Da Cic. ad fam. 7.20 si evince la familiarità del rapporto tra M. Tullio Cicerone e C. Trebazio Testa autorevole giurista protagonista nel consilium di Cesare, poi di Augusto. L’Arpinate consiglia Trebazio a non liberarsi dei suoi possedimenti a Velia. L’epistula prova una differente concezione del ricorso all’investimento agrario da parte del ceto equestre denunziando come, al progetto degli ‘opulenti homines ac copiosi’, si affiancano i motivi ideologici dei ‘boni omnes’ categoria di cavalieri da sempre radicata alla terra. La formula composita di aggregazione del ceto equestre fa affidamento in questo connubio tra plutocrazia finanziaria e possidenti urbani italici: emerge una nuova compagine economico-politica che si propone quale polo mediano così da spingere per l’esautoramento degli obsoleti meccanismi istituzionali repubblicani.
Inquietudini di Trebazio Testa cavaliere
D'ORTA, Maurizio
1984-01-01
Abstract
Da Cic. ad fam. 7.20 si evince la familiarità del rapporto tra M. Tullio Cicerone e C. Trebazio Testa autorevole giurista protagonista nel consilium di Cesare, poi di Augusto. L’Arpinate consiglia Trebazio a non liberarsi dei suoi possedimenti a Velia. L’epistula prova una differente concezione del ricorso all’investimento agrario da parte del ceto equestre denunziando come, al progetto degli ‘opulenti homines ac copiosi’, si affiancano i motivi ideologici dei ‘boni omnes’ categoria di cavalieri da sempre radicata alla terra. La formula composita di aggregazione del ceto equestre fa affidamento in questo connubio tra plutocrazia finanziaria e possidenti urbani italici: emerge una nuova compagine economico-politica che si propone quale polo mediano così da spingere per l’esautoramento degli obsoleti meccanismi istituzionali repubblicani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.