"Hypertext radically changes the experiences that reading, writing and text signify" - Landow in questa sua affermazione tratta da Hypertext 2.0 sottolinea come l’ipertesto riconfiguri radicalmente l’esperienza della scrittura, della lettura e del testo stesso. Il problema, che verrà affrontato in questo contributo, è se l’ipertesto, in quanto testo elettronico, cambi radicalmente anche la traduzione, considerata nelle sue accezioni di processo ma allo stesso tempo di prodotto finale di tale processo, nonché il ruolo e le competenze del traduttore, riprendendo alcune riflessioni di carattere teorico e descrittivo sollevate da chi scrive nel corso degli anni relativamente alla relazione fra traduzione e l’uso delle tecnologie digitali. Questa riflessione sulla traduzione degli ipertesti letterari prende l’avvio da un contributo presentato insieme alla collega Clara Montella al Convegno TILS (Macerata 2008) dal titolo "La traduzione del senso ipertestuale: tra teoria e pratica” e da un ulteriore contributo presentato durante le Giornate di Studio Traduttori e traduzioni nuove sfide della mediazione culturale (Università degli Studi L’“Orientale” - maggio 2008) dal titolo “Patchwork girl: esperienza di traduzione di un ipertesto letterario”. In entrambi i casi, sono state affrontate le problematiche connesse alla natura ed al carattere della traduzione di testi in forma digitale, a partire dalle traduzioni di testi prodotti dai sistemi di traduzione automatica fino ad arrivare alla traduzione di ipertesti di carattere letterario. L’ipotesi di partenza è che la particolare modalità digitale di organizzazione del testo non può non avere delle conseguenze sulle strategie di comprensione, interpretazione e quindi di traduzione di un testo. La particolare forma diamesica di questa tipologia di testi, determinata dalla particolare natura semiotica del canale e dalla specifica natura situazionale della comunicazione, condiziona fortemente le modalità d’interazione tra emittente, testo e destinatario. Se tale aspetto è stato ampiamente trattato nell’ambito della critica letteraria, lo stesso non si può dire delle sue implicazioni rispetto alla traduzione, ed in particolare della traduzione letteraria. A proposito della traduzione di testi digitali, Gambier ha recentemente sottolineato come gli studi sulla traduzione e gli stessi traduttori siano ancora ancorati ad una visione lineare del testo, mentre in realtà l’uso delle tecnologie ha rivoluzionato il concetto di testo in generale, e nello specifico il concetto di testo originale. L’uso del testo digitale, ipertestuale ha, infatti, modificato, secondo il teorico della traduzione, alcuni aspetti fondamentali del testo come ad esempio le categorie del discorso (lettere, giornali, riviste, …), i confini tra dati digitali e documenti, le condizioni e le possibilità d’intertestualità e i rapporti tra sistemi semiotici. La tecnologia non è quindi un mezzo neutrale per la comunicazione, bensì influisce in modo determinante sulla natura e sui contenuti della comunicazione, che diventa immateriale e complessa allo stesso tempo. In questo contributo si cercherà di approfondire alcuni di questi aspetti concernenti la traduzione di opere letterarie eminentemente elettroniche, in base alla mia esperienza di traduzione dall’inglese all’italiano dell’ipertesto letterario Patchwork girl di Shelley Jackson, volendo così concorrere alla discussione teorica rispetto ad una pratica traduttiva, la traduzione multimediale, in continua espansione e rapidissima trasformazione.

"Patchwork girl di Shelley Jackson: esperienza di traduzione di un ipertesto letterario"

MONTI, JOHANNA
2011-01-01

Abstract

"Hypertext radically changes the experiences that reading, writing and text signify" - Landow in questa sua affermazione tratta da Hypertext 2.0 sottolinea come l’ipertesto riconfiguri radicalmente l’esperienza della scrittura, della lettura e del testo stesso. Il problema, che verrà affrontato in questo contributo, è se l’ipertesto, in quanto testo elettronico, cambi radicalmente anche la traduzione, considerata nelle sue accezioni di processo ma allo stesso tempo di prodotto finale di tale processo, nonché il ruolo e le competenze del traduttore, riprendendo alcune riflessioni di carattere teorico e descrittivo sollevate da chi scrive nel corso degli anni relativamente alla relazione fra traduzione e l’uso delle tecnologie digitali. Questa riflessione sulla traduzione degli ipertesti letterari prende l’avvio da un contributo presentato insieme alla collega Clara Montella al Convegno TILS (Macerata 2008) dal titolo "La traduzione del senso ipertestuale: tra teoria e pratica” e da un ulteriore contributo presentato durante le Giornate di Studio Traduttori e traduzioni nuove sfide della mediazione culturale (Università degli Studi L’“Orientale” - maggio 2008) dal titolo “Patchwork girl: esperienza di traduzione di un ipertesto letterario”. In entrambi i casi, sono state affrontate le problematiche connesse alla natura ed al carattere della traduzione di testi in forma digitale, a partire dalle traduzioni di testi prodotti dai sistemi di traduzione automatica fino ad arrivare alla traduzione di ipertesti di carattere letterario. L’ipotesi di partenza è che la particolare modalità digitale di organizzazione del testo non può non avere delle conseguenze sulle strategie di comprensione, interpretazione e quindi di traduzione di un testo. La particolare forma diamesica di questa tipologia di testi, determinata dalla particolare natura semiotica del canale e dalla specifica natura situazionale della comunicazione, condiziona fortemente le modalità d’interazione tra emittente, testo e destinatario. Se tale aspetto è stato ampiamente trattato nell’ambito della critica letteraria, lo stesso non si può dire delle sue implicazioni rispetto alla traduzione, ed in particolare della traduzione letteraria. A proposito della traduzione di testi digitali, Gambier ha recentemente sottolineato come gli studi sulla traduzione e gli stessi traduttori siano ancora ancorati ad una visione lineare del testo, mentre in realtà l’uso delle tecnologie ha rivoluzionato il concetto di testo in generale, e nello specifico il concetto di testo originale. L’uso del testo digitale, ipertestuale ha, infatti, modificato, secondo il teorico della traduzione, alcuni aspetti fondamentali del testo come ad esempio le categorie del discorso (lettere, giornali, riviste, …), i confini tra dati digitali e documenti, le condizioni e le possibilità d’intertestualità e i rapporti tra sistemi semiotici. La tecnologia non è quindi un mezzo neutrale per la comunicazione, bensì influisce in modo determinante sulla natura e sui contenuti della comunicazione, che diventa immateriale e complessa allo stesso tempo. In questo contributo si cercherà di approfondire alcuni di questi aspetti concernenti la traduzione di opere letterarie eminentemente elettroniche, in base alla mia esperienza di traduzione dall’inglese all’italiano dell’ipertesto letterario Patchwork girl di Shelley Jackson, volendo così concorrere alla discussione teorica rispetto ad una pratica traduttiva, la traduzione multimediale, in continua espansione e rapidissima trasformazione.
2011
9788820742751
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/2700706
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