitore, nelle Letters della Miller, invece, le nozioni di variety, intricacy, waving line of beauty e serpentine line of grace istruivano una sensibilità acuta, domestica e borghese, per gli oggetti comuni, antichi e moderni. Si trattava, d’altra parte, dell’esercizio su temi e modelli familiari, considerato, da un lato, il discreto successo editoriale del trattato di Hogarth – che, dal 1753, aveva avuto numerose edizioni successive, e, dall’altro, l’interesse costante per Hogarth di Horace Walpole, collezionista e compilatore del primo catalogo delle stampe dell’artista, e mentore della Miller.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.