Il teatro napoletano degli anni Cinquanta si presenta come un momento tanto interessante quanto contraddittorio. Un’articolata compagine di generi rappresentativi, sale, attori, testi drammatici, definisce un orizzonte che assiste al tramonto di grandi stagioni e all’alba silente di nuove istanze. Mentre l’amministrazione comunale di Achille Lauro controlla e indirizza con decisione lo spettacolo cittadino verso forme oleografiche e rassicuranti, espressioni significative della scena partenopea sfuggono alla volontà normalizzatrice del sindaco tanto sotto il profilo drammaturgico quanto in ambito strettamente attoriale. Innanzitutto il genio drammaturgico e la volontà imprenditoriale di Eduardo De Filippo conducono nel 1954 all’apertura del teatro San Ferdinando (con la formazione della compagnia La Scarpettiana) che, oltre ad essere il palcoscenico di Eduardo, ospita importanti compagnie italiane e straniere. Nondimeno generi come l’avanspettacolo, la rivista e la sceneggiata, nella strenua attività di sopravvivenza post bellica, rivendicano un’autorialità recitativa su quella testuale coltivando l’ultima generazione di attori formatisi alla grande scuola del varietà napoletano. Completano il decennio fughe intellettuali della cultura partenopea che si presentano come espressioni inedite per particolarità di temi e di stile: Gennaro Pistilli e, sulla fine del decennio, Giuseppe Patroni Griffi, anomalie teatrali costrette a emigrare oltre i confini campani ma che conservano, malgrado tutto, una indelebile cifra di identificazione culturale.

Teatro del testo e teatro dell'attore a Napoli negli anni Cinquanta

SAPIENZA, Annamaria
2010-01-01

Abstract

Il teatro napoletano degli anni Cinquanta si presenta come un momento tanto interessante quanto contraddittorio. Un’articolata compagine di generi rappresentativi, sale, attori, testi drammatici, definisce un orizzonte che assiste al tramonto di grandi stagioni e all’alba silente di nuove istanze. Mentre l’amministrazione comunale di Achille Lauro controlla e indirizza con decisione lo spettacolo cittadino verso forme oleografiche e rassicuranti, espressioni significative della scena partenopea sfuggono alla volontà normalizzatrice del sindaco tanto sotto il profilo drammaturgico quanto in ambito strettamente attoriale. Innanzitutto il genio drammaturgico e la volontà imprenditoriale di Eduardo De Filippo conducono nel 1954 all’apertura del teatro San Ferdinando (con la formazione della compagnia La Scarpettiana) che, oltre ad essere il palcoscenico di Eduardo, ospita importanti compagnie italiane e straniere. Nondimeno generi come l’avanspettacolo, la rivista e la sceneggiata, nella strenua attività di sopravvivenza post bellica, rivendicano un’autorialità recitativa su quella testuale coltivando l’ultima generazione di attori formatisi alla grande scuola del varietà napoletano. Completano il decennio fughe intellettuali della cultura partenopea che si presentano come espressioni inedite per particolarità di temi e di stile: Gennaro Pistilli e, sulla fine del decennio, Giuseppe Patroni Griffi, anomalie teatrali costrette a emigrare oltre i confini campani ma che conservano, malgrado tutto, una indelebile cifra di identificazione culturale.
2010
9788820750527
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