In “Anatomy of Criticism” Northrop Frye individua nel ritorno al mito una tendenza precipua della narrativa moderna, segnata da un progressivo evolvere della modalità realistica o basso-mimetica verso il modo ironico, a sua volta destinato a manifestare una tensione costante verso una problematica attualizzazione del mito. Il macrotesto conradiano si situa, secondo Frye, a pieno titolo all’interno di questa tendenza e ne costituisce uno degli esempi più significativi. In esso la definitiva messa in discussione dell’ambizione alla piena rappresentabilità del reale su cui si fondava la tradizione del realismo vittoriano produce un costante slittamento dell’istanza mimetico-realistica verso il modo ironico; d’altro canto la presenza di una dimensione mitico-archetipica è un tratto caratterizzante della narrativa conradiana, in riferimento alla quale lo stesso Eliot utilizzò la definizione di “metodo mitico” introdotta nel celebre saggio su Joyce. Dalla coesistenza di questa duplice istanza mimetico-ironica, da una parte, e mitico-archetipica, dall’altra, scaturisce il peculiare statuto di tanti eroi conradiani la cui caratterizzazione, se da un lato risponde ai canoni della convenzione ironico-realistica, dall’altro sembra continuamente eccederli per lasciar emergere tratti fortemente stilizzati modellati su una serie di figure o personaggi archetipici che attingono all’intera tradizione letteraria occidentale. Alla luce di queste considerazioni, il mio intervento si propone di analizzare le modalità attraverso cui la figura di Caino e la sua vicenda di colpa ed espiazione, introdotte nel quarto libro della Genesi, costituiscono uno dei possibili modelli mitico archetipici intorno ai quali i due romanzi “An Outcast of the Islands” e “Lord Jim” articolano il proprio intreccio e costruiscono le fisionomie dei rispettivi protagonisti, Peter Willems e Lord Jim. Erranza ed esclusione sono le dimensioni che definiscono il destino di Caino e sono anche i poli entro cui, seppure con una diversa accentuazione, si muove la vicenda di questi due moderni antieroi, di questi due “reietti”. A definire la caratterizzazione dei due personaggi è un processo di rivisitazione, riscrittura, declassamento, frantumazione dell’assoluto archetipico nella rivelazione realistica delle loro debolezze e incongruenze, processo che si configura come vero e proprio depotenziamento dello statuto dell’eroe. Se in Willems tale processo lascia emergere una figura a tratti addirittura clownesca, in Lord Jim, al contrario, esso non produce effetti di degradazione grottesca ma dà luogo a un personaggio con tratti di normalità, di medietà, con cui è possibile solidarizzare. Convenzione ironico-realistica e dimensione mitico-archetipica si implicano reciprocamente nella costruzione di questi personaggi e ne definiscono la peculiare fisionomia, tutta giocata sulla costante tensione fra stilizzazione e istanza mimetica.

"'The Brand of Cain": la figura del reietto in due testi conradiani

LOPS, Marina
2008-01-01

Abstract

In “Anatomy of Criticism” Northrop Frye individua nel ritorno al mito una tendenza precipua della narrativa moderna, segnata da un progressivo evolvere della modalità realistica o basso-mimetica verso il modo ironico, a sua volta destinato a manifestare una tensione costante verso una problematica attualizzazione del mito. Il macrotesto conradiano si situa, secondo Frye, a pieno titolo all’interno di questa tendenza e ne costituisce uno degli esempi più significativi. In esso la definitiva messa in discussione dell’ambizione alla piena rappresentabilità del reale su cui si fondava la tradizione del realismo vittoriano produce un costante slittamento dell’istanza mimetico-realistica verso il modo ironico; d’altro canto la presenza di una dimensione mitico-archetipica è un tratto caratterizzante della narrativa conradiana, in riferimento alla quale lo stesso Eliot utilizzò la definizione di “metodo mitico” introdotta nel celebre saggio su Joyce. Dalla coesistenza di questa duplice istanza mimetico-ironica, da una parte, e mitico-archetipica, dall’altra, scaturisce il peculiare statuto di tanti eroi conradiani la cui caratterizzazione, se da un lato risponde ai canoni della convenzione ironico-realistica, dall’altro sembra continuamente eccederli per lasciar emergere tratti fortemente stilizzati modellati su una serie di figure o personaggi archetipici che attingono all’intera tradizione letteraria occidentale. Alla luce di queste considerazioni, il mio intervento si propone di analizzare le modalità attraverso cui la figura di Caino e la sua vicenda di colpa ed espiazione, introdotte nel quarto libro della Genesi, costituiscono uno dei possibili modelli mitico archetipici intorno ai quali i due romanzi “An Outcast of the Islands” e “Lord Jim” articolano il proprio intreccio e costruiscono le fisionomie dei rispettivi protagonisti, Peter Willems e Lord Jim. Erranza ed esclusione sono le dimensioni che definiscono il destino di Caino e sono anche i poli entro cui, seppure con una diversa accentuazione, si muove la vicenda di questi due moderni antieroi, di questi due “reietti”. A definire la caratterizzazione dei due personaggi è un processo di rivisitazione, riscrittura, declassamento, frantumazione dell’assoluto archetipico nella rivelazione realistica delle loro debolezze e incongruenze, processo che si configura come vero e proprio depotenziamento dello statuto dell’eroe. Se in Willems tale processo lascia emergere una figura a tratti addirittura clownesca, in Lord Jim, al contrario, esso non produce effetti di degradazione grottesca ma dà luogo a un personaggio con tratti di normalità, di medietà, con cui è possibile solidarizzare. Convenzione ironico-realistica e dimensione mitico-archetipica si implicano reciprocamente nella costruzione di questi personaggi e ne definiscono la peculiare fisionomia, tutta giocata sulla costante tensione fra stilizzazione e istanza mimetica.
2008
9788862740449
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/3040693
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