L’economia del dono («gift economy») si contrappone all’economia di mercato o economia mercantile in quanto si basa sul valore d’uso degli oggetti piuttosto che sul valore di scambio o valore commerciale. Se lo scambio è un rapporto tra due soggetti possessori di un bene, i quali contrattano e si accordano su un dare-avere reciproco, attraverso cui i rispettivi oggetti passano di mano, il dono è invece uno scambio reciproco con alcune caratteristiche non scritte, ma ben definite: l'obbligo di dare, l'obbligo di ricevere, l'obbligo di restituire, talvolta, più di quanto si è ricevuto. Analizzare in chiave diacronica il passaggio (ma talvolta anche la compresenza) di queste due forme di rapporti economici può rappresentare un utile punto di partenza per disegnare gli scenari evolutivi della nostra economia capitalista, la quale è evidentemente path-dependent, ovvero il prodotto di una millenaria evoluzione storica. A tal fine, nel dominio della ricerca abbiamo fatto esplicito riferimento al paradigma teorico dell’«economia civile», disciplina a più dimensioni, che, occupandosi di un particolare tipo di beni (i cosiddetti «beni relazionali»), attesta la fecondità del principio di reciprocità. A proposito dei «beni relazionali», c’è da dire che le società capitalistiche avanzate si trovano oggi a fare i conti con un problema di inadeguata fornitura di tali beni (government failure), tenendo anche conto che la loro generazione non può avvenire né secondo le regole di produzione dei beni privati né secondo le modalità di fornitura dei beni pubblici. È emersa così, dalla dinamica naturale dei fatti, la necessità di far leva, operativamente, per la produzione di questa tipologia di beni, sull’azione di soggetti di offerta ad hoc, come le organizzazioni non profit, nella misura in cui la relazionalità e la reciprocità costituiscono l’output specifico di tali organizzazioni. Di qui l’adozione, proprio in riferimento alle organizzazioni del «Terzo Settore», dell’espressione di «economia civile»: «economia» perché ci troviamo di fronte a organizzazioni che comunque producono beni (i «beni relazionali»); «civile» perché il principio regolativo di tali organizzazioni è quello che cementa la società civile, ovvero il principio di gratuità e di reciprocità.

La Gift Economy: storia e collegamento con il non profit

SANTILLO, Marco
2011-01-01

Abstract

L’economia del dono («gift economy») si contrappone all’economia di mercato o economia mercantile in quanto si basa sul valore d’uso degli oggetti piuttosto che sul valore di scambio o valore commerciale. Se lo scambio è un rapporto tra due soggetti possessori di un bene, i quali contrattano e si accordano su un dare-avere reciproco, attraverso cui i rispettivi oggetti passano di mano, il dono è invece uno scambio reciproco con alcune caratteristiche non scritte, ma ben definite: l'obbligo di dare, l'obbligo di ricevere, l'obbligo di restituire, talvolta, più di quanto si è ricevuto. Analizzare in chiave diacronica il passaggio (ma talvolta anche la compresenza) di queste due forme di rapporti economici può rappresentare un utile punto di partenza per disegnare gli scenari evolutivi della nostra economia capitalista, la quale è evidentemente path-dependent, ovvero il prodotto di una millenaria evoluzione storica. A tal fine, nel dominio della ricerca abbiamo fatto esplicito riferimento al paradigma teorico dell’«economia civile», disciplina a più dimensioni, che, occupandosi di un particolare tipo di beni (i cosiddetti «beni relazionali»), attesta la fecondità del principio di reciprocità. A proposito dei «beni relazionali», c’è da dire che le società capitalistiche avanzate si trovano oggi a fare i conti con un problema di inadeguata fornitura di tali beni (government failure), tenendo anche conto che la loro generazione non può avvenire né secondo le regole di produzione dei beni privati né secondo le modalità di fornitura dei beni pubblici. È emersa così, dalla dinamica naturale dei fatti, la necessità di far leva, operativamente, per la produzione di questa tipologia di beni, sull’azione di soggetti di offerta ad hoc, come le organizzazioni non profit, nella misura in cui la relazionalità e la reciprocità costituiscono l’output specifico di tali organizzazioni. Di qui l’adozione, proprio in riferimento alle organizzazioni del «Terzo Settore», dell’espressione di «economia civile»: «economia» perché ci troviamo di fronte a organizzazioni che comunque producono beni (i «beni relazionali»); «civile» perché il principio regolativo di tali organizzazioni è quello che cementa la società civile, ovvero il principio di gratuità e di reciprocità.
2011
9788887479379
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/3035935
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